Il volume, il XII Tomo della Storia degli Italiani di Cantù, capitoli dal CLX al CLXXIV, prende l’avvio da un’analisi della situazione che si andava a creare ogni volta che il Papa moriva e si doveva procedere alla sua successione. Essendo questa figura, oltre che spirituale, anche temporale, cioè a capo di uno stato, come scrive Cantù:

«La natura elettiva del sovrano a Roma portava per ciascuna vacanza una rivoluzione.»

Tutti gli Stati in qualche modo legati a Roma e alla cristianità, l’Impero, la Spagna, la Francia, i Savoia, cercavano di far eleggere un loro sostenitore. Nel 1623 sale al soglio pontificio Urbano VIII, in un periodo di espansione dello Stato della Chiesa, in particolare sui territori di Ferrara ed Urbino. Le mire del papa si appuntano anche sul Ducato di Castro dei Farnese. Ne nasce una guerra che risulta vittoriosa per il papa. L’assetto dell’Italia, e non solo, è in continuo sommovimento anche per via delle successioni a Parma, in Toscana, in Austria e in Spagna, e per i continui attacchi da parte dei turchi soprattutto a Venezia.

Spira un alito “irreligioso”, i venti del giansenismo si fanno sempre più forti, la Compagnia di Gesù viene soppressa. I papi continuano a succedersi in Vaticano. Si giunge a quelli che Cantù definisce “Principi novatori”: Giuseppe II d’Austria e il fratello Pietro Leopoldo.

Il ricco volume, nel quale l’autore ripercorre poco meno di due secoli di storia, dopo la narrazione degli usi e costumi, dei personaggi illustri del teatro e della musica, delle lettere e belle arti e degli avanzamenti delle scienze matematiche e naturali, si chiude con un capitolo nel quale, tra l’altro, citando dall’opera di Carlo Denina (1731-1813) Rivoluzioni d’Italia, Cantù scrive quanto fosse aumentata la popolazione in varie parti d’Italia tra il 1670 e il 1790.

Sinossi a cura di Claudia Pantanetti, Libera Biblioteca PG Terzi APS

Dall’incipit del libro:

La natura elettiva del sovrano a Roma portava per ciascuna vacanza una rivoluzione. Appena il papa avesse chiuso gli occhi, prorompevasi a sparlarne quando più non era pericolo, e a sbottonare i favoriti di esso; generalmente il nuovo eletto congedava il segretario di Stato del predecessore, e con gente nuova e inesperta cambiavasi e politica e amministrazione. L’Impero, Spagna, Francia, Savoja intrigavano nel conclave per mettere la tiara a un loro benevolo, usufruttando i voti di cui ciascuna disponeva. Per ispirazione, cioè ad unanimità, o per compromesso eleggeasi rarissime volte; le più per iscrutinio, dov’è necessario l’accordo di due terzi dei cardinali presenti. Fra i parteggianti orzeggiava un battaglione volante di cardinali, insufficienti a eleggere, bastevoli ad escludere: il che prolungava le vacanze, durante le quali l’amministrazione sfasciavasi, la giustizia si rilassava, ricomparivano le bande.

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