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Ci piace segnalare questa iniziativa di Guido d’Ippolito e altri giovani, che si ispira e rielabora una proposta di Stefano Rodotà:
(voce di SopraPensiero)
Quello del digitale è purtroppo in Italia ancora un tema di nicchia. E questo perché il ritardo italiano in questo settore non è solo infrastrutturale (digital divide) ma anche culturale (analfabetismo informatico). Non c’è la consapevolezza dei vantaggi e delle possibilità di crescita offerta dall’ICT così come non c’è domanda di servizi innovativi. Sono questi dati abbastanza allarmanti, soprattutto se confrontati con gli altri Stati, e che inchiodano l’Italia agli ultimi posti di ogni classifica europea e mondiale. Proprio per risolvere queste esigenze è nato l’art. 34-bis.
L’34-bis è l’articolo che proponiamo di inserire in Costituzione ed è stato interamente realizzato da giovani che, facendo propria la cultura digitale, quella della condivisione, del “fare rete”, hanno realizzato un disegno di legge costituzionale.
Questo riconosce una volta per tutte la connessione come diritto sociale e lo ricollega al diritto oggi più importante: l’istruzione (art. 34 Cost.). Internet non è solo libertà di espressione, Internet è esercizio di tutti i diritti e doveri, è possibilità di usufruire di infiniti servizi per migliorare le nostre condizioni di vita, è lavorare ed esprimere la propria personalità. Ma tutto questo non può prescindere dalla cultura e quindi dall’istruzione. Soprattutto oggi non si può non ricominciare dall’istruzione facendo di questo il diritto fondamentale per la crescita di tutto il sistema paese.
Non poter usare Internet oggi, vuol dire essere tagliati fuori dal mondo, dal lavoro, dall’economia, dai rapporti personali e della cultura. Riconoscerlo vuol dire dare a tutti le stesse possibilità di crescita personale e professionale.
Internet è un nuovo luogo di esercizio dei diritti e una nuova dimensione economica, imprenditoriale e lavorativa. E’ in quest’ottica onnicomprensiva e trasversale che lo Stato ne deve riconoscere e garantire l’accesso.
Accesso ad Internet come diritto sociale vuol dire che, così come lo Stato realizza scuole ed ospedali per rendere effettivo il diritto all’istruzione e alla salute, dovrà anche realizzare le infrastrutture di connessione alla Rete per rendere effettiva la connessione.
L’accesso ad Internet è una precondizione all’esercizio nelle nuove democrazie di tutti i diritti: dalla libertà di espressione (art. 21 Cost.), dal diritto all’istruzione (art. 34 Cost.), all’iniziativa economica privata (art. 41 Cost.) e al buon andamento della PA (art. 97 Cost.).
Internet è ormai sempre più considerato come un bene comune o un servizio fondamentale. Riconoscerne l’accesso, e quindi la connessione, come un diritto sociale significa impegnarsi per lo sviluppo dell’Italia. In particolare vuol dire espandere e tutelare al meglio tutti i diritti, rimuovere le disuguaglianze sociali, incentivare l’economia, creare posti di lavoro, digitalizzare la PA, sviluppando l’impresa e i commerci, aumentare il PIL e tanto altro ancora. Significa puntare su valori basilari e che hanno fatto crescere tanto Internet che le democrazie. Valori come la condivisione delle idee, competenze, energie, la collaborazione, la solidarietà, l’uguaglianza.
L’art. 34-bis, è il contributo delle nuove generazioni alle riforme del paese. E’ una rivoluzione culturale e sociale prima che giuridica ed economica in quanto chiede il riconoscimento della parte più innovativa e propositiva del paese. Tutto questo senza perdere di vista, anzi valorizzando la cultura digitale.
L’art. 34-bis è quindi la precondizione di tutte le riforme. Vuol dire far raggiungere allo Stato un nuovo livello di civiltà che solo insieme, con la collaborazione e l’apporto di tutti, cittadini, imprenditori, lavoratori, dipendenti pubblici, giornalisti, politici… si può ottenere.
dott. Guido d’Ippolito
Per saperne di più, collaborare e leggere il dettaglio della proposta: