Dall’incipit della tesi:
Nel libro « Elementi di semiologia » , Roland Barthes scrive esattamente : « Nel caso dell’ opposizione maschile / femminile, si stabilisce il parallelismo che normalmente intercorre fra la marca del significante e quella del significato : «Maschile» corrisponde in realtà a una indifferenza dei sessi, a una specie di generalità astratta ( il fait beau, on est venu ) e, nei suoi confronti, il femminile è certo marcato : marca semantica e marca formale procedono infatti di pari passo : qualora si voglia dire di più, si aggiunge un segno supplementare.» La questione della «marcatura del genere», qui esaminata da Barthes, è di particolare importanza volendo considerare il linguaggio verbale rispetto al rapporto maschio – femmina nella società. La lingua ha un potere enorme ; perché attraverso di essa noi comunichiamo, e in essa si riflettono le nostre esperienze e gli schemi che costruiamo della realtà. Ma soprattutto perché la lingua a sua volta ha la possibilità di agire sui fruitori perpetuando questi schemi prefabbricati attraverso le generazioni e condizionando, in modo più o meno lieve, la concezione della realtà. In un grande numero di lingue il genere femminile è «marcato»: cioè, il maschile vale generalmente per tutta la specie, mentre il femminile specifica il sesso. Ad esempio, parland o di cani, gatti o cavalli possiamo riferirci sia ai soli maschi che a tutti, maschi e femmine ; mentre siamo costretti a dire «gatte», «cagne», «cavalle», indicando animali femmine. Si potrebbe replicare che non sempre è così e che a volte (è il caso de lla farfalla, della tigre, della scimmia) è il genere maschile ad essere marcato.
Relatore Fernando Ferrara, anno accademico 1978/79, Istituto Universitario Orientale di Napoli, Facoltà di Lingue e Letterature Straniere, corso di laurea in lingue e letterature straniere moderne (Inglese), tesi di laurea in semiologia.
In appendice “Culture che odiano le donne” commento alla tesi – trent’anni dopo – della autrice.