Scritto nel 1913 poco dopo la morte dell’adorato unico figlio, questo romanzo probabilmente contiene note autobiografiche nel descrivere le vicende dolorose della protagonista, Bianca, un’orfana milanese che viene accolta dalla zia, proprietaria di una cartiera situata in montagna, dove vive con i due figli Roberto e Maria.
La zia è morbosamente attaccata al figlio maschio e non considera per nulla la dolcissima figlioletta, che fortunatamente trova in Bianca una sorella maggiore che le ridà il sorriso quando il fratello la tormenta con scherzi crudeli. Ma Roberto va ben oltre lo scherzo, ferendo la sorella che rischia di perdere la vista, ed è quindi convinto da un amico a recarsi in America per espiare le malefatte e consentire con calma la guarigione di Maria. In tutto il tempo che serve alla piccina per guarire, la madre soffre per la lontananza del figlio e non si preoccupa quasi della figlioletta.
Oltre a Bianca, la bimba viene seguita amorevolmente dal giovane ingegnere che dirige la cartiera, Piero. Quest’ultimo si innamora di Bianca: ma mentre i due innamorati pregustano le dolcezze di una vita in comune, scoppia la guerra d’Africa, e Piero, richiamato alle armi, riporta in battaglia una ferita gravissima, e muore al suo ritorno in Italia dopo aver detto addio a Bianca. La profonda fede di Bianca è l’unico strumento che le rimane per superare anche questo momento doloroso e per riprendere accanto alla ritrovata famiglia della zia la sua vita, dedicata ai suoi cari.
Articolo di Gabriella Dodero
Dall’incipit del libro:
Sbarcando sulla riva deserta del villaggio, raggruppato alla scogliera, Bianca Lionello ebbe a rimanere incresciosamente sorpresa. Nessuno era lì ad incontrarla; manco un contadinello, che la guidasse alla cartiera. E pure ella aveva annunciato chiaramente e precisamente il giorno e l’ora del suo arrivo.
Che non avessero ricevuto la sua lettera? Che fosse un segno di scortesia?… Un volere, subito, trattarla da intrusa?… O pure, si trattava forse d’un semplice ritardo?… Questo doveva essere; ell’era una stupida a stillarsi il cervello, ad amareggiarsi per un niente. Poteva aspettare; qualcuno sarebbe venuto, che diamine!
Il barcaiuolo che l’aveva tragittata dal battello a vapore, a riva, tarchiato, abbronzito, brusco, che non invitava punto al conversare, assicurò la barca, fece di cappello e si perdette per uno dei viottoli tagliati nel sasso, che guidavano al villaggio.
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