#MomentiMetropolitani No, non dico sia il paradiso, qui sotto. Ma sopra c’erano clacson, fumo, pupille dilatate e l’Urlo di Munch. Mi riparoAlessandra Giordano

È disponibile da oggi su Amazon.it, e a breve sugli altri store online, l’eBook #MomentiMetropolitani, raccolta di Tweet per un anno di Alessandra Giordano, illustrati da Luca Gabelli e con la prefazione di Giulio Passerini (vedi sotto), amato blogger in campo letterario.

Alessandra Giordano, #MomentiMetropolitani, eBook format a cura di Serena Baccarin, formato Kindle (689 kb), venduto da Amazon Media EU S.à r.l., ASIN: B00APEHK0Y

Un anno di Tweet viaggiando in metrò. Taccuino in borsa e poi centoquaranta battute sui tasti del pc, compresa la barra spazio, comprese le virgole, per raccontare scene quotidiane di vita sotterranea. Un cancelletto davanti e #MomentiMetropolitani – ideale prosieguo dei racconti di carta pubblicati in Cadorna non è una fermata – diventa l’hashtag per il riconoscimento su Twitter.com, dove l’autrice assume le vesti di @AlessGiordano.

Guardare una scarpa e immaginarsi una vita; scrutare il dettaglio e dargli una voce, spegnere l’audio e appropriarsi delle immagini intorno a sé. Poi, raccontarlo in due righe.

cover Momenti metropolitani58_PIkin4,BottomRight,-33,22_AA280_SH20_OU29_

Ogni giorno viaggiando in metropolitana, luogo del buio e del pensiero, tana di riflessione e specchio di mille umanità.

 

La prefazione

C’è una cosa che succede quando le porte del vagone si chiudono. Quelli che sono dentro sono quelli che sono dentro, fuori ci sono gli altri. Si tratta di una complicità, di un affetto triste e diffidente che dura solo poche fermate, ma c’è.

Succede anche nello spazio di 140 caratteri. Mondi minuscoli pieni di «altri» nascono e muoiono nello spazio di un tweet: 140 caratteri lanciati su un binario nel buio della rete che ogni minuto si ricombinano, si stringono, respirano, si frangono, restano per sempre, per sempre dimenticati, tornano a significare dell’altro.

È uno spreco di vita e di parole indicibile, eppure è quello che ogni giorno ci aspetta qualche decina di metri sottoterra nel vagone di una metropolitana o negli scambi eterei del web sociale. Lo twitto o non lo twitto? La fermo, e poi cosa le dico? E dopo cosa succederà? Niente, oppure tutto.

#MomentiMetropolitani Arrivati? Peccato, si parlava così bene delle nostre cose. Ma come, in metrò? Sì, qui sotto, qui dentro.
#MomentiMetropolitani Arrivati? Peccato, si parlava così bene delle nostre cose. Ma come, in metrò? Sì, qui sotto, qui dentro.

All’inizio è solo possibilità. Possiamo decidere chi essere, cosa dire, cosa fare vedere di noi e cosa tenere nascosto. Ma poi, fermata dopo fermata, tweet dopo tweet, impariamo a riconoscerci. C’è quello con cui scambi una parola ogni tanto, quella a cui vorresti dire qualcosa ma così davanti a tutti non sta bene, quello che ti guarda storto e neanche sai perché. Con qualcuno si divide l’ombrello quando fuori piove, o qualcosa di più, magari molto di più. Quante volte ci siamo chiesti cosa sarebbe successo se non avessimo perso quel treno? Ecco, la vita qui giù è così, e dura più o meno 140 caratteri.

@giuliopasserini