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Ugo Santamaria

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Da tre giorni, nel paesetto non si parlava di altro che dell’arrivo del burattinaio. Davanti al magazzino da lui preso in affitto, una folla di ragazzi faceva ressa per vedere i preparativi delle rappresentazioni, quantunque il portone socchiuso non permettesse di scorgere quel che colui stava ad armeggiare là dentro.
La tribù s‘era fermata. Aveva trovato in mezzo al deserto un vasto paese ricco d‘acqua, di prati e d‘alberi, e, involontariamente, senza che nessuno lo proponesse, invece di farvi una delle solite soste fugaci, aveva messo radice in quel paradiso, era stata avvinghiata dalla terra e non aveva più saputo staccarsene. Pareva fosse giunta a quel grado superiore di evoluzione che esclude la vita nomade…
Primo, Secondo e Terzo, i tre fratelli Gelmini, erano andati a portare un cestino d’uva alla nonna. Non che la nonna non avesse dell’uva; anzi ne aveva tanta che i suoi pergolati erano più neri che verdi; ma di quella qualità, posseduta in tutti quei dintorni solo dalla famiglia Gelmini, non si sapeva se ce ne fosse altra al mondo.
Nessuno al mondo sa tante novelle quante ne sa Serralocchi. Quello sì, ne sa di belle! E come le racconta! Verso sera, quando i bambini sono ancora seduti a tavola, composti, o pure quieti quieti sui loro panchettini, capita Serralocchi. Sale la scala senza far rumore, perchè ha le scarpe di feltro; apre la porta pian pianino...
Tutto ricominciò in un pomeriggio d’agosto. Adesso, con qualunque cielo mi basta di levare il capo tra le case, per ritrovare quell’immobile giornata.
Avevo circa 25 anni quando nelle riunioni sociali di Trieste fece la sua comparsa un ricco signore abruzzese certo Cima. Io non sapevo perché egli avesse prescelto Trieste a suo soggiorno.
Viaggiavo alla volta di Boston – narrò Cutt-Hardy ai suoi soliti ascoltatori – chiamato da un banchiere il quale era stato vittima di un ingente furto, perpetrato in condizioni misteriosissime.
I cinque fratelli Lobina, tutti pastori, tornavano dai loro ovili, per passare la notte di Natale in famiglia. Era una festa eccezionale, per loro, quell’anno, perché si fidanzava la loro unica sorella, con un giovane molto ricco.11
Un paléo ed una palla stavano con altri balocchi in un cassetto; e il paléo disse alla palla: «Se ci sposassimo, da che stiamo nello stesso cassetto?» Ma la palla, ch'era ricoperta di marocchino, e pretensiosa come lo sono spesso le belle signorine, non gli diede nemmeno risposta.