Titolo: Once di John Carney, 2006
Con: Glen Hansard, Markéta Irglová, Bill Hodnett, Danuse Ktrestova, Marcella Plunkett.
Riconoscimenti: Oscar 2008, miglior canzone originale Falling Slowly.
Al suo terzo lungometraggio (November Afternoon, 1977, On The Edge, 2001), l’irlandese Carney accentua la sua scelta di metodo nel senso del cinema d’autore dalle tipiche caratteristiche “indipendenti”, nella concezione e nella fattura. Sceneggiatura tenue e quasi inesistente a vantaggio di un’autonomia dello svolgimento filmico, che di momento in momento produce il proprio senso in funzione di ciò che davanti al cineocchio accade per una sola volta. E’ il mito della “cattura”, se non della “realtà”, almeno del “materiale profilmico” più o meno improvvisato e lasciato vivere di per sé.
Qui il materiale è dato, essenzialmente, dalla musica (di qualità apprezzabile, tanto da meritare l’Oscar 2008 per la canzone originale) e dai sentimenti di due giovani, le cui storie intime sono colte nel momento del loro incontro casuale, per la strade di Dublino. Due delusioni d’amore che bruciano, due musicisti – lui (Hansard) chitarra e canto, lei (Irglová) pianoforte e canto – che esprimono nella musica le proprie aspirazioni di vita, anche segrete. Lei si ferma ad ascoltare lui che canta il suo tormento ai passanti. Qualcosa li attira reciprocamente, una sensazione, una sensibilità artistica, una voglia di comunicare e condividere la propria condizione. Lui invita lei a seguirlo in sala d’incisione per realizzare un “demo”, poi partirà per Londra in cerca di fortuna.
Nulla succede eppure tutto succede, come per ciascuno in ogni momento della vita, unico. Il film è piaciuto molto al pubblico del Sundance Film Festival, che lo ha premiato. Il premio si capisce: in fondo, Once è un film vicino al pubblico proprio in senso esistenziale, avendo abbattuto il muro – così sembra – che in genere separa appunto lo spettatore dalla “lavorazione” cinematografica. Il fatto che la storia sia in qualche misura “vera” non cambia di una virgola la valutazione del film. Conferma tuttavia la bravura di Geln Hansard, uno dei fondatori del gruppo rock irlandese The Frames.