Podcast: Apple Podcasts | RSS
(voce di SopraPensiero)La sua potrebbe essere una vita come tante: un impiego in farmacia, una fidanzata rompiscatole, la passione per la musica «dura» e «scura» degli ’80. Glielo dice anche sempre il suo analista: «è tutto normale». Ma come fai a sentirti normale quando una bambina mai vista prima, nel bel mezzo di una serata di poesia, ti annuncia che morirai «prima della prossima luna»? Chiunque si preoccuperebbe almeno un po’; chiunque, con ogni probabilità, si farebbe qualche domanda. Forse non tutti si farebbero però trascinare anima e corpo in locali goth gestiti da un manipolo di donne frustrate e psichicamente fragili, pronte a organizzare il rituale più inusuale e cruento; non tutti si abbandonerebbero all’amore di una vampira con una mano mutilata, ponendolo al di sopra della propria stessa vita; e non tutti si lascerebbero guidare dalla propria melanconia alla scoperta della verità ultima di se stessi.
Matteo Bertone scrive un romanzo solido e divertente, dai dialoghi rapidi, dove nessun aspetto è sovraccarico, dall’ambientazione dark all’allusione costante alla musica in sottofondo. Il ritmo è serrato e riesce a sostenere una trama semplice e lineare, che cattura il lettore e invita a proseguire fino all’ultima pagina (dove l’attende, per la verità, un finale non entusiasmante, ovvero non all’altezza di quanto sarebbe legittimo aspettarsi leggendo il resto della storia). Il tema del vampirismo è trattato dal punto di vista genetico: il vampiro è ora un malato, ora un prescelto dalla selezione naturale, ma in nessun caso un essere moralmente degenerato che fa pagare agli altri le conseguenze del proprio stato. Al di là di qualche piccola imperfezione (curiosamente mancano i numeri su un paio di pagine pari, in un’edizione in brossura gradevole sotto ogni altro aspetto, dalla copertina con risvolti allo stile dell’impaginazione) si tratta di un lavoro «ben venuto», in entrambi i sensi dell’espressione.
M. Bertone, Diurno imperfetto, ed. Nero Press, 2014, pp. 200, euro 13.