Protagonista di questo agile libello è Giorgio Castriota detto Scanderbeg (1405-1468), il condottiero balcanico divenuto celebre per aver cacciato con successo i turchi dall’Albania (della quale è l’eroe nazionale), e per aver guidato per oltre un ventennio i propri compatrioti nel respingere con altrettanta fortuna tutti i loro tentativi di riconquistarla.

Personaggio ampiamente biografato già poco dopo la morte, le sue gesta rivivono in un racconto che a grandi linee ma a forti tinte illustra i precoci e valorosi trascorsi nelle file dell’esercito ottomano come ostaggio convertito all’Islam; la clamorosa defezione dalle armi turchesche col ritorno alla fede cattolica; la consumata accortezza politica nel destreggiarsi fra giochi di potere infidi e continuamente mutanti; l’audacia tattica e strategica alla testa di truppe galvanizzate dal suo entusiasmo nazionalistico e sempre vittoriose negli scontri ultraventennali contro le soverchianti forze di un avversario ovunque invincibile; e, ancora, le salde qualità morali che ne avevano animato l’azione di governo, additandolo a insperato salvatore della cristianità occidentale.

Apparso anonimo nel 1539, il Commentario assecondava il vezzo (non inconsueto nella produzione libraria del tempo e riconoscibile soprattutto nelle opere di Pietro Aretino), di lasciare a chi leggeva il compito e la sorpresa di scoprire il nome dell’autore attraverso un labirinto di allusioni, citazioni e riferimenti sparsi nel contesto del libro: ed è stato proprio questo stratagemma enigmistico ad aver svelato, ma solo di recente, che a scriverlo fu Paolo Angelo (†1573), esponente di una famiglia nobiliare albanese legata alle vicende dello Scanderbeg prima di unirsi ai tanti esuli che dopo la sua morte espatriarono nella repubblica di Venezia per sfuggire alla vendetta turca. Scarse le notizie sulla sua vita, volta anche a ricomporre nella terra della Serenissima, di concerto con i familiari e in modi assai poco limpidi, il blasone del casato che in Albania gli ottomani avevano irrimediabilmente infranto.

Sinossi a cura di Giovanni Mennella

Dall’incipit del libro:

Altre volte, Signor Inclitissimo, mosso dal zelo de l’honor & gloria della casa di Dio, et della pieta christiana: quasi impazzito nella speranza del Salvatore Iesu Christo scrissi una epistola à quel Solimano principe grande de Turchi, et gli dedicai quel libretto volgarizato de fra Ricoldo Martyre contra l’Alcorano, et in quello, seguendo in parte l’orme de miei progenitori, sollicitava la sua conversione alla fede nostra santissima, come da santi è stato prophetizato, & gli prometteva far vedere, che piu avantaggio in questa vita & l’altra hanno da Dio li veri & buoni christiani che non hanno quanti Mahumetani, ne quanti altri prophani nemici di quello si trovano. Doppo questo, per dar testimonio & fede, che io havea deposta la verita, & che gli procurava ogni bonta, volsi sotto brevità comporre in lingua volgare la vita, & gloriosi gesti di quel Inclito Georgio castrioth che in turchesco si diceva Scanderbeg, & fu unico essemplare di molte et frequenti vittorie contra tutti li suoi nemici. In quel mezzo colui che piover fece dal cielo le pietre in favor di Iosue contra Adonisedech, & li altri regi aversarii del populo Israelitico, fece che à Vienna & dipoi à Tunesi esso Turco vedesse piu chiaramente quello che era la mia intentione provarli cioè la rotta, & la perdita de Mahumetani, & la vittoria de battizati per gratia del N. S. Dio omnipotente: et per la diligente solicitudine di Carlo augusto V. Dipoi la santita di N. S. Paulo iii ha concordato la Maestà regia Francese con l’antedetta sacra Cesarea.

Scarica gratis: Commentario de le cose de Turchi, et del s. Georgio Scanderbeg, principe di Epyrro di Paolo Angelo.