Scritto nel 1912, il prolifico autore per ragazzi Momus (pseudonimo di Augusto Piccioni, direttore di scuola a Recanati) questa volta lascia sbrigliare la fantasia nelle avventure di un giovane aviatore, il romano Piripicchio. Il cui vero nome ci è ignoto, forse perché, orfano come è, non se lo ricorda? Fortunatamente è stato allevato con amore da uno scienziato, chiamato Zì Vento, perché dedito ad esperimenti aviatori; ma ahimè lo zio muore e a Piripicchio non resta che la sua ultima invenzione, un aereomobile elettrico capace di percorrere distanze incredibili senza bisogno di… benzina.

In onore della memoria dello zio, e dei festeggiamenti del Cinquantenario dell’Unità d’Italia, Piripicchio decide di compiere un raid aereo, da Roma a Torino. Ma nella confusione dimentica la bussola, e quella che crede essere Torino è in realtà … Costantinopoli. Da qui prende il via un vero e proprio giro del mondo, dove tra avventure drammatiche e salvataggi coraggiosi, potrà trovare un amico fedele, il lupacchiotto Tippe-Tappe, visitare paesi e città, battersi con un treno attraverso gli Stati Uniti, naufragare nell’Atlantico (lasciando quindi il primato della trasvolata a Lindbergh!) e infine raggiungere Torino, dove lo attende la sorpresa forse più gradita.

Il periodo storico in cui fu scritto il libro è quello delle prime imprese eroiche dell’aviazione, ed un intero capitolo è dedicato al ricordo degli sfortunati coraggiosi che morirono in voli sperimentali: questo ci fa comprendere la dimensione epica della vicenda, anche se destinata ai fanciulli. Momus qui ci presenta un eroe positivo, che non perde il sorriso e che riesce a trarre il meglio anche dalle situazioni drammatiche; eroe che riceverà la ricompensa finale, così tutti potranno “vivere felici e contenti”.

Sinossi a cura di Gabriella Dodero

NOTE: Tratto dalla riproduzione dell’originale conservato presso la Biblioteca Comunale Centrale “Palazzo Sormani” di Milano, che ringraziamo per la cortese collaborazione.

Dall’incipit del libro:

In quel dolcissimo aprile, Roma, dalle cento cupole, splendeva in una gloria di sole. Dal Gianicolo perennemente verde, alle ombre della villa Umberto; su nella fioritura artisticamente ravversata del Pincio, sino all’Esquilino, a villa Margherita; lontano, laggiú fra i cipressi cupi del Palatino, per tutti i punti piú alti della cittá, di sopra le terrazze, dai campanili, dalle torri era un brulicar di gente a naso all’aria.
Per le vecchie strade di Trastevere, giú per i vicoletti sudici ed oscuri di ponte Sant’Angelo, non una persona; appena qualche gatto, ma pochini anche di quelli, perché i moderni Quiriti hanno l’abitudine (non lo ridite, veh!) di mangiarli in fricassea.
Perché quei cinquecentomila nasi all’aria?
E perché tutti volti con la punta verso il nord?
Eran forse tanti aghi magnetici?

Scarica gratis: Piripicchio in aereoplano di Augusto Piccioni (alias Momus).