Nel Medioevo i Bestiari erano componimenti in prosa e in versi nei quali si descrivevano gli animali, anche favolosi, con l’aggiunta di spiegazioni moralizzanti e riferimenti alla Bibbia. Intorno ai secoli tredicesimo e quattordicesimo i bestiari avevano raggiunto una popolarità nel mondo cristiano seconda solo a quella della Bibbia stessa.Il primo bestiario venne attribuito a Physiologus, autore leggendario e il suo libro venne conosciuto con il suo stesso nome. Il primo bestiario illustrato è del nono secolo e i bestiari medievali erano quasi sempre accompagnati da illustrazioni, cosa che ha certamente contribuito a costruire il fascino di quei libri, e l’influenza di quelle illustrazioni si può vedere negli affreschi delle chiese di tutta Europa. Il bestiario aveva quindi funzione enciclopedica e naturalistica relativa al regno animale e contemporaneamente aveva funzione di testo di morale cristiana e d’insegnamento religioso.

Louandre, con una visione critica di stampo soprattutto storico, mostra la collocazione dell’animale nella dinamica della cultura medievale, rendendo semplice la comprensione di tematiche che, pur potendo sembrare banalmente fantastiche o favolose, racchiudono invece lo sviluppo delle idee più diverse sulla natura. Dalla natura buona alla natura malvagia, dall’idea che conduce l’uomo a costruire gli zoo a quella che invece progetta e crea oasi di protezione; dalla concezione che la natura sia opera di Dio e di conseguenza separa nettamente l’umanità dal mondo animale, a quella che invece ci apparenta strettamente con questo.

L’anticipazione quasi etologica di Louandre può essere invece letta come una osservazione senza intervento, una partecipazione senza interferenza. In un certo modo siamo di fronte a un’anticipazione del famosissimo Manuale di zoologia fantastica di Borges il quale, molti anni dopo rispetto al 1853, anno di pubblicazione su “Revue des Deu Mondes” di L’Epopée des animaux, percorre quel percorso trasversale attraverso le strane entità sognate dall’umanità trovando affinità ma anche tante domande senza risposta:

«Ignoriamo il senso del drago come ignoriamo il senso dell’universo, ma c’è qualcosa nella sua immagine che si accorda con l’immaginazione degli uomini, e così il drago appare in epoche e a latitudini diverse».

Lo sguardo di Louandre è più attento all’aspetto storico, mentre quello di Borges, come è logico, si sofferma di più sull’aspetto fantastico e sulla relazione di questa fantasia con le varie culture che l’hanno prodotta. Tuttavia l’autore francese conduce lettrici e lettori attraverso una ricognizione visionaria di una tradizione che fa parte del patrimonio di conoscenza della nostra civiltà e che ritroviamo sia nei grandi classici della letteratura che nella tradizione orale e ci aiuta a identificarne il significato recondito e il senso della metafora.

È appena il caso di sottolineare che il panorama borgesiano è di ben più ampia portata, ma raccoglie anche quasi un secolo di ulteriori riflessioni e un ampliamento dell’orizzonte culturale rispetto a quello che era alla portata dello studio limitato, ma non per questo meno interessante, di Louandre.

Certo ci sono dei limiti anche nella spiegazione della metafora. Quando si parla della fenice – per esempio – l’autore spiega che il mito (in origine egizio) divenne per i cristiani un simbolo della resurrezione. Ma non giunge ad ampliare questo concetto fino a spiegare che nella tradizione ebraica l’immortalità dell’uccello è la ricompensa ottenuta per essersi rifiutato di assaggiare il frutto proibito offerto da Eva a tutte le creature dell’Eden. Questo esempio valga per comprendere cosa possiamo attenderci e cosa non dobbiamo cercare in questo testo.

Nell’ambito della narrativa fantastica ispirata ai bestiari mi piace ricordare The Book of Wonder di Edward Dunsany, che, oltre ad essere un manuale di geografia “altra” e un enorme pantheon popolato di grottesche divinità da fare invidia a Lovecraft, rappresenta anche un bestiario nel quale compaiono le classiche creature della mitologia come gli ippogrifi, i draghi, i centauri (tutte creature delle quali ci parla appunto Louandre) accanto ad altri esseri favolosi come il Mipt, il Wyvern, la Bestia contenta e i Moomoo e le sue stupefacenti uova. Tutti coloro che si sono occupati di bestiari in ultima analisi ci ricordano che la vita è formatrice di mostri (fasmidi, ornitorinchi, pipistrelli).

Al di là dei differenti periodi storici e delle differenti congiunture culturali, le tipologie secondo cui l’animalità mostruosa è stata declinata sono simili. La più frequente o classica mescola parti di animali appartenenti a due o più specie, ma abbiamo anche combinazioni tra mondo animale e mondo vegetale, il conferimento di caratteristiche animali alle manifestazioni materiali e corporee del divino; si spazia dall’aggiungere o sottrarre parti del corpo animale (per esempio, la testa, gli occhi, le chiostre dentarie o gli arti), a modificare le proporzioni relative dei vari organi o a cambiarne un solo aspetto (per esempio, sostituendo le pinne con gli arti); comunque i mostri sono esseri viventi che presentano sempre una componente animale e tutte le culture umane sono state, e lo sono ancora, affascinate e inquietate da mostri zoomorfi, anche perché, in quanto animali, anche gli umani si ibridizzano – dal centauro alla sirena, dal Minotauro a Gregor Samsa – annientando nei fatti la “naturalità” della distinzione umano-animale, sempre ribadita dalla tradizione occidentale ma altrettanto sistematicamente infranta sia sul piano dell’immaginario che del reale; si pensi al Golem, a Frankenstein, a Odradek e poi i robot, i cyborg o gli esseri termici di Rudolf Steiner o la lamella di Jacques Lacan. Anche la completa indistinzione di Gaia, il mega-organismo di James Lovelock e Lynn Margulis o la Terra così come pensata dall’occultismo di Robert Fludd divengono gli esempi estremi e la prosecuzione moderna di questi bestiari basati sull’ibridazione.

Per finire, due parole sulla traduttrice Adele Masi Lessona, la quale riesce ad abbinare la grande competenza linguistica alla conoscenza della natura animale affinata dalla collaborazione con il suo secondo marito, Michele Lessona appunto, a fianco del quale ha tradotto, spesso in incognito e con scarso riconoscimento postumo, anche le opere di Darwin. Importante anche la sua opera di divulgatrice scientifica, se si considera che il noto Dizionario universale di scienze, lettere ed arti, sul cui frontespizio si legge «compilato da una società di scienziati italiani sotto la direzione dei professori Michele Lessona e Carlo A. Valle» fu – come affermato dal Michele Lessona stesso – compilato quasi interamente da Adele Masi Lessona:

«Io non ne scrissi una riga. La mia parte la fece tutta mia moglie. Io mi contentavo di dare la mia alta approvazione. Ma, da che sono in vena di sincerità, devo aggiungere che quel dizionario mia moglie lo fece quasi tutto da sola. Carlo A. Valle non ci accompagnò che breve tratto, fino alla lettera D. Scrisse l’articolo dramma e morì».

Che sia questa l’occasione per restituire a una delle tante donne che in quegli anni lavoravano nell’ombra almeno una parte della loro valorosa opera nel campo della scienza, della letteratura, della storia della conoscenza.

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Dall’incipit del libro:

Dai tempi favolosi fino ai giorni più splendidi della civiltà greco-romana, le scienze fondate sull’osservazione positiva dei fatti sembrano rimanere stazionarie. In tutta l’antichità Aristotile solo, studiando la natura, si applica a penetrarne i misteri; solo, e primo fra tutti, descrive con esattezza i costumi degli animali, e li classifica secondo le regole di una specie di fisiologia comparata; ma nessuno gli tien dietro all’altezza in cui lo porta il suo genio. La scienza cui egli dà fondamento, presentendo la maggior parte delle grandi scoperte dell’avvenire, è come a dire soffocata dalle favole. Eliano, Ctesia, lo stesso Plinio ammettono senza esame e senza critica i fatti più straordinari; nessuno in quel tempo si dà pensiero di verificare. Anche gli esseri più noti e più facili ad osservare diventano argomento delle più bizzarre leggende. L’ignoranza e la superstizione popolare sfigurano affatto il mondo, e siccome l’errore stesso ha la sua logica, il difetto di ogni cognizione positiva fa sì che dappertutto si sostituiscono i sogni alla realtà, e senza posa si procede di meraviglia in meraviglia.

Scarica gratis: L’epopea degli animali di Charles Louandre.