Nulla è tanto difficile come cercare di trovare le parole giuste per scrivere un biglietto di condoglianze quando qualcuno che conosciamo muore. Le parole sembrano sempre troppo poche per esprimere il proprio dolore e il proprio affetto per chi rimane e quello che si provava per la persona che è scomparsa. 

Questa è una difficoltà assolutamente umana, che tutti noi abbiamo provato davanti a questa situazione, come testimonia un’agenzia di onoranze funebre Roma, da anni al servizio di persone che hanno perso una persona cara.

È vero che anche la sola presenza a volte basta a consolare le persone che soffrono, e che a volte quello che veramente desiderano è sfogarsi quindi la cosa migliore è lasciarli parlare limitandosi ad ascoltarli, potremmo aver bisogno di un aiuto concreto per scrivere un bigliettino o una lettera di condoglianze se siamo lontani.

Visto che  noi le parole possono mancare, rivolgiamoci a qualcuno che le parole sa usarle davvero bene per essere aiutati in questo compito difficile: i nostri poeti. Le parole che usano loro e il loro modo di usarle hanno la capacità di arrivare dritte dritte al cuore e magari dare sollievo e incoraggiamento.

Tantissime sono le poesie, di autori italiani o stranieri, dedicate al tema della morte, ma quelle che abbiamo voluto selezionare parlano di una specifica persona scomparsa, quindi sono adatte ad essere dedicate a qualcuno che conoscevamo ed amavamo. Oppure a qualcuno che un nostro amico amava.

 

Vediamo da quali poesie potremmo trarre spunto per scrivere il nostro ricordo.

La prima è una poesia di Giuseppe Ungaretti che può essere utilizzata per la morte di qualcuno che non conoscevamo personalmente o che non conoscevamo bene: Di persona morta divenutami cara sentendone parlare 

 

Si dilegui la morte

Dal muto nostro sguardo

E la violenza della nostra pena

S’acqueti per un attimo,

Nella stanza calma riapparso

Il tuo felice incedere.

 

Oh bellezza flessuosa, è Aprile

E lo splendore giovane degli anni

Tu riconduci,

Con la tua mitezza,

Dove più è acre l’attesa malinconica.

 

Di nuovo

Dall’assorta fronte,

I tuoi pensieri che ritrovi

Fra i familiari oggetti,

Incantano,

Ma, carezzevole, la tua parola

Rivivere già fa,

Più a fondo,

Il brevemente dolore assopito

Di chi t’amò e perdutamente

A solo amarti nel ricordo

È ora punito.

 

La seconda poesia è di Eugenio Montale dedicata alla moglie scomparsa: Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale. Questa poesia può essere utilizzata per mettersi nei panni di chi ha perso il coniuge e dedicargliela con il cuore.

 

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale

e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.

Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.

Il mio dura tuttora, né più mi occorrono

le coincidenze, le prenotazioni,

le trappole, gli scorni di chi crede

che la realtà sia quella che si vede.

Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio

non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.

Con te le ho scese perché sapevo che di noi due

le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,

erano le tue. 

 

Queste poesie possono essere copiate per intero, ovviamente riportando il nome del poeta che le ha scritte per permettere alla persona di cercare altre sue poesie oppure possono essere utilizzati alcuni stralci per personalizzare un biglietto o una lettera.

 

Questo articolo è un redazionale promosso da Funerama Onoranze Funebri Roma