(voce di SopraPensiero)

Pubblicato Dante di Rosa Errera.

«Non opera di dantista, ma semplice lavoro di divulgazione»: così Rosa Errera definisce il suo libro, che non ha ambizioni specialistiche, dotte, ma esprime soprattutto l’antico amore per Dante e l’intento di porgere al popolo un «sano alimento spirituale».
Rivolto al maggior numero di persone possibile, presenta la condizione dell’Italia, e in particolare di Firenze, per raccontarci la vita di Dante, per spiegare le sue opere, sollevando il velo delle allegorie, chiarendo ogni riferimento. Così, ad esempio, ci illustra la figura di Boezio, riassume la trama dell’Eneide, dà conto dei personaggi incontrati da Dante nel suo «viaggio». Realizza così «un richiamo verso le più alte vette del pensiero e dell’arte in un tempo in cui l’umana gente si rabbuffa per la conquista dei beni vani che son commessi alla Fortuna».

Sinossi a cura di Catia Righi.

Dall’incipit del libro:

L’uomo del Medio evo che obbediva a questa chiamata contemplava le bellezze eterne da un luogo privilegiato, dal centro di tutto l’universo.
Oltre la Terra, co’ suoi elementi di terra ed acqua, oltre la sfera dell’aria e quella seguente del fuoco, egli immaginava una successione sempre più ampia di cieli, diafani così da non impedire la vista delle luci poste dopo essi, sferici, concentrici, rotanti sempre più rapidi quanto più lontani. Nella convessità di ciascuno splendeva, come gemma incastonata, il pianeta: la Luna, Mercurio, Venere, il Sole, Marte, Giove, Saturno. Nel cielo oltre Saturno sfavillavano tutte le stelle fisse che popolano il firmamento. Ancora più remoto e più ampio era il Primo Mobile o cielo Cristallino, aggirantesi con velocità inconcepibile più in là di tutte le parvenze celesti, ai limiti estremi del mondo sensibile. Più oltre ancora, fuori dello spazio, era il cielo di pura luce, l’Empireo, immobile, avvolgente tutto l’universo e, nell’Empireo immobile, Dio, Colui che tutto muove.
In un affresco del Camposanto di Pisa si vede una serie di fasce circolari multicolori, fitte d’angeli; e sopravanzare, al margine superiore del dipinto, una gran testa cinta d’aureola; ai lati di destra e di sinistra spuntare due mani posate sull’ultima fascia circolare; e in basso sporgere i lembi di un’ampia veste. Quella gran figura è Dio, che giganteggia di là dai cieli e li fa girare fra l’Empireo e la terra col mezzo delle gerarchie angeliche.