Case senza chiavi
Case senza chiavi

Sesto San Giovanni, periferia di Milano, dieci anni fa. All’inizio del terzo millennio, un gruppo di famiglie che credono nell’accoglienza e che sentono l’esigenza di praticarla, crea l’associazione di volontariato Oikos. Della loro esperienza in questi anni all’insegna dell’ospitalità e dell’apertura a chi ne ha bisogno, racconta il libro Case senza chiavi. Famiglie che accolgono (ed. Il Margine, 2010).

Cascina Colombo, Casa Elena, Cascina Baraggia: le case di Oikos non sono delle «comuni», ma case in cui vivono nuclei familiari tradizionali. Sono «senza chiavi» perché ciascuna di esse può ospitare in famiglia, per un certo periodo, delle persone (una o più) che per vari motivi hanno bisogno di accoglienza. Le famiglie si allargano, i rapporti si ritessono. A differenza di una pensione (la quale, oltre a tutto, non offre alcunché dal punto di vista umano), non costa nulla ed è molto più invitante di una «casa della carità» (benemerita, ma dove l’instabilità e la precarietà continue, sempre sul filo della sussistenza, non aprono prospettive di rifarsi una vita normale). L’accoglienza dura in genere non più di un paio d’anni ed è – come dicevamo – gratuita; tuttavia, come nel caso del cosiddetto turismo «alla pari», l’ospitato ricambia come può (non in moneta), mentre compiti e ruoli familiari vengono definiti con chiarezza fin dall’inizio e permettono una integrazione effettiva del nuovo arrivato all’interno della famiglia. Così non ci sono in casa persone di serie A e persone di serie B: la famiglia è una sola.

Il presupposto di Oikos è che la famiglia non sia un’isola nel mare della società, bensì una cellula che intrattiene con la comunità uno scambio osmotico permanente, nel quale chiunque può trovare a suo modo l’integrazione di cui ha bisogno. Ispiratore e fondamento dell’iniziativa, don Virginio Colmegna, prete saronnese animato dal sacro fuoco del binomio contemplazione/azione, che ha diretto questa esperienza fin dall’inizio, anche grazie al supporto del cardinal Martini.

Oltre alla descrizione storica dell’esperienza di Oikos, dallo sfondo della «Stalingrado d’Italia» ad oggi, il libro contiene numerose foto a colori che documentano l’evoluzione della vicenda, i luoghi, le persone che vi hanno partecipato, nonché quattro saggi di Carmine Di Sante, Virginio Colmegna, Mauro Magatti e Giovanni Lucchini. Case senza chiavi è un libro da leggere per sfatare alcuni luoghi comuni di quest’epoca: in primo luogo, la distinzione tra pubblico e privato. Il cui confine – come mostrato nei fatti dalla testimonianza di queste persone – può venir spostato non solo senza danno, ma anzi con guadagno da entrambe le parti. Con buona pace dell’individualismo e dell’«egoismo dei geni». E dell’economia di mercato.

M. Cossi (a cura di), Case senza chiavi, ed. Il Margine, 2010, pp. 130, euro 15,00.

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Paolo Calabrò
Laureato in scienze dell'informazione e in filosofia, gestisco il sito ufficiale in italiano del filosofo francese Maurice Bellet. Ho collaborato con l'Opera Omnia in italiano di Raimon Panikkar. Sono redattore della rivista online «Filosofia e nuovi sentieri» e membro dell'associazione di scrittori «NapoliNoir». Ho pubblicato in volume i saggi: – Scienza e paranormale nel pensiero di Rupert Sheldrake (Progedit, 2020); – Ivan Illich. Il mondo a misura d'uomo (Pazzini, 2018); – La verità cammina con noi. Introduzione alla filosofia e alla scienza dell'umano di Maurice Bellet (Il Prato, 2014); – Le cose si toccano. Raimon Panikkar e le scienze moderne (Diabasis, 2011) e 5 libri di narrativa noir: – Troppa verità (2021), romanzo noir di Bertoni editore (2021); – L'albergo o del delitto perfetto (2020), sulla manipolazione affettiva e la violenza di genere, edito da Iacobelli; – L'abiezione (2018) e L'intransigenza (2015), romanzi della collana "I gialli del Dio perverso", edita da Il Prato, ispirati alla teologia di Maurice Bellet; – C'è un sole che si muore (Il Prato, 2016), antologia di racconti gialli e noir ambientati a Napoli (e dintorni), curata insieme a Diana Lama.