In questo articolo del 1921 Vitaliano Brunelli nota che Dante non nomina mai la Dalmazia, a quel tempo divisa sotto vari nomi, tra i quali Croazia e Rascia, citate dal poeta fiorentino. Dante non conosceva i neolatini di Dalmazia ma cita gli Schiavoni o Schiavi, nomi dati dai neolatini agli slavi e ritenuti spregiativi da questi ultimi, tanto che nel 1797 venne votata l’abolizione del loro uso come termini etnici.

Brunelli però dice che essi all’inizio erano solo varianti neutre di “slavo” e soltanto in seguito divennero sinonimi di “servo”, a causa della provenienza etnica delle persone oggetto di questo mercato.

Sinossi a cura di Michele De Russi

Dall’incipit dell’articolo:

Dante nelle sue opere non ha nominato mai la Dalmazia, o perchè non gliene s’offerse l’occasione, o perchè la grande provincia, che portava quel nome sotto i Romani, era divisa, a’ suoi tempi, con altri nomi, tra la repubblica di Venezia, l’Ungheria, la Serbia e i dinasti albanesi. Di questi nomi egli ricorda la Croazia, la Rascia e le voci etniche Sclavones, Schiavi. Ma che tra costoro ci fossero dei figlioli di Roma, i quali, forti del loro secolare diritto e della più alta civiltà, resistessero alle irruzioni slave, egli non ce lo dice: i neolatini d’oriente gli erano probabilmente ignoti, e ignoti pure i neolatini dell’altra riva dell’Adria, i pastori dei quali, già prima che fossero veneti, la glottologia moderna ha unito a quelli d’Italia, che per lui finiva al Carnaro.

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