Pagina Tre è lieta di pubblicare la terza anteprima di “Terminal nebulosa”, l’ultimo romanzo di Franco Garofalo (qui la prima e qui la seconda).

Terza anticipazione

Quando Sensini comprende di cosa si tratta, cosa che avviene abbastanza rapidamente, sposa le ragioni del figlio del suo amico d’infanzia, e ne fa una vera e propria crociata. Sensini, infatti, è anziano, e le basi giuridiche della recente legge che liberalizza l’eutanasia in Italia non lo convincono affatto; a parte questo, teme segretamente che suo figlio Giampaolo, subentratogli alla guida dello Studio Legale, voglia servirsi di una clinica della dolce morte per liberarsi di lui.

Terminal nebulosa

di Franco Garofalo

La Lambisch aveva occhi chiari, che dietro le lenti sembravano appuntiti. Sembravano scintillare di simpatia per me, anche se forse era invece compassione. Doveva calcolare la mia età a spanne, e persino per lei la richiesta di dolce morte da parte di uno in buona salute per conto di una sui trentatré doveva apparire piuttosto insolita. In base a quell’incontro non saprei spiegare quanto il luogo – intendo la sede, allora unica, della Nebulosa – fosse una espansione del temperamento della dottoressa. Mi appariva certo invece che lei fosse uno dei leader, accanto al consiglio di amministrazione, della clinica. I suoi modi erano squisiti, da persona abituata ai ruoli delicati.

-Forse lei ritiene che una donna così giovane non dovrebbe venire qui.
-O forse- replicò con scintille negli occhi -lo ritiene lei, Eduard.
-Mi spieghi la procedura.
-L’interessato prenota il ricovero. La durata può variare. Ci sono tre colloqui terapeutici. Noi seguiamo scrupolosamente il protocollo stabilito dalla legge che, devo dirle, non è molto liberale. Nel primo cerchiamo di confutare il suo desiderio di fine vita. E’ la parte che somiglia di più ad un serrato interrogatorio. Sondiamo a fondo le sue reali intenzioni. Precisando che la tanatoterapia deve riguardare essenzialmente i malati terminali, quelli con diagnosi fatali con un’evoluzione non oltre un anno di aspettativa di vita. Per noi della Nebulosa è chiaro – abbiamo ricevuto una formazione ad hoc – che disturbi anche gravi, ma di natura esclusivamente psicogenica come la depressione, non costituiscono di per sé motivo sufficiente per chiedere il trapasso.
-Quindi la mia Giulia non avrebbe i requisiti.
-Ne stiamo parlando qui e adesso, signor Stéphane. Possiamo intanto ricoverarla, la sua signora. Ma devo essere chiara: una volta esaminata la documentazione sanitaria: diagnosi terapie ricette eccetera, se non supera i colloqui, se cioè non riesce a persuaderci della sua assoluta determinazione a passare oltre, se non siamo convinti che continuando a vivere lei andrebbe incontro soltanto a sofferenze senza speranza, ebbene saremo costretti a dimetterla senza eseguire il trattamento. Ovviamente le addebiteremo anche l’intero costo del ricovero.
-E nel secondo e terzo colloquio?
-Nel secondo approfondiamo il contesto affettivo del cliente, verifichiamo che non vi siano traumi particolari, di carattere intrafamiliare, che possano essere letti erroneamente dal cliente come senso di colpa e nuovamente indurlo al suicidio senza motivazioni cliniche gravi e reali. Infine nel terzo lo prepariamo ad affrontare il trapasso senza traumi, come uno dei tanti eventi della vita.

Mi sembrava sgradevole affrontare questo aspetto, ma la dottoressa proseguì imperterrita (credo sia di nazionalità svizzera).

-Il “pacchetto” tutto compreso viene ottomila euro. Questo costo include anche la cremazione della salma, il ritiro è a cura del congiunto più prossimo, in questo caso lei.

Sensini si tolse gli occhiali per passarsi la mano sugli occhi. A dispetto del suo professionale distacco tutto quel parlare di morte, con l’aggiunta dell’aggettivo “dolce” che doveva sembrargli un monumento all’ipocrisia collettiva, data la sua età avanzata lo turbava molto. Certo, dalla sua lontana infanzia il mondo era davvero molto cambiato; ma mai si sarebbe aspettato di trovarsi di fronte ad una questione così intricata, anzi, assurda. E si disse, con la vocina della coscienza che neppure lui, celebre avvocato, era riuscito del tutto a soffocare, che con le nuove leggi magari anche suo figlio Giampaolo avrebbe pensato alla Clinica Nebulosa…. Con un moto nervoso della mano, il cui dorso era cosparso di macchie, scacciò quest’ultimo pensiero. Giampaolo non si sarebbe mai liberato di lui: lo amava troppo e gli doveva tutto.

-Ok. Da quel che ho sentito finora, mi sembra tutto a posto. Voglio dire, legale ed ammissibile.
– Finora- rispose Eduard enigmaticamente.
-Permettimi ora di fare un breve riassunto. Non dimenticare che ieri mi hai inviato per email la tua memoria sul caso. Credo sia la email più lunga che abbia mai letto – rise – ma alla fine ce l’ho fatta… Dunque: tu amavi tua moglie Giulia, ma lei ti aveva convinto che se andavate avanti ti saresti bruciato assieme a lei. I disturbi alimentari avevano sconvolto il suo metabolismo. I farmaci con cui era stata trattata l’avevano portata ad una dipendenza dal sesso. Già questa fenomenologia parla di una persona con forti pulsioni autodistruttive. Della ninfomania, ad esempio, oggi si sa che è sempre correlata ad un grado molto basso di autostima. Bene, fin qui?
-Perfetto.
-Vado un attimo indietro. Ho studiato questo specifico settore per alcune controversie di divorzio: a monte di disturbi di questa entità c’è spesso una bambina che ha subito degli abusi. Tu hai mai avuto modo di renderti conto di qualcosa, nel suo… ambiente familiare?
-No… direi di no. Ma non vedo cosa c’entri con la mia causa.
-Questo, se permetti, lascia che lo dica io. O meglio, te lo spiego: da come me l’hai descritta, la Lambisch è una vecchia volpe. E sicuramente la Nebulosa ha un ottimo supporto legale. Se vorremo dimostrare che il disturbo della povera Giulia era curabile, che lei esagerava in pessimismo quanto alla guarigione, ed oltretutto era una brillante giovane archeologa e di conseguenza non c’era il minimo motivo per l’eutanasia, loro ribatteranno con le cartelle cliniche in mano che, invece, era un caso senza speranza, proprio come un paziente oncologico terminale. A questo punto, il giudice non vedrà l’ora di dargli ragione, con soccombenza delle spese, e saremo fregati.

Eduard tossicchiò e si accomodò meglio sulla poltroncina. Puntò i gomiti sul tavolo di cristallo; tradiva, certo, disagio.

-Nel farle quel riassunto, avvocato, devo essere stato confuso, mi dispiace.
-Siamo qui per chiarire tutto- rispose Sensini con un gesto paterno. Il palmo della sua mano trasmise un forte calore al braccio di Eduard.
-Voglio portare la Nebulosa in giudizio non per la cattiva pratica medica, che so, per averci forzato a decidere la morte di Giulia contro la nostra volontà o qualcosa del genere… Voglio che siano processati per truffa!
-Ecco. Parlami di ciò che ritieni… una truffa.
-Vede avvocato, la Nebulosa non è una semplice tanatoclinica come ce ne sono ormai molte. E’ una specie di chiesa, ha una sua particolare teologia.

Sensini si accigliò molto, senza perdere il contatto visivo col figlio del suo vecchio amico. Temeva che se aveva sposato una pazza, non lo fosse di meno lui.

-La Nebulosa ha un ricovero standard per pazienti che chiedono l’eutanasia, ed è quello che le ho detto. Poi ne ha uno speciale. Fu quando tornai la seconda volta con mia moglie, a quel punto per decidere cosa fare, che venne fuori!
-Questo è molto interessante… ma dimmi, me ne hai scritto nella email, di questo?

Eduard abbassava gli occhi:

-No.
-Allora vieni al punto.
-Loro affermano- Eduard sembrava straordinariamente tormentato e nervoso. Nella luce di taglio che penetrava dalle serrande la sua figura sembrava vibrare -di poter seguire i clienti anche dopo la morte.

Sensini sgranò gli occhi, con una espressione istrionesca che rivelava tutto il suo scetticismo.

-Però! E… come…
-È il loro Programma Portale. In sostanza, consentono ad alcuni congiunti particolarmente legati fra loro di restare in contatto anche dopo il trapasso.
-E come lo farebbero? Medianicità, spiritismo, cose così?
-Con il cellulare.

Sensini batté entrambe le mani sul cristallo; ora non tratteneva più un largo sorriso di derisione, di cui però Eduard non si offese, interpretandolo come rivolto alle strampalate teorie pseudo-mistiche della clinica.

-Col cellulare? Davvero fenomenale, come mai nessuno ci aveva pensato prima?
-Comprendo la sua perplessità, ma c’erano moltissime prove che lo confermavano.
-Non ci posso credere…
-Ci misero in contatto con varie famiglie che erano in regolare colloquio con il proprio suicida. Potemmo assistere di persona ad alcune di quelle conversazioni.
-Quindi vi eravate, diciamo, convinti?
-Se ci fosse stato si sarebbe convinto anche lei, avvocato… I defunti al telefono raccontavano dettagli che soltanto parenti strettissimi e conviventi potevano conoscere. Particolari del primo incontro, oppure del viaggio di nozze, o episodi risalenti alla nascita dei figli e molto altro.

Sensini aveva le mani intrecciate davanti al viso. Lasciò che cadesse un silenzio profondo, senza nessun imbarazzo, mentre fissava Eduard negli occhi. Poi trasse un gran sospiro, con la risonanza di qualche sibilo degli alveoli polmonari alquanto usurati, e guardò un punto nel vuoto prima di riprendere a parlare.

-Probabilmente ti sei lasciato persuadere di una tale assurdità per una particolare forma di cecità della mente che io chiamo amore di lei. Va bene, comincio a capire cosa si può fare sul piano legale. Qual è l’ammontare della truffa?
-Ci chiesero 60.000 euro in tre tranche. Un terzo subito.
-E voi accettaste?
-Sì.
-Molto bene. Seguirò la tua causa. Ora faccio preparare dalla segretaria il mandato alle liti, il contratto e la liberatoria per la privacy. Mmm, adesso però è tardi; è un problema per te tornare domattina?
-Nessun problema.
-Allora vieni alle dieci. Usa queste ore per prepararmi una memoria più completa con i fatti e soltanto i fatti, per favore. Un racconto particolareggiato da cui attingere per preparare il ricorso. Da questa disavventura ci puoi tirar fuori un bel po’ di soldi. Mi pagherai se vinciamo. Hai capito tutto?
-Perfettamente.
-Ci vediamo domani.

Uscito per strada, Eduard fu come aggredito dal calore che ristagnava. Erano le sei di sera e l’afa non dava requie. Se ne andò allora per il viale alberato, nella speranza di un poco di protezione nell’ombra ma nulla, la calura gli pareva si attaccasse pure agli organi interni. Scelse un bar per dissetarsi con una orzata. I frigoriferi andavano a tutta potenza, invece per le recenti regole sanitarie bisognava tener spenti i condizionatori e contare soltanto sulle porte aperte e la corrente d’aria. Ma l’aria era bollente di suo, quindi stare all’interno gli divenne opprimente. Colse l’occasione di un tavolino libero sulla veranda esterna del bar. Dopo aver bevuto l’orzata ordinò un tè freddo.

Una misteriosa e solitaria ragazza lo aveva puntato, con una fissità evocatrice di singolari sviluppi mentre, pensò Eduard di pensare, le relazioni portano sempre grandi cambiamenti perché le relazioni fioriscono sempre fra sconosciuti. Rise fra sé, ricordandosi di quel breve film in cui Monica Vitti mangiava in un ristorante con il futuro marito; durante la cena volgeva lo sguardo sugli uomini seduti agli altri tavoli, e con la fissità e la profondità del suo sguardo li eccitava, li accarezzava e lusingava la loro vanità. Molti degli osservati, fra cui anche una donna, sentivano di avere la conquista in tasca. Ma poi la Vitti si volgeva a qualcun altro ed il muto dialogo, così sottilmente erotico, ricominciava. Nel corso della cena i presenti si persuasero che la donna fosse particolarmente spregiudicata. Ma tutti erano con qualcun altro, e così incatenati da non potere in nessun modo sganciarsi e realizzare quell’imprevista, fugace avventura. Finito di cenare la Vitti e l’accompagnatore si alzavano per andarsene; una volta fuori lui le passava un bastone di cieco.

Forse anche quella ragazza era cieca. Lo fissava senza vederlo.

Doveva tornare a casa da Sibilla e dai bambini. Per ora il bivani, che aveva anche un giardinetto, poteva bastare: erano ancora piccoli e dormivano in camera con loro. Ma fra non molto avrebbe dovuto cercare una casa più grande.

[gli articoli e le anticipazioni di Terminal nebulosa]


Franco GarofaloL’autore

Franco Garofalo (1957) è un autore di testi letterari, teatrali, cinematografici e saggistici da vari decenni. Insegna Filosofia e Storia nei licei italiani, ma ha anche insegnato all’estero.

Ha lavorato anche come regista programmista a RAITRE (Il Sale della Satira, 1985) e RAIUNO (Più grandi insieme – Anteprime cinema, 1987). Nel corso della sua carriera ha ricevuto diversi premi e lusinghieri riconoscimenti da parte della critica giornalistica nazionale.