(voce di SopraPensiero)
Il cristianesimo. La dottrina cristiana. La fede cattolica. La Chiesa di Roma. Le radici cristiane. Anche quando non ce ne accorgiamo, usiamo gli articoli determinativi per parlarne: abbiamo un’idea del cristianesimo come di qualcosa di monolitico, omogeneo, uniforme. Almeno questa è l’idea che ne abbiamo nella parte occidentale del mondo, dove questa fede si è sviluppata prima e più saldamente. Ma le cose, dal punto di vista demografico e geopolitico, stanno cambiando a una velocità che probabilmente non riusciamo ancora ad apprezzare, provocando un cambiamento nella mappa planetaria del cristianesimo: nella seconda metà del secolo, la maggioranza dei cristiani si troverà nel cosiddetto sud del mondo, dove già oggi si vive un cristianesimo ben diverso da quello cui siamo abituati. Per esempio in alcuni Stati dell’Asia lacerati dalla guerra civile permanente il martirio è un’esperienza attuale (diversamente da noi, dove esso non è che un’esperienza storica consolidata e relegata ormai nel passato); molti popoli dell’Africa subsahariana vengono oggi esposti a un Vangelo letto nell’ottica della prosperità anziché della povertà, il che – pur con le migliori intenzioni – non è esente dal rischio di snaturarne il messaggio originario. Altrove il messaggio si va laicizzando parallelamente al cambiamento delle abitudini e delle conformazioni sociali, altrove ancora dei culti, delle tendenze, delle relazioni interreligiose diverse […]
Perché tutto questo dovrebbe interessarci? Semplice – spiega Philip Jenkins, storico e sommo esperto mondiale di demografia delle religioni: se è vero che le religioni hanno avuto (e in futuro avranno ancor di più) un peso determinante nella questione della guerra e della pace nel mondo, il cambiamento della mappa del cristianesimo influirà anch’esso in maniera determinante su questo aspetto. Forse, in certa misura, si può perfino prevederne il come e provare a indirizzarne lo sviluppo. Un libro sintetico ma molto denso, oltre che aggiornatissimo (gli ultimi dati citati risalgono all’agosto 2014), che fa il punto della situazione sul cristianesimo nel mondo. Interessante in particolare per la convinzione che lo anima, secondo la quale non esiste un solo cristianesimo originale – poi più o meno travisato o inculturato altrove: il cristianesimo è in continua evoluzione (lo è sempre stato) e la sua casa non è questo o quel Paese, ma il mondo intero. Antidoto prezioso ad un eurocentrismo datato e stucchevole che continua a parlare di dialogo interculturale. Ma non ha ancora cominciato a farlo.
P. Jenkins, Chiesa globale, la nuova mappa, ed. EMI, pp. 100, euro 5.