Pubblicate originariamente su giornali e rotocalchi dell’epoca come “Il secolo Illustrato” queste novelle vengono raccolte in volume nel 1934. Il filo rosso che le armonizza è rappresentato dalla sensibilità femminile e anche dalle sue incongruenze, partendo dalla bizzarra malignità di una quindicenne e snodandosi tra i desideri di una giovane vedova, i dolori per i tradimenti, gli struggimenti per gli amori perduti.Ma spesso si tratta di studentesse che studiano in indirizzi tradizionalmente riservati a soli uomini e che provano le professioni che negli anni ’30 prevalentemente solo a uomini erano riservate. Quasi sempre con l’ambientazione di una Genova anni ’30 ma perfettamente riconoscibile nei suoi angoli, dal ricco lungomare di corso Italia, al centro storico, alle colline di Murta o Fontanegli che l’autrice scrive come si pronuncia… e le parole liguri impreziosiscono, qua e là, la trama dei racconti sempre svolta con garbo e, forse, con quel tanto di riserbo che copre l’ispirazione spesso autobiografica, dal liceo svizzero, all’università a Genova, a quelle sette rose donate dal compagno di studi morto al fronte.
Sinossi a cura di Paolo Alberti
Dall’incipit del libro:
Qualcuno vorrà forse assolvermi in anticipo pensando ch’io avevo allora quindici anni.
Ma nessuno meglio di me sa come quella mia età adolescente fosse avvertita e scaltra: avvertita e scal-tra soprattutto per ogni cosa d’amore.
Perchè non c’era flirt in cui io non mettessi il naso nel momento più inopportuno, perchè non c’era il più lieve intrigo che mi sfuggisse, mi avevano appunto denominata, nel piccolo mondo balneario di Paraggi, il furetto.
Mi piaceva, sì, precisamente, furettare col mio musino aguzzo, coi miei verdi occhi fosforescenti, e sapevo al punto giusto balzare fra le coppie, afferrando con intuito maligno che era quello il momento buono per fare il terzo incomodo. Avevo un’arte speciale per non muovermi dalla panchina, sul campo di tennis, quando capivo che le due serie persone che fino allora avevano parlato del bel tempo, volevano dirsi qualcosa di molto diverso o giocare una tranquilla partita, con languidi rimandi e lunghe soste alla rete.
Ero meravigliosa di pazienza e di abilità e credo che mi detestassero.
Nessuno però poteva credere ch’io lo facessi proprio per una perversa gioia di far male e che nell’età in cui le fanciulle sognano ed hanno un diario cui affidano i primi aneliti verso l’amore, io mi divertissi invece, per una strana inversione, a rompere questi sogni, a distruggere queste trame che la divina pace di Paraggi, che l’incantevole mare di Portofino annodavano fra giovane cuore e giovane cuore.
Scarica gratis: Essere donna di Camilla Bisi.