L’amico Giuliano Merz mi segnala un sito francese “SCD ULP – Digital Documents“, dedicato alla conservazione e divulgazione di libri antichi. Vi si trovano testi e documenti, per lo più in lingua francese, dal XVI al XX secolo, digitalizzati a colori e in alta risoluzione (inutile dire che vi si trovano belllissime miniature).
La prima caratteristica del progetto è l’attenzione alla divulgazione delle opere. I promotori si sono preoccupati di progettare una interfaccia utente semplice e razionale. Come pure è eccellente il software (con licenza open source) che gestisce l’archivio: GNU EPrints repository software (vedi http://software.eprints.org/).
Navigando nella biblioteca virtuale del sito “SCD ULP – Digital Documents” appare subito evidente il vantaggio di questo progetto, che mette al primo posto l’accesso, rispetto ad altri progetti di digitalizzazione, molto spesso prigionieri di una mentalità archivistica che vuole gli scaffali (digitali e no) chiusi, inaccessibili, riservati a pochi, sgraditi, ospiti.
Un approccio che se aveva un senso quando la consultazione delle opere comportava deterioramento e furti, oggi con il digitale è assolutamente illogica. Eppure, quanti progetti (italiani in testa) risentono di questo approccio obsoleto? Se ve ne vengono in mente pochi, non è per il loro numero esiguo (vi stupireste delle centinaia di iniziative di digitalizzazione finanziate con danaro pubblico), ma perché sono – appunto – progetti chiusi, che non si promuovono e che comunque sono blindati da interfacce astruse, quando addirittura non sono sbarrati da password.
E ora, se siete arrivati fin qui, vi meritate di conoscere l’indirizzo Internet del progetto “SCD ULP – Digital Documents”: http://num-scd-ulp.u-strasbg.fr:8080/ (l’indirizzo, difficile da ricordare, è l’unico, piccolo, difetto di una iniziativa altrimenti esemplare).