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Questo dramma fu scritto nel 1914; Joyce aveva appena terminato Dedalus e si accingeva a mettere mano a Ulisse. Fu pubblicato però solo nel 1918 a Londra e New York e rappresentato alla Schauspielhaus di Monaco il 7 agosto 1919. In Italia fu rappresentato la prima volta al Piccolo Teatro del Convegno di Milano nel 1930 con regia di Ferrieri e Picasso.
La traduzione era di Linati, la stessa che adesso riproponiamo in edizione elettronica. Come testo teatrale non ebbe mai troppa fortuna; rimane però un quadro significativo delle contraddizioni vissute da uno scrittore, Richard Rowan, nei suoi legami affettivi. Il titolo mette in evidenza il tema del ritorno in patria di un “figliol prodigo”, uno tra i tanti che, a cavallo del XIX e XX secolo, dà voce a una terra che cerca di sottrarsi al suo ruolo subalterno rispetto all’Inghilterra.
Richard torna in patria dopo anni di lontananza; legato all’Italia, non sente particolare desiderio di rimanere in patria, ma la sua complicata situazione sentimentale lo induce a prendere in considerazione proprio questa ipotesi, essendogli stata offerta la cattedra di letterature romanze. Dietro questa offerta c’è il desiderio di Robert, vecchio amico di Richard, di poter continuare a corteggiare Berta, la compagna di Richard che ha condiviso con lui il faticoso ambientamento in Italia. Robert non sa però che Berta racconta in modo particolareggiato a Richard tutte le fasi del suo corteggiamento. Questo conduce a un confronto aspro fra i due uomini, al termine del quale Robert decide di lasciare l’Irlanda per qualche settimana. In questo contesto emerge la figura di Beatrice Justine, cugina di Robert e di questo da sempre innamorata, ma che Richard vede come donna capace di comprendere i suoi turbamenti di intellettuale.
Joyce si era già cimentato nel teatro con l’opera giovanile Una brillante carriera; aveva avuto anche esperienze come critico studiando in particolare Ibsen, la cui influenza appare chiara in Esuli, in particolare in relazione ai personaggi femminili. Per ammissione dello stesso autore non è difficile scorgere in quest’opera il riecheggiare degli amori di altri due grandi irlandesi, Swift e Parnell. Come in Dedalus, appare chiara anche in Esuli l’ispirazione autobiografica: l’azione si svolge a Dublino nel 1912 che è l’anno dell’ultimo soggiorno di Joyce in Irlanda, e alcune vicende anticipano quelle che ritroveremo nell’Ulisse.
Sinossi a cura di Paolo Alberti
Dall’incipit del libro:
La stanza di soggiorno nella casa di Riccardo Rowan a Merrion, sobborgo di Dublino. Sul davanti, a destra, un caminetto con basso parafuoco. Sopra la mensola del camino uno specchio con cornice dorata. Dietro, verso il fondo, una porta a due battenti che conduce alla sala da pranzo e alla cucina. Nella parete di fondo, a destra, un piccolo uscio che dà nello studio. A sinistra di questo, una credenza e sopra di essa, appeso alla parete e incorniciato, il ritratto a carboncino di un giovane. Più in là, a sinistra, una porta a vetri che conduce in giardino. Nella parete di sinistra una finestra che dà sulla strada. Più avanti, nella stessa parete, una porta che dà accesso all’atrio e alla parte superiore della casa. Tra finestra e porta, piccola scrivania a ridosso del muro. Accanto, una sedia di vimini. Nel mezzo della stanza una tavola tonda con sedie intorno ricoperte di un panno verde sbiadito. A destra, sul davanti, un tavolino con servizio per fumatori; accanto ad esso una sedia a sdraio e un divano. Stuoie davanti al caminetto, al divano e alle porte. Pavimento di legno. La porta a vetri che dà sul giardino e l’altra a destra hanno portiere di trina, mezzo sollevate. Il vetro inferiore della finestra è rialzato, e sulla finestra pendono pesanti tende di velluto. La persiana esterna è calata fino al livello del vetro inferiore. È un caldo meriggio di giugno e la stanza è invasa da una molle luce che a poco a poco dilegua.
Scarica gratis: Esuli di James Joyce.