Romanzo molto popolare tra la fine del XIX e la metà del XX secolo, questa edizione digitale è stata tratta dalla quarta edizione uscita nel 1913; ne seguirono oltre 10, l’ultima del 1943.

Cosa ha causato questa popolarità nel tempo rispetto ad altre opere della Autrice, tutte pensate per dilettare le fanciulle e le giovani donne, divertendole e allo stesso tempo incoraggiandole verso comportamenti ispirati ai sentimenti più nobili? Forse la possibilità per le lettrici di immedesimarsi nella storia di Rita, qui descritta in tutte le sfumature di sentimenti, ed in una alternanza di eventi che possiamo anche chiamare “colpi di scena”.

La storia si svolge in un castello nella zona prealpina, dove vive il vecchio conte con la nipotina, Rita, rimasta orfana dopo che la figlia del conte aveva sposato, contro il volere della famiglia, un medico di campagna. A Rita il nonno non ha mai mostrato affetto; l’unico suo amico è Don Paolo, un anziano parente che vive in una modesta casa nei dintorni e che l’ha educata con affetto, stimolandone il vivo ingegno. Quando il cugino Giorgio, erede della casata, viene a vivere al castello, il nonno è visibilmente contento, e non sa rifiutargli nessun cambiamento: feste, ospiti, ristrutturazione del castello e del parco. Il nonno impone la sua volontà senza tener conto dei desideri di Rita, amante della tranquillità e della natura; frattanto, la buona società che inizia a frequentare il castello scopre la bellezza, la grazia e l’intelligenza della fanciulla, che viene corteggiata dal barone Serravalle.

Dopo l’ennesima sfuriata con il nonno, Rita esasperata vuole lasciare prima possibile la casa in cui non si sente più bene accetta, ed acconsente a sposare il barone. Ma non è ancor detta l’ultima parola! Se i lettori già intuiscono che non potrà mancare un lieto fine, scoprire quale esso sia richiederà di leggere fino all’ultima pagina…

Sinossi a cura di Gabriella Dodero

Dall’incipit del libro:

Dopo una notte agitata, aveva da poco preso sonno, quando fu bruscamente svegliata dal rumore della carrozza, che correva su la ghiaia del viale delle robinie, per recarsi alla vicina stazione incontro al contino Giorgio.
Si tirò a sedere sul letto con le ciglia aggrondate e dentro il cuore il ribollimento. Ella aveva sperato che il giorno dell’arrivo del cugino non dovesse venir mai. — La sera innanzi, quando il nonno ne parlava con il pievano e il dottore, e tutti si facevano una festa della venuta del giovine conte, ella, serrando le labbra e con uno strano sorriso, s’era trovata a mormorare: «Vedremo se verrà! Gli può succedere un guaio lungo il viaggio! qualche cosa gli può aver impedito di partire! non è improbabile che una circostanza imprevista e improvvisa sia sorta a sconcertare il disegno suo e quello del nonno!…»
Chi sa?
E la speranza le era scesa in cuore con un poco di tranquillità.
Da che, dopo la morte del conte Carlo, lo zio, ch’ella non conosceva, Giorgio, l’unico suo figlio, s’era deciso di venire al castello, Rita non aveva più avuto un momento di pace.
Quel cugino era stato il suo tormento fino dalla prima infanzia. Il nonno non parlava che di lui, rammaricandosi della sua partenza, esultando ogni volta riceveva le sue lettere, che si leggevano ad alta voce, in presenza degli amici e della servitù.
Quand’ella, bambinuccia di quattro anni, era stata portata lì al castello, orfana, povera, e glielo diceva sempre la vecchia Tude, antica cameriera di casa, scontrosa e stenta, che a trattarla e a guardarla era una pena, quando l’avevano portata lì, suo cugino Giorgio era partito solo da un mese, lasciando nel cuore di tutti il desiderio di lui, che era un bellissimo, robusto, vivace fanciullo.

Scarica gratis: L’odio di Rita di Anna Vertua Gentile.