Questo romanzo, che rappresenta il seguito de Il mio cadavere, già presente su Liber Liber, fu pubblicato nel 1852-53 a puntate sulla rivista “L’Omnibus”; il volume da cui è stata tratta questa edizione digitale è del 1893.

In questa opera, l’azione ruota intorno ai figli illegittimi del baronetto Brighton. Questi, morendo (nel precedente romanzo) ha lasciato la sua immensa fortuna alle cure del fedele Maurizio Berkley, con l’impegno di sostenere economicamente i figli. Tra i figli c’è Lucia Fritzheim, moglie del ricco banchiere scozzese Eduardo Horms; la giovane scultrice italiana Luigia Aldinelli, fidanzata col pittore Ugo Ferraretti; e il francese Federico Lennois, figlio della contadina Zenaide, che fu nutrice per la nobile famiglia d’Orbeil.

Federico, maltrattato durante tutta l’infanzia dalla madre e da altri nobili fanciulli dei dintorni, sviluppa un profondo desiderio di vendetta e si allontana dal paese, finendo in carcere a Parigi. Varie vicissitudini lo portano a scoprire di essere portato per la pittura, e ad approdare a Pisa, ove diventa amico del Ferraretti, artista ancora sconosciuto, ormai ammalato e prossimo alla morte. Federico si impadronisce di uno splendido quadro, La Preghiera, dipinto da Ferraretti, che ritrae la Aldinelli; torna quindi in Francia e fa credere di essere l’autore del dipinto, che vince un premio, e lo vende per una grossa somma a Horms. Diverse vicende si intrecciano alla vendetta di Federico, che sembra inizialmente avere successo, ma viene infine smascherata dall’arrivo della Aldinelli, che aveva fatto una maschera funebre con le fattezze del defunto pittore. Di fronte a questa maschera, Lennois impazzisce e viene rinchiuso in manicomio. Ma qui incontra Zenaide, che alla sua vista rinsavisce e confessa altri misteri collegati alla vita dei d’Orbeil e di Lennois.

Come ogni romanzo d’appendice, anche questo intreccia numerosi fili e personaggi a quelli principali, e si conclude con un happy ending finale che riunisce tutte le storie rimaste aperte fin dal romanzo Il mio cadavere.

L’ambientazione di questo romanzo, fra Parigi e Pisa, si distacca da quella prediletta dall’autore, napoletano, che tante sue opere ha ambientato in Campania. Di Napoli però anche in questo libro diversi personaggi parlano con entusiasmo, ad esempio Federico Lennois la descrive con queste parole (cap. VI pag. 73):

«Città incantevole, paradiso del mondo! Sotto quel cielo posi per poco in obblio le mie sventure. Ivi soltanto io sono stato meno infelice. Quando la sera io traeva a passeggiare su la riviera di Mergellina, e fissava i miei sguardi su quell’anfiteatro di colline su cui la luna gittava le sue onde di candidissima luce: quando nel silenzio della sera, venivano a colpir le mie orecchie i canti dei marinai che sposavano le loro malinconiche melodie al mormorio della spiaggia, la quale sembrava raccogliere nel suo grembo acque di argento: quanto, in sull’alba, schiudendo il balconcino della mia terrazza a Mergellina, una luce purissima, un’aura ricca di odori inebbrianti mi circondavano allargando i miei polmoni e tutta l’anima mia; oh… in quei momenti io era felice, ne saprei dirvi quel che sentiva il cuore!…»

Sinossi a cura di Gabriella Dodero

Dall’incipit del libro:

Due creature, al pari gentili, al pari avvenenti, vestite con la studiata semplicità de’ villeggianti parigini, erano sedute all’ombra d’un gran tiglio, in un amenissimo parco, nelle circostanze d’Auteuil, presso Parigi.
Queste due creature, di cui la mano dell’una riposava mollemente in quella dell’altra, erano fratello e sorella, Augusto e Isalina d’Orbeil.
Comechè belli entrambi, i loro volti nondimeno erano al tutto differenti nel carattere e nell’espressione. Quello di Augusto, giovine di 24 anni all’incirca, era una copia perfetta di tutt’i belli e insipidi volti inglesi: lungo, biondo, spelato, occhi cerulei, naso affilato, fronte spaziosa e intelligente. Di botto si scorgea nelle sembianze di questo giovine una placidezza di temperamento, non soggetto ad alterarsi che nel caso di offese al suo infiammabile amor proprio: poco loquace, poco espansivo, il più lieve dolore fisico spremea lagrime da quel debil corpo, cui la più delicata e gentilesca educazione avea renduto vie più molle e insofferente. Il cuore di Augusto benchè rigonfio di alterigia, era proclive ad ogni gentil sentimento; ma la sua fibra non reggeva alla vista de’ mali e delle miserie umane: egli torceva con disgusto il guardo dagli accattoni e da’ mendici di strada, e non comprendea la vita senza gli agi e le ricchezze. Augusto era di quegli uomini pei quali la miseria è sempre un delitto, qualsivoglia ne sia la cagione.

Scarica gratis: Federico Lennois di Francesco Mastriani.