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(voce di SopraPensiero)Pubblicato Causalità e determinismo nella filosofia e nella storia della scienza di Federigo Enriques.
La scienza dopo Galileo sembrava aver superato la dicotomia tra Caso e Legge, tra successione di fenomeni imprevedibili e determinismo meccanico. Ma la fisica atomica e la meccanica quantistica ritornano a porre all’ordine del giorno questo dibattito impedendo alla riflessione epistemologica di riposare nella visione di un ordine deterministico dei fenomeni.
In questo excursus che prende le mosse dal pensiero di Democrito per snodarsi poi nelle visioni deterministiche dei secolo XVII e XVIII Enriques esamina il significato, appunto, delle concezioni deterministiche e mette in evidenza le funzioni che esse sono chiamate ancora ad assolvere come esigenza fondamentale della ragione umana. Pubblicato dapprima in Francese nel 1941, questo testo è stato scelto per inaugurare la collana «Orizzonti» (diretta da Leonida Repaci) delle edizioni Atlantica di Roma e stampato tra la fine del 1941 e il 1946 in successive edizioni.
Note biografiche a cura di Catia Righi e Paolo Alberti
Dall’incipit del libro:
Le idee che i moderni hanno fatto valere nella filosofia e nella scienza si riattaccano con continuità al pensiero greco, sia che esse vengano trasmesse attraverso la tradizione medioevale o che sieno più strettamente riprese dalle antiche fonti all’epoca del Rinascimento. Conviene perciò ricordare brevemente in qual modo il nostro problema sia stato trattato dai pensatori più rappresentativi dell’antichità.
Il rigido determinismo meccanico è stato esplicitamente affermato da Leucippo e da Democrito (circa 460-360 a. C.) e si trova alla base del sistema atomistico da essi sviluppato.
«Nulla si fa a caso, ma tutto avviene per ragione e necessità» dice Leucippo (in Diels, «Fragments der Vorsokratiker», fr. 2).
Secondo Democrito «tutte le cose passate presenti o future sono governate dalla necessità», afferma Plutarco (in Strom 7. Diels A 39).
Alla visione dell’universo fisico concepito come un mondo di atomi che si muovono in tutte le direzioni e si urtano reciprocamente risponde nella mente degli autori un criterio razionalistico della verità e della scienza. Già i filosofi che li hanno preceduti esprimono in qualche modo questo criterio.
Anassimandro (circa 600 a. C.) spiegava che la Terra resta isolata nello spazio senza cadere perché essendo posta ugualmente rispetto agli altri corpi non ha ragione di muoversi piuttosto verso una parte che verso l’altra, verso l’alto o verso il basso, e così non potendo muoversi contemporaneamente in versi opposti, sta ferma.