Con questo volume l’autore ha voluto completare la rassegna delle principali manifestazioni del pensiero filosofico degli ultimi settant’anni (il libro è datato 1933). In appendice due articoli sulla figura di Sigmund Freud.

Dall’incipit del libro:

Più di trent’anni fa, in un libro su la La filosofia contemporanea, io cercai di tracciare un quadro delle principali correnti filosofiche che si eran venute delineando nel pensiero europeo durante la seconda metà del secolo scorso e il primo decennio del nostro. Poiché in questo frattempo la carta topografica dell’Europa intellettuale si è sensibilmente mutata, io mi propongo ora di aggiornare il mio quadro con una rassegna della produzione filosofica più recente. Ma, a differenza dal precedente lavoro, cercherò questa volta di trascurare quelle manifestazioni mentali che rientrano soltanto nei quadri professionali e accademici della filosofia, volendomi curare, piuttosto che della compiutezza del disegno, dell’effettivo interesse di qualche particolare.
La filosofia inglese è quella che, dal 1912 ad oggi, presenta un più radicale mutamento di fisonomia. Allora, l’indirizzo dominante era l’idealismo che, da Coleridge a Carlyle, a Stirling, a Green, a McTaggart, a Caird, a Bradley, aveva formato, attraverso tutto il secolo XIX, una solida e ininterrotta tradizione. Pur avendo le sue origini nel romanticismo tedesco, esso era riuscito ad acclimatarsi in Inghilterra ed a trarre dal proprio fondo accenti propri ed originali. E, come tutto ciò che ha una sua ragione essenziale di vita, esso aveva esercitato influssi durevoli anche sulle altre manifestazioni dell’attività spirituale: aveva permeato l’arte, la religione, la storia, e s’era anche imposto alla considerazione degl’indirizzi mentali antagonistici: basti qui ricordare che l’empirista John Stuart Mill, in un momento decisivo del suo sviluppo mentale, aveva sentito il bisogno di rinfrescare, a quella fonte, l’arido benthamismo istillatogli dall’educazione paterna.

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