(voce di SopraPensiero)

Pubblicato Annali d’Italia (dal principio dell’era volgare sino all’anno 1750, volume quinto) di Lodovico Antonio Muratori.

Dall’incipit del libro:

Se nel precedente anno s’affollarono le calamità sopra l’Italia, il presente abbondò di consolazioni. Non era uomo Eccelino da sofferir compagni nel dominio di Brescia. Per isbrigarsi dunque da Buoso da Doara, che col marchese Oberto Pelavicino comandava alla metà di quella città, siccome ancora a Cremona, propose d’inviarlo per podestà a Verona.
Buoso, persona accorta, che prevedeva i pericoli imminenti a chi si metteva in mano d’un tiranno sì sanguinario, ricusò con bella maniera, e poi stette ben in guardia per non essere colto. Non finì poi la faccenda, che il marchese Oberto e Buoso dovettero cedere ad Eccelino la signoria intera di Brescia, e ritirarsi a Cremona. Ma rimasero ben inaspriti per questo tradimento; e perciò Oberto segretamente si collegò con Azzo VII marchese d’Este, co’ Ferraresi, Padovani e Mantovani; e Buoso anche esso trasse nella stessa lega Martino della Torre col popolo signoreggiante in Milano, mercè di una concordia stabilita fra loro per conto di Crema. Ma neppure stette in ozio Eccelino. Fece anch’egli una segreta lega coi nobili di Milano. Non abbiamo storico alcuno milanese che ci abbia ben dicifrato lo stato allora di quella città. Il solo fra Galvano dalla Fiamma, dell’ordine de’ Predicatori, scrive che sul fine di marzo nacque dissensione fra lo stesso popolo dominante in Milano. Volle l’una delle parti per suo capo Martino dalla Torre, l’altra Azzolino Marcellino. Prevalse il Torriano colla morte dell’altro. Allora i nobili, paventando la forza di questo capo e del popolo, elessero per loro capo Guglielmo da Soresina, e si fecero forti. Affin di quetare sì fiere turbolenze, si trasferì a Milano Filippo arcivescovo di Ravenna legato pel papa, che mandò ai confini i due suddetti capi. Il che vien anche asserito dall’autore degli Annali Milanesi, senza por mente che tuttavia Filippo legato era detenuto prigione in Brescia da Eccelino, e che per conseguente all’anno precedente, prima della prigionia di lui, dovrebbe appartener questo fatto. Avendo Martino rotti i confini, se ne tornò a Milano, e fece stare colla testa bassa la nobiltà. Il perché Guglielmo da Soresina ed altri nobili, andati a Verona, promisero ad Eccelino di dargli in mano la città di Milano.