Pubblicato nel 1913, questo poderoso volume è dedicato a comprendere la storia (e anche le leggende) dell’Anfiteatro Flavio, forse il più celebre monumento dell’antichità romana, più noto come Colosseo. Si apre con una introduzione su ciò che rappresentavano gli Anfiteatri per la popolazione romana, quali spettacoli vi si tenevano, come in generale erano organizzati tali edifici: senza queste nozioni preliminari, non si può comprendere appieno ciò che l’Anfiteatro Flavio rappresentava all’epoca della sua costruzione.

Seguono tre parti, che percorrono storicamente l’uso dell’edificio, e le modifiche ad esso apportate, rispettivamente nell’età romana, dal sesto al quattordicesimo secolo, dal quindicesimo secolo ad oggi. Infine, alcune quaestiones vengono riproposte ai lettori, che rappresentano i più celebri miti sorti intorno all’Anfiteatro Flavio, e su basi scientifiche si cerca di dare loro una risposta. Completano il volume ricche appendici, dedicate alla vegetazione, alle iscrizioni e frammenti, e un cospicuo indice analitico di quaranta pagine. Numerose illustrazioni e fotografie completano l’opera, che è corredata da oltre un migliaio di Note bibliografiche e di approfondimento.

L’autore cerca di radunare in un solo volume tutte le conoscenze storicamente e scientificamente accertate su questa opera, che ha caratterizzato il paesaggio cittadino di Roma da quasi venti secoli. Nonostante il Colosseo sia conosciutissimo, la sua storia presenta incertezze e ambiguità tuttora da risolvere. Ad esempio, come fu possibile utilizzare il Colosseo per le naumachie? Quali decorazioni, oggi scomparse, lo adornavano? Fu davvero il Colosseo luogo di martirio per i Cristiani, condannati ad essere vittime delle belve? E la mole dell’Anfiteatro Flavio non può non dare origine ad un volume altrettanto corposo, in cui l’autore registra anche opinioni discordi, e puntualmente le confuta, al fine di comprendere davvero in una sola opera tutto quello che c’è da sapere sul grande monumento.

Non si tratta quindi di un’opera di agevole lettura, ma di un compendio da consultare da parte degli studiosi, e illustrato così riccamente da poter essere sfogliato con piacere, anche senza leggerne in dettaglio i contenuti, da parte dei curiosi.

Sinossi a cura di Gabriella Dodero

Dall’incipit del libro:

Due furono gli anfiteatri stabili in Roma: quello di Statilio Tauro ed il FLAVIO. L’anfiteatro Taurense fu di piccole dimensioni, e, fin dai primi tempi della sua costruzione, di pochissimo uso; la sua durata poi fu breve, giacché sotto l’Impero di Nerone, s’incendiò.
«Gli avanzi di esso e il nome a questi rimasto, dice il Maffei, ne avranno fatta far menzione a Vittore, non dovendosi già credere che gli edifizî e le cose da lui nominate fossero a suo tempo ancora tutte in essere e in uso».
Augusto ideò di edificare un anfiteatro nel centro di Roma, e precisamente fra i monti Palatino, Celio ed Esquilino; ma il suo progetto non fu effettuato. L’attuazione di quell’idea era riservata a Fl. Vespasiano il quale, nell’anno ottavo del suo consolato, essendo già terminata la guerra giudaica, pose mano alla grandiosa opera. Scelse allo scopo il sito prescelto da Augusto, urbe media, sito detto Ceriolense, che Nerone avea ridotto a foggia di lago o golfo, circondato da grandi edifizî, e che perciò dicevasi stagnum Neronis.

Scarica gratis: L’anfiteatro Flavio nei suoi venti secoli di storia di Mariano Colagrossi.