DOSSIER
Complesso memoriale di Jasenovac
Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino, XVIII Edizione
Fondazione Benetton Studi Ricerche,
Treviso 2007
Dall’INDICE:
– Atlantino geografico e storico di Jasenovac
– N. Mataušić, Il campo di concentramento di Jasenovac
– Ã. Mihovilović, J. Smreka, Sulla «lista delle singole vittime»
– B. Biskupić, […]soprattutto la verità
– N. Jovićić, Mai più
– H. Karge, Dalla «memoria congelata» allo scontro del ricordo: i monumenti commemorativi della seconda guerra mondiale nella Jugoslavia di Tito
– J. Wolschke-Bulmahn, I luoghi della memoria: ricerca di identità e disegno del paesaggio
– F. Achleitner, Jasenovac: un fiore per i morti
– Bogdan Bogdanovič. Breve nota sulla vita e sulle opera.
– B. Bogdanovič, Il labirinto nel labirinto e La rapina dei simboli
Motivazione della giuria
La giuria del Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino ha deciso all’unanimità di dedicare l’edizione 2007 a un vasto spazio aperto, appoggiato alla riva della Sava presso il villaggio di Jasenovac, in Croazia, fino al 1941 area di una fornace di mattoni, dal 1941 al 1945 campo di concentramentoe da allora sito memoriale, coacervo di segni, sedimenti, testimonianze, simboli che si sono stratificati nel tempo e ci aiutano ad affrontare la questione delle forme e delle vite di luoghi ai quali le comunità affidano il compito di mantenere e accumulare la memoria dei loro momenti più alti e più tragici.
La giuria si è a lungo interrogata sulla metamorfosi delle mentalità, sui processi antropologici attraverso i quali, a partire da una cronaca indicibile, la memoria di persone e di fatti possa entrare nella macina della lunga durata trasformandosi in un regesto ragionato fino a prendere la postura e lo spessore della storia. L’investigazione nel catalogo europeo spaventosamente vasto e la riflessione sui caratteri costitutivi di questi luoghi, lungi dal raggiungere certezze, ha messo almeno a fuoco l’importanza della elaborazione della memoria, la necessità di andare con tensione critica conoscitiva oltre la mera accumulazione di reperti, e infine l’opportunità e l’utilità di una sintesi progettuale. Jasenovac ci mostra in questa direzione come la salvaguardia e la valorizzazione della memoria possano trovare proprio nell’invenzione artistica un potente alleato. E come la memoria possa farsi essa stessa luogo.
Qui, all’inizio degli anni sessanta del Novecento è stato infatti compiuto, da un architetto serbo, «uomo di lettere», sindaco di Belgrado dal 1982 al 1986, oggi ottantacinquenne, Bogdan Bogdanovic, un gesto sorprendente di arte del paesaggio. Nell’assenza totale di reperti fisici della fornace e del campo di concentramento, eliminati già alla fine della guerra, l’inventore ha definito, con minuscoli movimenti di terra, toccanti segni contestuali che rinviano analogicamente alle baracche e alle attrezzature del campo di concentramento, lievi corrugazioni, quasi invisibili tumuli nella pelle del grande prato conterminato dalla linea di salici che definisce la riva del fiume. E nel punto in cui un paleoalveo del fiume offre lo specchio dell’acqua, ha fatto scaturire dalla terra, dalle viscere della terra, qualcosa che appare come una forma organica letteralmente sublime, una creatura enorme e fantastica, alta 24 metri, venuta finalmente a respirare, a captare la luce, un monumentum incaricato di definire il centro gravitazionale del complesso organismo spaziale memoriale.
Con la definizione monumentum, qualcosa che fa pensare e serve a ricordare e ammonisce, la giuria intende stare al riparo da ogni pur suggestiva tentazione di avventurarsi nell’ennesima interpretazione iconologica e simbologica. I testi di Bogdanovic Il labirinto nel labirinto e La rapina dei simboli, pubblicati per vasti stralci nel dossier del premio 2007, costituiscono a questo proposito contributi critici che la giuria fa pienamente propri, intendendo così anche richiamare l’attenzione sull’importanza letteraria, il valore maieutico, l’acutezza e l’umorismo dei testi che l’autore ha pubblicato nell’arco lungo della sua vita su molti temi scottanti delle società e delle culture europee, in particolare del sud-est europeo. Con i venti luoghi memoriali ai quali, tra il 1952 e il 1981, ha dato forma in tutti i paesi della ex Iugoslavia e con le sue opere teoriche e critiche, Bogdan Bogdanovic può essere considerato a pieno titolo una di quelle personalità del Novecento che vanno inscritte nella sfera delle «altre modernità», nella quale il premio ha già incontrato, oltre al proprio eponimo Carlo Scarpa, Dimitris Pikionis e Joze Plecnik.
Mentre rinuncia alle interpretazioni simbologiche del monumentum che nella consuetudine viene chiamato «il fiore», la giuria intende attirare l’attenzione sulle forze percepibili che entrano in campo nel vasto spazio e lungo il fiume, presenze, assenze, attese, sorprese, ricerche, rivelazioni, lontananze, vicinanze, suoni, silenzi. Alla qualità rara di una elaborazione di memoria sub specie paesaggistica contribuiscono, a Jasenovac, anche una esposizione museale, una raccolta documentaria e un centro educativo, ispirati da una tensione conoscitiva che va oltre la querelle sui numeri dei deportati e delle vittime nel periodo 1941-1945, durante il quale ha «funzionato» il campo di concentramento gestito dal regime ustascia di Ante Pavelic, capo del governo filonazista dello “Stato Indipendente di Croazia”. È un lavoro che ha la pazienza della storia e che, al riparo da ogni pregiudizio ideologico, continua con semplicità implacabile a dare nome, cognome, data e luogo di nascita e data di morte a singole persone, fin ora 69.842 individui, dei quali 18.812 bambini, 18.453 donne, 32.577 uomini, tutti presenti in ordine alfabetico sulle lastre del soffitto del recente esemplare riordino museale che riusa, rovesciandone il senso, l’aritmetica dello sterminio. Ognuno, con le proprie indiscutibili generalità, «contribuisce» a formare la tabella riassuntiva, che alla fine del 2006 recitava, ancora in ordine alfabetico per nazionalità, 81 cechi, 3.462 croati, 10.700 ebrei, 10 italiani, 27 montenegrini, 747 musulmani, 2 polacchi, 14.599 rom, 5 russi, 39.580 serbi, 91 slovacchi, 197 sloveni, 4 tedeschi, 55 ucraini, 17 ungheresi, 265 ignoti.
Il governo unitario del luogo, Spomen podrucje Jasenovac, cerca di coniugare, con risultati assai fertili: il lavoro di manutenzione accurata del vastissimo prato con lo stagno, i tumuli, il binario e i carri ferroviari; gli interventi necessari previsti nel monumentum anche per restituire alla «cripta» il carattere originario e la presenza cruciale dell’acqua nella corona ipogea; l’impegno per le iniziative educative, soprattutto verso le nuove generazioni, e per la ricerca che a sua volta alimenti il continuo arricchimento delle collezioni museali. La responsabilità gestionale è riferita al Ministero della Cultura della Repubblica Croata ed è affidata, con visione aperta, a un gruppo di studiosi e di operatori coordinati dalla direttrice, Natasa Jovicic, alla quale la giuria rivolge il più caloroso augurio e consegna il sigillo di Carlo Scarpa dedicato nel 2007 al Complesso memoriale di Jasenovac.
Distribuzione:
il dossier può essere richiesto a
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