Podcast: Apple Podcasts | RSS
Per festeggiare i 28 anni di Liber Liber un libro speciale. Grazie ai volontari del Progetto Griffo è online (disponibile per il download gratuito) l’ebook: Dràcula. L’uomo della notte di Bram Stoker. Ci piace segnalare anche la bellissima sinossi realizzata per noi da Paolo Alberti e le illustrazioni inviate da vari volontari, comprese alcune immagini realizzate tramite una “intelligenza artificiale”.
Sarebbe quasi superfluo scrivere una breve presentazione di questo classico del 1897 dal quale trae origine la feconda letteratura e l’altrettanto feconda cinematografia vampiresca. Come in ogni fase dello sviluppo della cultura umana anche in quel periodo si agitavano elementi di sfiducia nei confronti del “progresso” che cercavano di mettere in risalto come questo si riveli spesso nemico dell’uomo. Questa sfiducia è all’origine della fuga nell’irrazionale, nel misterico, nel grandguignolesco a livello letterario. Da qui scaturisce l’interesse molto diffuso verso personaggi più o meno fittizi, figure oscure, tra le quali quella di Dracula giganteggia da oltre 120 anni.
L’itinerario vampiresco aveva già avuto il suo inizio per opera di diversi autori che avevano dato inizio a un serrato girotondo attorno al diabolico personaggio. Da Le Fanu ‒ il cui Carmilla era stato letto sedici anni prima dal romanziere di Dublino e che esercitò su di lui un influsso notevole ‒ a Nodier, da Maturin a Polidori già avevamo visto tratteggiare in maniera avvincente questo personaggio che poi è risultato non essere neppure troppo di fantasia. Raymond McNally e Radu Florescu dedicarono una minuziosa ricostruzione storica al sanguinario e barbarico Vlad Tepes, governante valacco del quattrocento, passato alla storia come l’impalatore e alla leggenda popolare come Dracula, il demonio.
Ma sono inoltre numerosi i piccoli gioielli letterari che fin dagli inizi dell’ottocento hanno trattato della figura del vampiro, che esercitava un sicuro fascino su scrittori, musicisti, artisti. Le antologie sono innumerevoli, anche italiane, e aiutano a tracciare il dipanarsi di questo interesse per i vampiri che ha caratterizzato una parte della cultura occidentale del XIX e XX secolo.
Anche prima dell’Illuminismo l’interesse per i vampiri aveva lasciato il segno, e le sue origini sono certamente lontane: lo temevano già i babilonesi, ne parlano Eschilo, Omero, Orazio e Luciano. Nel medioevo era pratica abbastanza comune il piantare un punteruolo nel cuore dei cadaveri appartenuti a sospettati di vampirismo. Mérimée ci ricorda, nel suo geniale “falso” letterario La Guzla, il più celebre degli studi cattolici sul vampirismo ad opera di dom Augustine Calmet la cui traduzione italiana del 1756 ha il titolo Dissertazioni sopra le apparizioni de’ spiriti, e sopra i vampiri, o i redivivi d’Ungheria, di Moravia, ec. Dracula diventa però rapidamente, subito dopo la sua pubblicazione, il vampiro per antonomasia. Stoker certamente sapeva qualcosa del sanguinario Vlad Tepes, ma non aveva avuto il tempo, sempre pressato dalle necessità della famiglia, di studiare a fondo l’argomento. Scriveva nel tempo libero e con Dracula riuscì a far fruttare economicamente anche questo spazio che per lui era fondamentalmente di svago. E lo fece fruttare anche al di là della sua scomparsa (quest’anno sono 110 anni dalla sua morte); infatti la moglie Florence Balcombe ebbe subito ben chiaro come il romanzo del marito si configurasse ormai come un capolavoro immortale. A due anni dalla scomparsa del marito decise di pubblicare una raccolta di nove racconti tra i quali Dracula’s Guest; dobbiamo a Fabio Giovannini che è forse il più importante studioso italiano della letteratura di vampiri, l’edizione italiana di questi racconti.
Il reinventare l’azione nella Transilvania del diciottesimo secolo porta la narrazione all’interno di un assetto inconfondibilmente vittoriano. Il conte Dracula incarna il simbolo della solitudine del Male, attraverso la tristezza del personaggio, uomo di grande nobiltà ma prigioniero di una forza demoniaca occulta che lo costringe a seminare intorno a sé un vuoto terrorizzante. Diciamo subito che molte di queste caratteristiche vanno perdute nel cinema fin dal primo Nosferatu di Murnau ‒ il primo esempio vampirico nel cinema ispirato direttamente dal Dracula di Stoker ‒ dove l’alone intriso di romanticismo che caratterizza il personaggio di Dracula, così come lo pensò e lo raccontò Stoker, va perduto; Nosferatu è presentato come creatura repellente, rinsecchita e con dita adunche, ingobbita e con un cranio orrendamente lucido. La traccia narrativa resta però esteriormente quella del romanzo. Si sforza Christopher Lee di meglio interpretare la figura del vampiro stokeriano. Dice lui stesso: «Ho sempre cercato di portare in evidenza la solitudine del Male e soprattutto di dimostrare che, per quanto terribili fossero le sue azioni, il Conte Dracula era posseduto da una forza occulta che sfuggiva del tutto al suo controllo… […] Il Demonio, tenendo Dracula in suo potere, l’obbligava a commettere quegli orribili crimini perché aveva preso possesso del suo corpo da tempo immemorabile. E tuttavia la sua anima, pur sempre presente sotto l’involucro della carne, era immortale e non poteva in alcun modo essere distrutta. Dico questo per spiegare la grande tristezza che ho cercato di mettere nella mia interpretazione…»
Ma, nonostante il cinema abbia quasi monopolizzato l’immaginario in relazione a Dracula, il racconto di Stoker, che precede temporalmente le interpretazioni di Hollywood, ha una solida vita propria. La struttura narrativa che si svolge attraverso brani di diario, lettere, telegrammi, con alcuni articoli di giornale che forniscono all’insieme una significativa punta di ironia, ci presenta l’insieme dei personaggi principali attraverso le loro stesse parole, le loro percezioni reciproche. Persino Dracula stesso scrive una lettera… Nelle prime sezioni del libro Stoker lascia che un personaggio per volta sviluppi la trama per poi alternare le voci con ritmo più serrato. Il diario di Jonathan Harker sulle sue esperienze in Transilvania ci narra sì della bizzarra missione al castello di Dracula, ma anche del suo amore per la fidanzata Mina, e ci lascia presagire che proprio lei diverrà il fulcro delle intenzioni malvagie di Dracula. Passiamo poi alla corrispondenza tra Mina e la sua amica Lucy Westenra (anche il nome direi che non è scelto a caso e le assegna la missione di prima linea di difesa del mondo occidentale che sta per essere assalito dal misterioso “Oriente”). Mina non sa quello che noi lettori del diario di Jonathan sappiamo invece molto bene. Il diario di John Seward, corteggiatore di Lucy e paladino di un “sano” scetticismo scientifico conferisce agli avvenimenti una più solida concretezza. Seward per primo riconosce che Lucy ha qualcosa di più e di diverso da una normale malattia. Lettrici e lettori sono sempre un passo avanti rispetto ai personaggi che non hanno ancora realizzato la necessità di comunicare tra loro. Non sanno quindi cosa c’è in comune tra un castello in Transilvania e una nave che arriva in porto a Whitby, nello Yorkshire; tra un malato di mente a Londra e una giovane donna che riprecipita nel sonnambulismo. Quando i personaggi iniziano a conoscere ognuno le osservazioni degli altri dimostrano poi una grande capacità di deduzione, catalizzata dall’entrata in scena del dottor Abraham Van Helsing da Amsterdam. Stoker conferisce a questo personaggio il proprio nome di battesimo, e gli fa incarnare, tramite la sua provenienza, la potente tradizione scientifica (e prima ancora alchemica) olandese che risale al medioevo. L’Olanda è stata infatti teatro di alcune importanti scoperte scientifiche dell’Europa occidentale, compresa l’invenzione del microscopio, usato da Seward per esaminare il sangue di Lucy. Van Helsing può quindi portare a Londra non solo l’abilità scientifica e intellettuale del vecchio mondo ma anche la tranquillità delle credenze religiose di matrice protestante, tali perciò da non dover essere rigettate dagli inglesi. Van Helsing diventa quindi il fulcro della storia: l’aspetto fisico di Van Helsing è l’unico ad essere descritto minuziosamente, oltre a quello di Dracula stesso. La grande fronte a cupola del malvagio contro le protuberanze cerebrali sul cranio dello scienziato. L’Inghilterra vittoriana non si era ancora sottratta al fascino maniacale della frenologia, e le sporgenze del cranio di Van Helsing si prospettavano quindi particolarmente rassicuranti. In Van Helsing la sintesi tra scienza e fede produce una mente straordinariamente aperta. Infatti spiega al dubbioso Seward: «Non credete che ci sono cose che voi non potete capire e che tuttavia esistono? E che alcuni vedono cose che altri non possono? Ma ci sono cose antiche e nuove che non possono essere contemplate da occhi di uomini solo perché essi conoscono, o credono di conoscere, cose che altri hanno detto a loro. Ah, errore di nostra scienza è di pretendere di spiegare tutto! E se non spiega, allora dice che non c’è niente da spiegare.» (dalla traduzione di Flavio Santi). Van Helsing è personaggio di grande energia, umorismo, compassione, piange ride e scherza nel suo inglese comico ma estremamente eloquente. L’eroe intellettuale di Stoker è una figura avvincente almeno quanto l’oscuro vampiro a cui dà la caccia.
Si diceva più sopra dell’influenza che Carmilla di Le Fanu ebbe su Stoker: questa influenza è confermata dal fatto che la prima versione del romanzo non era ambientata in Transilvania ma in Stiria, stessa ambientazione appunto di Carmilla. Dobbiamo una analisi esaustiva degli appunti di Stoker in proposito a Robert Eighteen e Elizabeth Miller col loro lavoro Bram Stoker’s Notes for Dracula (Jefferson, 2008). Possiamo quindi dire che il mondo culturale dublinese di fine ottocento sia stato decisivo per proporre atmosfere inquietanti ed emozioni letterarie che ancora oggi possono provocare più di un sussulto anche nel lettore contemporaneo avvezzo alle atmosfere da incubo, ad esempio, del filone cyberpunk.
In Italia il mito popolare di Dracula inizia in pratica nel 1958 con la versione cinematografica di Terence Fisher. Pensiamo invece che il Royal Lyceum Theatre diretto da Henry Irving riduce Dracula ad azione teatrale il 18 maggio 1897, pochi giorni dopo l’uscita del romanzo e da quel momento le pièces teatrali si sono susseguite sempre con interpreti eccellenti, da Bela Lugosi a Terence Stamp, diretto quest’ultimo da Dennis Rosa, ma facendo tesoro dell’esperienza del Toby Dammit diretto da Fellini. In Italia la prima versione teatrale, a opera del Teatro dell’Elfo di Milano, è andata in scena il 29 novembre 1979. Questo spiega quindi perché si sia atteso fino al 1945 per avere la prima traduzione integrale del romanzo ad opera di Riccardo Selvi ed edita da Bocca. Sia la traduzione di Selvi che quella successiva di Remo Fedi sono molto buone; tralasciano però di provare a rendere in italiano il “particolare” inglese di Van Helsing, cosa che invece si sforza di fare Flavio Santi. La traduzione che presentiamo in questo e-book, a cento anni esatti di distanza dalla prima edizione ad opera di Sonzogno, è di Angelo Nessi, giornalista svizzero di Locarno, molto attivo nell’opera di valorizzazione dell’attività letteraria ticinese. La sua non è propriamente una traduzione, ma rappresenta la prima comparsa in Italia del romanzo di Stoker: Nessi taglia, riassume, condensa, ma cerca, raccontando Dracula, di mantenere vivo e il più possibile inalterato lo spirito e le intenzioni dell’autore, valorizzando, anche per il lettore contemporaneo, una storia piena di colore, di meraviglia, di tensione, virtù per le quali possiamo perdonare l’eventuale rozzezza o ingenuità di certi meccanismi resi in italiano in maniera un po’ primitiva.
Sinossi a cura di Paolo Alberti
- Si ringraziano i volontari di Wikisource che hanno collaborato alla digitalizzazione del testo utilizzato come base per la riuscita di questo ebook: https://it.wikisource.org/wiki/Dracula.
- Le illustrazioni sono di: Nunzio Brugaletta, Francesca Guerrieri, Giulia Mochi, Stefano Piacenti, Sergio Piludu, Francesco Antonio Tarantino. Altre illustrazioni sono state generate utilizzando Midjourney, https://www.midjourney.com.
Dall’incipit del libro:
Lasciato Monaco alle 8.55 di sera, il 1° maggio. Giunto a Vienna l’indomani, di buon mattino. Il treno aveva un’ora di ritardo. Budapest mi parve molto curiosa da quel che potei vederne stando in treno. Fatta una passeggiata breve attraverso la città. Ebbi l’impressione nitidissima di lasciare l’Occidente per entrare nell’Oriente. Il magnifico ponte gettato sul Danubio ricorda la dominazione turca.
Giunto a Klausenberg sul far della notte. Cenato all’Albergo Reale con un pollo alla pàprica, specie di pepe rosso, (pro memoria: ho chiesto la ricetta di questo piatto, per Mina). Il mio cattivo tedesco m’è utilissimo qui, non so come me la caverei altrimenti.
Prima di lasciar Londra, e poichè son chiamato da un nobile di questo paese, ho consultato al British Museum alcuni libri e carte sulla Transilvania.
Il distretto che il conte Dràcula abita confina con tre Stati: la Transilvania, la Moldavia e la Bucovia, in mezzo ai Carpazi, in uno degli angoli più selvaggi e meno conosciuti dell’Europa.
Non ho potuto esattamente riscontrare il castello Dracula ma so che Bistritz, la piccola località vicina, è abbastanza importante.
Secondo le mie note, la popolazione della Transilvania conta quattro nazionalità: i Sassoni nel Nord, alleati dei Valacchi; i Magiari nell’Ovest; e i Szekelys nell’Est e nel Nord. E io sono in procinto di frequentare questi ultimi; hanno la pretesa di discendere da Attila e dagli Unni. Hanno qui certe curiose superstizioni di cui chiederò al conte la spiegazione.
Scarica gratis: Dràcula, l’uomo della notte di Bram Stoker.