Formazione e spazi pubblici, di Mariangela Giusti (ed. FrancoAngeli, 2010) è un libro di Pedagogia interculturale. Viviamo in contesti multiculturali e «l’altro» è ormai il nostro vicino di casa, è in attesa con noi alla fermata dell’autobus, in fila al bar, accanto alla nostra scrivania d’ufficio: è insomma divenuto la regola, non più l’eccezione; eppure viverci insieme senza fraintendimenti o motivi di scontro è tutt’altro che scontato. La convivenza pacifica – soprattutto con chi ha abitudini, aspettative, intenti diversi dai nostri – non è un evento per così dire automatico, ma un’arte che va coltivata a partire da una conoscenza ben precisa.
Qui subentra la pedagogia interculturale: «a scuola e nei contesti informali dell’extrascuola c’è attenzione, metodologia, esperienza. Ma nelle situazioni della vita di ogni giorno l’accoglienza reciproca fra nativi e migranti non è immediata né scontata. Chi arriva da lontano ha bisogno di imparare i luoghi, il paesaggio, la città e le sue storie. Chi vive stabilmente in una città ha bisogno di ri-imparare quei luoghi e quei paesaggi alla luce delle trasformazioni legate alle nuove presenze. Occorre un avvicinamento progressivo che avviene nel corso del tempo (se avviene), come forma di apprendimento intenzionale (se c’è)». Dunque, a meno che non si voglia rifiutare tout court la realtà della multiculturalità (e non sono pochi quelli che cedono alla tentazione, supportati anche da partiti politici che traggono vantaggio dall’incoraggiamento di una visione ipersemplificata – e in quanto tale fondamentalmente falsa – delle cose), va preso atto che la mutata condizione demografica e sociale richiede agli adulti (gli esami non finiscono mai!) una nuova indispensabile fase di apprendimento.
I saggi raccolti nel volume intendono introdurre alla comprensione e al superamento di questo problema. Rigettando la prospettiva del rifiuto e senza indulgere alla retorica dell’altro come «opportunità e arricchimento» (che riguarda uno stadio molto successivo dell’esperienza: il primo impatto con l’altra cultura è sempre quello della problematicità – non a caso la prima parte del volume si intitola: «formarsi alla pazienza»), gli autori offrono indicazioni metodologiche e pratiche, ponendo l’accento sull’importanza precipua dei luoghi all’interno della formazione.
Il libro contiene alcuni primi risultati di una ricerca fenomenologica che ha preso avvio da una ricerca precedente (M. Giusti, Immigrati e tempo libero. Comunicazione e formazione interculturale a cielo aperto, ed. UTET, Torino 2008), cui sono stati aggiunti tre resoconti di lavori sul campo condotti da giovani collaboratrici dell’autrice nati da quella stessa ricerca. Contiene inoltre le note di viaggio dell’incontro tra Giusti e il filosofo catalano Raimon Panikkar, avvenuto a Roses (Spagna) nel 2004.
M. Giusti, Formazione e spazi pubblici. Descrivere e narrare luoghi multiculturali, ed. FrancoAngeli, 2010, pp. 166, euro 21.