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(voce di SopraPensiero)
Nel periodo (1904-1907) durante il quale Vannicola diede vita alla rivista «Revue Du Nord», sotto lo stesso marchio di casa editrice furono ospitati alcuni volumetti, non più di quattro o cinque, di Papini, Prezzolini, Olly e, appunto, dello stesso Vannicola. Questi, uscito da non molto dal suo periodo mistico, in questo brevissimo trattatello religioso-filosofico si mantiene intermedio tra il pregresso desiderio di prendere i voti e la vocazione, certamente più profonda e radicata, per il dandysmo frenetico e indiavolato.
Questa ibridazione tra l’estetica del cattolicesimo e il culto rarefatto del superfluo – che non a caso ricorda la suggestiva religiosità di Ronald Firbank di Vanagloria e Profumo di sandalo – risulta emblematica per le crisi di identità molto diffuse nella generazione di intellettuali fin de siècle. Il mondo industriale e le sue novità producono il rigetto e il disprezzo che può condurre alle posizioni contemplative del chiostro o all’edonismo di Oscar Wilde.
Vannicola conobbe entrambi i percorsi come ben evidenziò il Papini: “Sempre signore e gentleman fino all’ultimo seppe dare uno stile anche alla sua degradazione […] l’unico letterato [in Italia] che ricordasse il tipo francese – tra il dandy e il bohémien, tra l’incurabile e l’eccentrico – che s’incarna in Baudelaire e in Verlaine […] la sua vita, la sua figura, la sua maschera furono di per sé opere d’arte non scritte”. E opere d’arte sono le sue – poche e sempre brevi – fatiche letterarie, vere perle, da sempre apprezzate e conosciute da pochi che diventano però poi dei veri “iniziati” come Ferdinando Gerra e Antonello Trombadori.
Sinossi a cura di Paolo Alberti
Dall’incipit del libro:
Io sogno di un giovine prete anglicano, in un piccolo presbiterio semplice di stile come il cantare di un fanciullo.
Io lo sogno nella vita come in un tempio.
In fondo al suo sguardo limpido solo vivrebbero le cose immutabili; le altre vi passerebbero quasi vane apparenze in uno specchio profondo.
Oltre le forme visibili, mutevoli, imperfette, egli vedrebbe l’invisibile, il modello stabile e perfetto del mondo e degli esseri.
Le parole misteriose della Scrittura, aprendosi misteriosamente alla sua meditazione, mostrerebbero sempre nuovi orizzonti al silenzio della sua giovinezza austera, appartata come in un claustro spirituale, su cui l’interno cielo dell’anima svolgerebbe un muto ritmo infinito, simile al palpito delle stelle sulla solenne maestà delle montagne.
Scarica gratis: Da un velo di Giuseppe Vannicola.