Questo romanzo storico, primo di una trilogia, è ambientato nell’estremo ponente ligure tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo. Nel libro, abbandonandosi anche alla fantasia per dichiarato proposito ma rispettoso comunque degli eventi reali, l’autore ci offre un romanzo riuscito ed avvincente.

Nella pagina dedicata all’opera (vedere link in basso) è disponibile la sinossi a cura di Paolo Alberti.

Dall’incipit del Prologo:

L’anno 1794, cominciato con una crescente agitazione sul litorale e per le vallate, avea ridotta la città di Ventimiglia ad una pericolosa anarchia. Le riforme e le vittorie della grande rivoluzione, la fuga del Re di Piemonte, le contese dei partiti nobiliari, che si disputavano le redini della città, apersero un adito a quel borghese vento di Fronda, ringagliardito dal concorso popolare, che, in modo tanto irruento, distrusse o trascinò, abbattè o domò, quanto si opponeva al suo cammino.
Le guerre di successione avevano esaurito quello che una libertà comunale ed una dominazione di ferro s’erano studiate d’accumular di resistenza e di orgoglio: un Governo borghese di Magnifici finì per distruggere l’orma, forse feudale, ma potente, d’una gloriosa autonomia. Sicchè alle prime avvisaglie della rivoluzione e della discesa del generale Massena, coloro, che i nobili sprezzantemente chiamavano la canaglia, drizzarono l’albero della libertà sormontato dal berretto frigio, ed obbligarono le più nobili dame a ballarvi intorno. Pochi si ribellarono ai santi diritti di ballo del popolo: tre soltanto resistettero e furono il conte Luca Lascaris, il nobile Camillo Altariva, ed il duca Almerico di Nervia

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