Dall’incipit della tesi:

Dell’eguaglianza si parla in vari e differenti modi. L’idea che tale concetto richiama è complessa e ricca di sfumature. Secondo Norberto Bobbio l’eguaglianza, a differenza della libertà, è «puramente e semplicemente un tipo di relazione formale, che può essere riempita dei più diversi contenuti».
D’altra parte, Sen afferma che la questione fondamentale non è tanto chiedersi «perché l’eguaglianza?», quanto domandarsi «eguaglianza di che cosa?». In tale contesto, infatti, la naturale diversità e complessità degli esseri umani rende problematica la definizione di un unico spazio in cui l’eguaglianza debba esplicarsi. Inoltre, per lo stesso motivo, accade spesso che l’eguaglianza in uno spazio si accompagni a sostanziali diseguaglianze in un altro, cosicché, sostiene Sen, tutte le principali teorie dell’organizzazione sociale, anche quelle, apparentemente, del tutto inegualitarie, «tendono a richiedere l’eguaglianza in qualche spazio – uno spazio che riveste un’importanza di base in quelle teorie». Il principale problema da affrontare è, dunque, stabilire in che cosa si deve ricercare l’eguaglianza.
In ogni caso, semplificando, si può affermare che la questione dell’eguaglianza nell’organizzazione sociale tradizionalmente ha investito tre diverse sfere nel rapporto tra uomo e società e tra gli uomini all’interno della società: l’eguaglianza dei diritti, idea centrale della tradizione liberale; l’eguaglianza delle opportunità; l’eguaglianza nelle condizioni socio-economiche, su cui ha posto l’accento la tradizione socialista. Marshall, del resto, vede l’eguaglianza composta da tre diversi elementi: l’elemento civile, al quale corrisponde la parità dei cittadini di fronte alla legge e a tutti gli atti del potere legislativo, esecutivo e giudiziario; l’elemento politico, connesso agli eguali diritti di partecipare alla vita politica attiva e passiva; infine l’elemento sociale, legato alle effettive condizioni socio-economiche.
Il legame tra questi tre diversi aspetti dell’eguaglianza è complesso e spesso contraddittorio. Se in alcuni casi, infatti, essi possono rafforzarsi reciprocamente (si pensi al fatto che un’effettiva eguaglianza di fronte alla legge non può essere pienamente realizzata senza la presenza di condizioni economiche simili), in altri ci possono essere forti contrasti, nel senso che la richiesta di eguaglianza in un aspetto può richiederne la diseguaglianza in un altro. A tal riguardo, l’attuazione di misure di attenuazione della diseguaglianza può richiedere una riduzione della sfera della libertà, ad esempio attraverso interventi che ledono i diritti patrimoniali dei cittadini più facoltosi. Ci sono autori, poi, come Hayek, che arrivano anche a sostenere che l’imposizione fiscale progressiva – come mezzo per conseguire una redistribuzione del reddito – sia incompatibile con l’eguaglianza dinanzi alla legge.
Nella storia dell’affermazione del principio egualitario, e di tutte le problematiche ad esso connesse, un punto cruciale è rappresentato naturalmente dalla Rivoluzione francese. Essa, infatti, pur non esprimendo principi ed aspirazioni radicalmente nuove, riprendendo concetti e idee già espresse – in particolare una vasto dibattito su questi temi si sviluppò a partire dagli inizi del XVIII° secolo – fece improvvisamente diventare possibile l’applicazione di quei principi. Da quel momento, l’egalité, unitamente alla liberté e fraternitè, ha acquistato un significato universale, divenendo parte essenziale di qualsiasi progetto di società desiderabile. Ma, al di là di affermazioni di principio, nelle diverse vicende che vanno sotto il nome della Rivoluzione, e nei numerosi documenti redatti in quel periodo, non si ha una definizione univoca di eguaglianza. Nella Dichiarazione dei diritti dell’uomo che precede la Costituzione del 1793 si afferma che gli uomini sono per natura uguali, spingendo l’eguaglianza, al di là della semplice eguaglianza di diritto, statuita dalla Carta dell’89, in una direzione non ben definita e dalla quale non discendono conseguenze precise.

Relatore Prof. Marco Bianchini (Storia del pensiero economico), correlatore Dott. Terenzio Maccabelli (Storia del pensiero economico), anno accademico 1996/97, Università degli Studi di Parma, Facoltà di Economia, tesi di laurea in Economia e Commercio.

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