In questa raccolta di trenta liriche, stampate nel 1938 e pubblicate nel 1939 dalla casa editrice Ceschina quando l’autore aveva solo 23 anni, prende forma poetica l’esperienza letteraria e spirituale dell’autore.

L’intensità del sentimento coglie gli aspetti più vari e complessi dimostrando una grande attenzione per le cose osservate e per le emozioni sentite. I caratteri del suo poetare non sono ancora ben definiti, ma recano una essenzialità che non è frequente riscontrare in poeti dello stesso periodo. Innanzitutto appare chiaro come il poeta si sforzi di andare oltre la speculazione solitaria e soggettiva alla ricerca di orizzonti più vasti. Abbiamo talvolta visioni di tipo spiccatamente pastorale ed elegiaco, in altre poesie troviamo armonizzazioni di stampo dannunzianeggiante, qua e là con apparenti influenze crepuscolari.

Non a caso spicca in questa raccolta il componimento celebrativo In morte di Gabriele d’Annunzio. Certamente la sua poesia si colloca al di fuori di scuole ermetiche o influenze estemporanee che da più d’uno vengono cercate quasi in ossequio ad un filone di moda. Il suo poetare resta nei confini di una ricerca sentimentale, ma quasi mai ripiegantesi in se stesso; infatti le immagini scorrono fluenti nella forma e musicali nel tono. Si direbbe quasi, che, in aderenza alla sua ascendenza boema, emerga dai suoi versi una sorta di spiritualismo slavo intessuto di mistico dolore e stupore. Forse questo può dar conto di alcune peculiarità espressive.

La raccolta è introdotta da poche pagine di Michele Saponaro, (che potremo aggiungere a completamento di questo e-book solo nel 2030) che dopo aver sottolineato la crisi della poesia non solo italica, si rammarica che tanti poeti approdino, dopo pochi tentativi in versi, quasi subito alla prosa. Non è il caso di Spartaco Asciamprener che compie invece il percorso inverso: prima di questi canti aveva scritto due romanzi (Due donne e Alla fontana dell’odio e dell’amore). La presentazione che ne fa Saponaro è in queste parole con le quali chiude la sua breve introduzione:

«Or io vi propongo oggi trenta liriche di un poeta nuovo, di un poeta giovane, che nel vivaio di questa nuova primavera italiana chiede il suo posto al sole. Fra la tradizione e l’avventura egli sa tenersi nel giusto mezzo, e volentieri concilia la fedeltà dello studio con gli ardimenti della fantasia, e cerca modi ritmi immagini sorprendenti ma non rifiuta la disciplina della metrica chiusa, e sa distinguere l’originalità dalla bizzarria, e sa cantare l’amore e i suoi piaceri con casto accento, ed è sostenuto guidato corretto da una malinconia nativa, viatico sempre sicuro su le vie dell’arte, che vogliono esser duramente lastricate.

«A me soprattutto in questi versi piace, e spero piaccia anche al lettore, quell’acerba grazia, quel tremante pudore, quell’ingenua selvatichezza, che sempre annunziano l’appressamento del Nume.»

Una nuova edizione ampliata fu pubblicata un paio d’anni dopo; successivamente due raccolte postume con numerosi inediti furono curate nel 1954 e 1956 dalla moglie Giulia e da Maria Vailati.

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Dall’incipit del libro:

Albergatore, apri la porta:
solo fino all’alba mi fermo;
dalle ultime stelle attingerò
il palpito per l’infermo
cuore, per l’anima assorta.
Voglio qui rintracciare le ore
e le immagini numerose
che fiorirono, e gravano il cuore;
all’alba riprenderò
il cammino di fango e di rose.

Scarica gratis: Canti di Spartaco Asciamprener.