Pubblicato nel 1908 a Milano dai Fratelli Treves, il libro di Diego Angeli si apre con una straordinaria scena di caccia alla volpe tenuta nell’Agro romano, in questa particolare occasione nell’area di Centocelle, nel sud di Roma.

Questa è la seconda opera della trilogia dedicata dall’autore alla fase delicatissima in cui Roma passò dal governo del Papa Re a capitale del Regno d’Italia sotto il governo di Casa Savoia. Il libro di Angeli è ricco di informazioni su questo particolarissimo periodo; potrebbe a buon diritto essere considerato un documento storico, perché l’autore era di fatto un diretto testimone di quel mutamento, che visse sulla sua pelle.

L’Agro romano.

Per prima cosa scopriamo che, come testimonianza di quel periodo, oltre ad una ‘Roma sparita’, descritta anche dai famosi acquerelli del romano Ettore Roesler Franz (1845 – 1907), esiste anche un meno noto ‘Agro romano sparito’, ritratto, forse non con la maestria di un artista provetto ma con tutto l’amore di un appassionato dilettante, nelle piccole vedute eseguite, tra il 1885 e il 1936, dallo stesso Angeli e conservate nel Museo di Roma in Trastevere. L’Agro romano è tutta la fascia di pianure e di colline che circonda la città; non è da confondere con la Campagna romana, che indica invece solo la parte verso sud dell’Agro, che arriva fino al Tirreno e che va poi a fondersi con l’Agro pontino.

L’Agro romano comprendeva le campagne brulle e disabitate di Centocelle, Prima Porta e Grottarossa, Divino Amore, Giustiniana, Malagrotta, Cecchignola, Acqua santa, Castel Giubileo, Coazzo a San Basilio, Pineta Sacchetti… Località, forse poco note ai non romani, se non per le cronache dei quotidiani. Oggi alcune di quelle zone sono diventate le periferie ad altissima densità abitativa, sorte, fin dai primi del Novecento e in seguito negli anni, per l’abbandono più o meno forzato del centro storico per l’arrivo dei ‘piemontesi’, per i grandi sventramenti nelle aree archeologiche, per il crescente costo degli immobili e degli affitti già a partire dal secondo dopoguerra. In quei quarant’anni circa più di due terzi dei residenti hanno abbandonato i vicoli e i palazzi, in una emorragia inarrestabile nel centro ed una copiosa e continua colata di cemento nelle periferie. Se il centro storico così come è ritratto nella pianta settecentesca del Nolli è rimasto pressoché immutato, oltre le mura… moltissimo è cambiato. La città si espansa fino a diventare la più ampia d’Italia. L’area di Malagrotta poi era la sede, fino a qualche anno fa ed è ancora in fase di chiusura, della discarica ritenuta la più ampia d’Europa. Dunque fini ingloriose per quelli che Angeli descriveva come consueti luoghi di ritrovo e di svago per l’élite romana.

La caccia alla volpe.

Nel 1844 un gruppo di nobili e aristocratici inglesi e romani guidati da Lord Chesterfield e dal principe Odescalchi organizzarono le prime cacce alla volpe a Roma; personale (master, huntsman, whip, ecc. – questi termini tecnici si trovano anche nel romanzo di Angeli), cavalli e cani venivano fatti giungere appositamente dall’Inghilterra. Nel 1860 viene costituita una vera e propria Società romana per la Caccia alla Volpe; Livio III Odescalchi ne è il primo presidente; presumibilmente nel 1934 si tiene l’ultima riunione. Nel web sono reperibili molte foto e numerosi video prodotti e conservati dall’Archivio Luce, fondato nel 1924. Essendo di diretta derivazione inglese, l’abbigliamento e i comportamenti erano perfettamente ispirati all’originale, con grande sfoggio di marsine rosse e top hat o cap, sia per i cavalieri sia per le cavallerizze, e sonori Tally-ho nel momento dell’avvistamento della volpe.

Centocelle in particolare.

Mi dispiace notare quanto questo interessante ed intenso romanzo sia stato tanto poco letto al punto da meritare nel web sinossi che lo travisano completamente. Centocelle non è ambientato nell’omonimo quartiere periferico di Roma, semplicemente perché nel 1908, quando il libro è stato scritto e poi pubblicato, il quartiere non esisteva ancora. Il quartiere appunto, che comprende numerose rovine delle ville suburbane di età classica oggi completamente nascoste dal tessuto urbano, è sorto a seguito della creazione e sviluppo dell’aeroporto di Centocelle nel 1909. Appena nato, l’aeroporto servì da base per il volo di uno dei fratelli Wright, giunto a Roma per mostrare il mitico Flyer. Nell’occasione venne girato per la prima volta un filmino da un aereo in volo. Il quartiere nel tempo accolse operai, artigiani, piccoli commercianti, contadini, divenendo un quartiere popolare e densamente abitato. Nel 2017, al quartiere fu assegnata la medaglia d’oro al merito civile perché, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, “la Comunità locale si distinse per lo straordinario impegno profuso, al fianco dei militari italiani, nella strenua difesa del locale aeroporto militare, poi occupato dai paracadutisti tedeschi, e, quindi, divenendo obiettivo di numerosi e violenti bombardamenti da parte delle truppe alleate, che provocarono molte vittime civili e ingenti danni all’abitato.” (Motivazione dell’assegnazione, Presidenza della Repubblica https://www.quirinale.it/onorificenze/insigniti/348150).

Infine Centocelle è legato alla figura e all’opera di Pier Paolo Pasolini, che cita il quartiere nel romanzo Ragazzi di vita (1955) e nel film Accattone (1961).

La trilogia di gusto dannunziano.

Come indicato sopra, questo romanzo è la seconda opera, dopo L’orda d’oro e prima de Il crepuscolo degli dei, della trilogia spesso definita di gusto dannunziano. Definirei questo paragone con l’opera di D’Annunzio completamente fuori posto, giustificato forse soltanto da una lettura superficiale dell’opera di Angeli. Ne L’orda d’oro era stata descritto l’ambiente sofisticato, aristocratico e leggero che ruotava intorno al turismo d’élite a Roma, francese, americano e soprattutto russo e questo era stato l’espediente per l’autore per descrivere con infinito amore le bellezze della città anche attraverso il sottile filo rosso di una storia romantica: una città e una tradizione di eleganza e cultura che Angeli vedeva deturpate in qualche modo da questa orda d’oro.

In Centocelle l’autore descrive le campagne intorno alla città ancora vergini, ancora brulle e dure, ancora abitate da butteri e contadini. I personaggi che animano il romanzo non sono più soltanto gli aristocratici, il bel mondo: accanto a loro compaiono gli affaristi, gli imbroglioncelli, gli usurai, i prototipi dei vitelloni, ma anche la gente del popolo. Anche qui troviamo una storia d’amore ma è perfettamente sintomatica del fluire dei tempi: da una parte un giovane piacente, squattrinato, “pallido uomo vizioso ed esperto in ogni lussuria” e dall’altra una bellissima ingenua giovinetta pronipote nientemeno che di Paolo III Farnese, il papa che nel 1540 aveva autorizzato la costituzione della Compagnia di Gesù e nel 1545 convocato il Concilio di Trento che avrebbe dato il via alla Controriforma e avrebbe ribadito con forza il potere della Chiesa di Roma.

Il romanzo, nel quale in ogni pagina si legge lo stupore dei cittadini romani, a tutti i livelli sociali, per il nuovo assetto politico che vede al governo della città casa Savoia, è ricco di pagine vivacissime nelle quali Angeli descrive le numerose cacce alla volpe, a volte anche molto cruente, e una vita di mondanità in cui la vecchia aristocrazia e i nuovi ceti ricchi emergenti si annusano, si incontrano, si scontrano. Si sa, è ben noto, che in numerosi splendidi palazzi romani, nei quali era sempre presente un trono per accogliere il papa nelle frequenti visite, quel sontuoso sedile venne girato e rivolto verso il muro, dopo la breccia di Porta Pia. E ancora oggi, in quei palazzi oggi aperti al turismo di massa, ci si imbatte in questi arredi fermi al 1870 e mai spostati.

Come ne L’orda d’oro si può trovare un po’ di Angeli nel protagonista Paolo Maleandri, qui ne troviamo altre splendide pennellate nella figura di Giannetto Condulmieri principe di Settevene, figura profonda, mesta, bellissima. Così l’autore ce lo presenta all’inizio del romanzo:

«da dieci anni correva a traverso il mondo per dimenticare un suo amore infelice — egli diceva — ma veramente per estinguere in una vita errante, quell’insaziabile bisogno di attività che aveva resa triste la sua inutile giovinezza. E ora a quarantacinque anni egli tornava a Roma, con qualche filo d’argento nella barba e nei capelli neri e con molti suoi antichi sogni distrutti. […]

Nato durante gli ultimi anni del dominio pontificio, da un padre che presso il Pontefice aveva un’altissima carica e cresciuto nel suo triste palazzo di Borgo quando la nuova Italia si affermava vittoriosamente nella capitale conquistata, egli aveva dovuto per obbligo del suo nome e delle tradizioni della sua famiglia restarsene isolato e guardare senza parteciparvi, quella meravigliosa attività che già cominciava ad agitarsi intorno a lui.»

Un mio ringraziamento a Umberto Galerati, volontario, come me, di Liber Liber, il quale, spinto dal suo amore per Roma, ha letteralmente riportato in vita le opere di Diego Angeli.

Buona lettura!

Sinossi a cura di Claudia Pantanetti, Libera Biblioteca PG Terzi APS

Dall’incipit del libro:

Il carro su cui erano affastellati i pioli della tenda, la tela, gli attrezzi di cucina, arrivò d’innanzi al cancello di legno che limitava l’ingresso della tenuta di Centocelle verso le otto di mattina. Era una giornata nuvolosa, ma le nuvole diffuse nel cielo dopo la pioggia della notte avevano un pallore latteo e luminoso, di una dolcezza infinita. In cima a una collina bassa ed erbosa, la vecchia torre che dava il nome alla tenuta per essere stata eretta sul rudero di una villa imperiale, sorgeva oltre un boschetto di pini giovani e appariva nera ed ostile, quasi sospesa fra quel cielo madreperlaceo e quel terreno tutto verde per la tenera erba autunnale.
— Brutta giornata! — disse il guardiano della tenuta agli uomini che avevano cominciato a rizzare la tenda, sull’orlo della strada, a ridosso di un casale che serviva di dispensa agli abitatori erranti dell’agro. Ma colui che sembrava essere il capo di quelli uomini si strinse nelle spalle brontolando:
— O brutto o bello, per il «sor Filippo» va sempre bene lo stesso.
E si rimise al lavoro. Il guardiano sedette sulla staccionata e continuò a fissare le cose e le persone, con quello sguardo indefinito e assorto che hanno i butteri e i pastori della campagna romana.

Scarica gratis: Centocelle di Diego Angeli.