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Romanzo pubblicato dapprima in un periodico, l’edizione De Mohr qui digitalizzata risale al 1909. Come gran parte della produzione dell’Autrice, anche questo romanzo ha come scopo quello di ispirare nelle giovanette e nelle signore buoni e pii sentimenti.
A differenza di altri romanzi, in cui l’eroina è un esemplare modello di ogni virtù, vittima di travagliate vicende a cui le lettrici si appassionano, la protagonista di questo romanzo è Maria, che si presenta come una giovane bellissima, ricchissima ma molto altera; abita un castello che domina una vallata prealpina, in cui un giovane ingegnere, Giorgio, ha ripristinato una vecchia ferriera. L’ingegnere ha ereditato la ferriera da uno zio, che non aveva mai frequentato e che era tristemente celebre per la sua impetuosità, sfociata in malvagità nei confronti di chi lo contrastava; la ferriera stessa era stata da lui acquisita dopo aver rovinato il precedente proprietario, morto suicida lasciando una bimba orfana.
La storia è qui centrata sulla redenzione di Maria dal sentimento di vendetta che dapprima ispira le sue azioni, redenzione che passa attraverso l’amore che si sviluppa tra i due giovani, loro malgrado. Tra i molti comprimari, l’immancabile ottimo curato, e due sorelle nubili di Giorgio, che abitano alla ferriera: entrambe trovano ammiratori e affetti sinceri nella vallata.
L’Editore presenta questa opera con parole elogiative per l’Autrice, di cui riportiamo alcune frasi:
“Epperò nei romanzi e nelle narrazioni della Vertua Gentile, noi sentiamo i palpiti di tante anime che noi conoscemmo e che ci passarono accanto nella vita: noi vediamo scorci e figure, ambienti e personaggi che non ci sono ignoti, perchè sono della vita vera e non opera d’una fantasia: noi infine, nelle situazioni di idillio o di dramma, di letizia o di angoscia, ritroviamo infinite verità, balzanti su dai nostri ricordi e riflessi e che ci rammentano casi reali uditi narrare, o ai quali fummo indiretti spettatori, o che apprendemmo dalle cronache dei giornali, o da confidenze altrui, o dalla bocca, talvolta dalla bocca stessa, dei piccoli o dei grandi eroi del palcoscenico umano.”
Sinossi a cura di Gabriella Dodero
Dall’incipit del libro:
Da parecchi anni abbandonata e chiusa, la vecchia ferriera si era riaperta.
Alle antiche macchine, arrugginite nell’inazione e scartate dal progresso, erano state sostituite delle nuove, di modello recentissimo, che lavoravano accordando il loro cupo rumore ai sordi tonfi del maglio e allo scroscio ininterrotto della cascata, precipitante con schiumoso salto dalla scogliera a picco del baratro nel fiume scorrente, grosso e minaccioso, fra i ripidi e selvosi monti della vallata selvaggia.
Lavoro e vita erano ritornati nella pittoresca gola di quelle montagne. E vi erano ritornati per l’ultima volontà di Giorgio Lanciani, l’arcigno e solitario signore, nato e cresciuto nella borgata di riva il lago.
Scarica gratis: A la vecchia ferriera di Anna Vertua Gentile.