In Dodsworth, pubblicato nel 1929, la propensione di Lewis a sbeffeggiare ironicamente i valori tipici della borghesia comincia ad affievolirsi, pur essendo ancora abbastanza pungente. Qui la satira è diretta soprattutto alla frenetica pretenziosità e all’insopportabile snobismo di Fran, la moglie di Dodsworth, che trascina il marito – industriale dell’automobile – in un viaggio attraverso la “vecchia” Europa.

Lo schema del romanzo ripete ancora una volta il percorso classico tanto caro a Lewis: il personaggio che intravede un sogno al di là delle abitudini soffocanti della sua vita e della banalità del suo reale quotidiano e che ora pensa di poterlo realizzare. Il ribaltamento della satira consiste che, mentre nei romanzi precedenti veniva “approvato” l’apporto degli estranei al soffocante ambiente “middle-class” impregnato del proprio autocompiacimento e di provincialità aggressiva e materialista, qui invece, nella persona del protagonista Sam, molto più ricco di Babbitt e quindi con meno vincoli e restrizioni, la personalità e le caratteristiche della media borghesia occidentale vengono non solo accettate ma guardate con evidente compiacimento, pur non essendo certo meno aggressive e con lo stesso tipo di provincialismo. In Dodsworth vengono messe in rilevo le doti migliori di Babbitt.

Il ruolo di Dodsworth nell’ambito della moderna letteratura americana e nello specifico nella carriera letteraria di Lewis sembra essere questo: nel decennio abbondante che va dalla fine della prima guerra mondiale alla grande depressione, nella vita americana vi era stata una vera e propria rivoluzione nelle abitudini, nella morale, in ogni presupposto intellettuale. In questa rivoluzione e processo di trasformazione i romanzi che hanno preceduto Dodsworth (Main Street, Babbitt, Arrowsmith ed Elmer Gantry) hanno avuto una parte non trascurabile, forse la parte principale, letterariamente parlando. Alla fine degli anni ’20 gli atteggiamenti possibili sembravano accomunarsi all’atteggiamento “aristocratico” di Scott Fitgerald, il quale cercava di “tenere in equilibrio il senso di futilità dello sforzo e il senso della necessità di lottare” o in alternativa il trasformare la propria scrittura in azione sociale a favore di un proletariato che appariva però già piuttosto ipotetico. Dodsworth riesce a districarsi tra questi estremi riaffermando quei valori borghesi e medio borghesi che il decennio ’20-’30 sembrava aver accantonato per sempre.

La doppia ottica con la quale viene interpretata la realtà nei romanzi precedenti (in particolare Main Street) appare meno dicotomica, ma lo scontro tra le due personalità ancora una volta non può che condurre a una separazione. Sam Dodsworth prova ad accettare il compromesso con se stesso fino alle ultime pagine; sempre onesto e attivo non ha mai perso il suo buon senso e le continue infedeltà di Fran fino alla richiesta di divorzio per sposarsi con un giovane nobile spiantato sono sempre state riassorbite con dignità e comprensione. La sua mediocrità di gusti e di comportamento, che tanto disturba Fran, che è invece attratta da una vita turbinosa fatta di aristocrazia e ricevimenti e che è, molto a modo suo, rivoluzionaria, resiste ai tentativi di modificazione e di “miglioramento”. L’ultimo tentativo di riappacificazione di Fran trova Dodsworth ormai emotivamente impegnato in una situazione che almeno all’apparenza è a lui più congeniale.

William Wyler è il regista del film basato su questo romanzo, la cui sceneggiatura è basata sul precedente lavoro teatrale di Sidney Howard. In Italia il film, del 1936, è conosciuto con il titolo “Infedeltà” e ricevette l’oscar per la miglior scenografia.

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Dall’incipit del libro:

L’aristocrazia di Zenith ballava al Kenne-poose Canoe Club: segnava il ritmo del two-step sotto il largo portico, sostenuto da colonne fatte con tronchi di pini, sotto alle pendule lanterne giapponesi, e mai vi si erano visti abiti da ballo con più ampie maniche né cappelli più intelligentemente acconciati su piccole teste sorridenti, mai una sera d’agosto più ampiamente innondata di luna e più benigna a chi voleva intessere romanzi rispettabili.
Tre degli ospiti erano giunti in quelle automobili di nuova invenzione, che si ammiravano nel 1903, l’anno in cui si credé raggiunto il massimo della civiltà. Una quarta automobile stava avvicinandosi, condotta da Samuele Dodsworth.
La scena pareva una cromolitografia sentimentale: lago increspato, canoe con coppie d’innamorati che cantavano «Era Nelly una signora»: il tutto molto lugubre e felice; e Sam Dodsworth ne godeva. Era un giovanotto alto e formidabile, con un mustacchio castano scuro e un caos di capelli dello stesso colore sulla testa massiccia. Era, a ventotto anni, vice sovrintendente in quella rumorosissima e per nulla sentimentale istituzione che a Zenith si chiama Locomotive Works; all’Università di Yale (classe del 1896) aveva giocato al calcio assai meglio che non la solita media di giocatori, ma gli piacevano anche i più sentimentali raggi di luna.

Scarica gratis: Dodsworth di Sinclair Lewis.