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(voce di Luca Grandelis)«Perché c’era bisogno di un libro come questo?» si chiede Edward De Bono in apertura del suo ultimo Fai girare la testa (ed. Erickson, 2011). Poche pagine più tardi dà anche la risposta: «la filosofia e la psicologia sono di natura analitica e descrittiva. Non sono operative. Non forniscono strumenti di pensiero concreti». Secondo il docente dell’Università dell’Arizona non sono stati studiati abbastanza i metodi del pensiero umano. Soprattutto, non sono stati approntati nuovi metodi per potenziare e perfezionare il pensiero. Da questa constatazione, dai tanti anni di studio e dai numerosi volumi pubblicati matura l’ambizione di De Bono: fornire niente di meno che «un nuovo software per il pensiero».
Il libro nasce dunque con questo intento, e presenta in poco meno di duecento pagine le possibilità del pensiero creativo, progettuale e percettivo. Che vanno ad aggiungersi alle precedenti e più celebri elaborazioni: quelle del pensiero laterale e parallelo. Integrative (chiarisce), non sostitutive, dei metodi di pensiero «soliti».
La validità di queste teorie non si basa su evidenze sperimentali ma sulla pratica spontanea e a quanto pare diffusissima tra politici, professionisti, importanti uomini d’affari (che si aggiunge all’opera di divulgazione che il professore svolge insegnando presso cinque Università e tenendo conferenze ad Oxford, Cambridge, Harvard). Ciò potrebbe forse spiegare l’avversità dell’autore agli insegnamenti «tradizionali» (spinta fino al disprezzo della filosofia tout court – «la filosofia non riguarda affatto il pensiero e in definitiva rende sterili le menti degli studenti», scrive).
È invece concentrato sull’attenzione il suo precedente Sei forme per pensare (ed. Erickson, 2009), che parte da un presupposto statistico: il 90% degli errori di pensiero dipende da errori di percezione, e nessuna logica – per quanto impeccabile – può compensare questo deficit iniziale. Quindi l’attenzione va focalizzata correttamente su ciò che è importante, tramite una valutazione ponderata basata su una buona selezione delle informazioni disponibili. A tal fine De Bono espone il suo metodo «dei 6 cappelli»: sei figure geometriche (il quadrato, il triangolo, il cerchio, il rombo, il cuore, il rettangolo). Ogni figura rappresenta un modo peculiare di affrontare il problema che si ha davanti. Esse «offrono un sistema ordinato per orientare l’attenzione e per indurre a concentrarla su un particolare aspetto delle informazioni».
Il progetto di scrivere un nuovo software per il pensiero umano non è al momento suscettibile di convalida (né di confutazione) in sede teorica; d’altra parte, il grande successo accademico e di pubblico suggerisce una certa cautela nel giudizio. De Bono potrebbe essere un medico che tratta in maniera semplicistica e impropria la filosofia e la psicologia (facendo uso e abuso della denigrazione) e che riempie i suoi libri di banalità che sembrano originali solo perché ce ne dimentichiamo in continuazione. Viceversa, potrebbe essere un pioniere nel campo di una nascente «ingegneria informatica cerebrale», con una certa propensione all’autocelebrazione ma anche con il grande merito di avere inventato un ambito del sapere che verrà insegnato domani alla scuola dell’obbligo. Delle due l’una. Al lettore l’ardua sentenza.
E. De Bono, Fai girare la testa. Pensare bene per vivere meglio, ed. Erickson, 2011, pp. 192, euro 14,50.
E. De Bono, Sei forme per pensare. Selezionare, valutare e utilizzare efficacemente le informazioni, ed. Erickson, 2009, pp. 124, euro 14,00.