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Solo dopo la morte della moglie, Mario Mangini – marito di Maria Scarpetta – diede alle stampe questa biografia atipica del grande attore e commediografo napoletano Eduardo Scarpetta, padre dell’autrice. L’arrivo al successo del padre è visto attraverso gli occhi della bambina filtrato dai ricordi d’infanzia.
La costruzione del rapporto affettuoso e tenero – anche se rigidamente patriarcale – tra padre e figlia e il passaggio attraverso alcuni episodi-chiave, forse più per la conquistata fetta di autonomia della figlia che per la vita del padre, culmina con la narrazione del processo per la messa in scena di Il figlio di Jorio e l’accusa di contraffazione.
Maria rivela – raccontando del suo fortuito incontro con il figlio di D’Annunzio – come il clamoroso e notissimo fatto non fu per nulla voluto da D’Annunzio ma dal neo presidente della SIAE Marco Praga. Di quel ridicolo processo rimane memorabile la formidabile autodifesa di Scarpetta, riportata integralmente nel testo. Interessantissima anche la descrizione della battaglia, solo contro tutti, di Eduardo Scarpetta sul tema del teatro dialettale. Al grandioso funerale brillava l’assenza della rappresentanza del governo centrale. “Ma come poteva accadere che un governo, insensibile all’umorismo, alla risata e alla gioia di vivere, sentisse il bisogno di onorare un artista, creatore della risata che è libertà?” La risata come strumento di libertà non è nuova, c’è chi la fa risalire fino a Bakunin, chissà se Maria ne era consapevole…
Sinossi a cura di Paolo Alberti
Dall’incipit del libro:
E don Felice Sciosciammocca, mio padre, si avviava verso il fragore, il mare di risate che lo attendeva, dopo aver baciato una piccola fronte bruciante di febbre.
Si avviava col cuore in tumulto per l’angoscia di lasciare la sua Maria, la sua bambina ammalata, per correre alla luce della ribalta e portarvi la gaiezza. Poi tornava dopo lo spettacolo, sedeva al suo tavolo, apriva il suo diario, quel diario fatto apposta per raccontarvi le pene, le agitazioni di un padre che della sua creatura fa il suo idolo, il suo solo pensiero, la sua sola ragione di vivere, e vi passava la notte coprendo i fogli dei suoi caratteri fermi e forti. Un colpetto di tosse infantile, ed eccolo correre a quel lettuccio, chinarvi il volto inquieto, spiare ogni gesto, ogni respiro della piccola malata ed andare, infine, a letto, all’alba, stanco, sfinito, per dormirvi qualche ora di un sonno pesante ed agitato.
In quel diario egli parlava della sua Maria, ed oggi quel diario parla di lui alla sua figliuola, che, sfogliando le pagine un poco ingiallite, vi ritrova quegli occhi che sapevano fissarsi così amorosamente nei suoi. E nelle date, negli avvenimenti, ritrova persone e cose sperdute nel tempo, che da quelle righe balzano fuori vive e palpitanti come allora.
Scarica gratis: Felice Sciosciammocca mio padre di Maria Scarpetta.