Pubblicato Capitale e mano d’opera di Valentino Carrera.
Dall’incipit del libro:
Portare sul palco scenico la lotta così altamente drammatica e moderna fra i capitali dell’ingegno e del danaro e la mano d’opera, e trarne per conseguenza, senza danno dell’arte, non il troppo facile eccitamento all’odio ed alle rappresaglie cieche e selvaggie, ma il convincimento dell’inevitabile ed urgente necessità di armonizzare tutti gli interessi senza ferirne alcuno, non era, or sono sedici anni, cosa tanto agevole quanto possa ora supporre il lettore: la era anzi temeraria. Tutti i comici hanno sempre avuto una dichiarata avversione per ogni lavoro che inspirandosi alla vita contemporanea, metta in iscena personaggi desunti dall’osservazione del popolo, per quanto questo sia l’unica sorgente sempre viva e feconda dell’originalità; e così l’autore della Quaderna di Nanni, fallitogli il tentativo di fondare con Raffaello Landini, uno dei più potenti comici ed intemerati galantuomini ch’egli abbia conosciuto nell’arte, un teatro popolare toscano, come Giovanni Toselli aveva fatto nel dialetto piemontese ed Angelo Morolin nel veneziano, s’era dovuto contentare, per farla battezzare dinanzi alla severa autorità del pubblico fiorentino, d’una compagnia di second’ordine. Buon per lui che la compagnia, per eccezione, era composta di attori volonterosi ed ordinati, e questo per attori italiani equivale sempre al dire capaci d’ogni più bello ed inatteso miracolo.