Il Granchio che giocava col mare
di
Rudyard Kipling
tempo di lettura: 14 minuti
Prima dei vecchi e remotissimi tempi era il tempo dei primi principii. Era quando il vecchissimo Mago preparava le cose. Prima egli preparò la terra, poi il mare, e poi disse a tutti gli animali che potevano uscire a giocare. E gli animali dissero: “O vecchissimo Mago, a che giocheremo?” ed egli disse: “Ve lo insegnerò”. Allora prese l’Elefante, Tutto-l’elefante-che-c’era e disse: “Gioca all’Elefante”; e Tutto-l’Elefante-che-c’era giocò all’elefante. Prese il Castoro, Tutto-il-Castoro-che-c’era, e disse: “Gioca al castoro”; e Tutto-il-Castoro-che-c’era giocò al castoro. Prese il Bue, Tutto-il-Bue-che-c’era e disse: “Gioca al bue”; e Tutto-il-Bue-che-c’era giocò al bue. Prese la Testuggine, Tutta-la-Testuggine-che-c’era e disse: “Gioca alla testuggine”; e la Testuggine, Tutta-la-testuggine-che-c’era giocò alla testuggine. Prese ad una ad una tutte le bestie e gli uccelli e i pesci e insegnò loro il gioco che dovevano giocare.
Ma verso sera, quando le bestie e le cose erano stanche, apparve l’uomo (con la donna sua figliuola che gli sedeva su una spalla) e disse: “Che gioco è questo, vecchissimo Mago?” E il vecchissimo Mago disse: “O figlio d’Adamo, questo è il giuoco dei primi principii; ma tu sei troppo sapiente per questo giuoco”. E l’uomo salutò e disse: “Sì, io sono troppo sapiente per questo giuoco; ma tu fa in modo che tutti gli animali mi ubbidiscano”.
Ora, mentre i due parlavano, Pau Amma il granchio, che doveva fra poco giocare il suo gioco, corse via di sbieco e si tuffò in mare, dicendo fra sè: “Io giocherò solo il mio gioco nelle acque profonde, e non ubbidirò a questo figlio d’Adamo”. Nessuno lo vide fuggire, tranne la donna che si appoggiava alla spalla dell’uomo. E il giuoco continuò, e non ci fu animale che non giocasse il suo; e il vecchissimo Mago si nettò le mani dalla polvere e viaggiò intorno al mondo per veder come gli animali giocassero il loro gioco.
Andò a settentrione e trovò Tutto-l’Elefante-che-c’era che scavava con le zanne e rassodava con le zampe la terra nuova e pulita preparata per lui.
– Kun? – disse Tutto-l’Elefante-che-c’era intendendo: “Va bene?”
– Payah kun, disse il vecchissimo Mago, intendendo: “Va benissimo”; e respirò sulle grandi rocce e i grandi ammassi di terra, accumulati da Tutto-l’Elefante-che-c’era; ed essi diventarono le grandi montagne dell’Imalaia; e voi potete vederle sulla carta.
Egli andò ad oriente e trovò Tutto-il-Bue-che-c’era che pascolava sul prato preparato per lui, e d’una foresta faceva un solo boccone per volta, la ingoiava e poi si sdraiava a ruminare.
– Kun? – diceva il Bue.
– Payah kun, – diceva il vecchissimo Mago; e respirava sulla terra denudata dove Tutto-il-Bue-che-c’era aveva mangiato e sul punto dove s’era sdraiato, e la prima diventò il gran Deserto indiano, e l’altro diventò il Deserto di Sahara, e voi potete vederli sulla carta.
Poi andò ad occidente e trovò Tutto-il-Castoro-che-c’era che faceva una diga alle foci dei grandi fiumi preparati per lui.
– Kun? – fece Tutto-il-Castoro-che-c’era.
– Payah kun, – fece il vecchissimo Mago; e respirò sugli alberi caduti e sulle acque calme, e si formò la penisola d’Everglades nella Florida, e voi potete vederla sulla carta.
Poi andò a mezzogiorno e trovò Tutta-la-Testuggine-che-c’era che graffiava con le unghie sulla sabbia preparata per essa, e la sabbia e le rocce turbinavano in aria e cadevano lontano nel mare.
– Kun? – disse Tutta-la-Testuggine-che-c’era.
– Payah kun, – disse il vecchissimo Mago; e respirò sulla sabbia e le rocce cadute nel mare, e si formarono le bellissime isole di Borneo, Celebes, Sumatra, Giava, e le altre dell’arcipelago malese; e potete vederle sulla carta.
Allora il vecchissimo Mago incontrò l’uomo sulle rive del fiume Perak, e gli disse:
– O figlio d’Adamo, t’ubbidiscono tutti gli animali?
– Sì, – disse l’uomo.
– E tutta la terra ti ubbidisce?
– Sì, disse l’uomo.
– E tutto il mare ti ubbidisce?
– No, – disse l’uomo.
– Una volta durante il giorno e una volta durante la notte, il mare corre sul fiume Perak e ricaccia l’acqua dolce sulla foresta, e la mia casa si bagna; una volta durante il giorno e una volta durante la notte il mare si ritira dal fiume, trascinandosi dietro tutta l’acqua, e non lascia che fango, e mi rovescia la piroga. È questo il gioco che gli hai detto di giocare?
– No, – disse il Mago – questo è un nuovo e brutto gioco!
– Guarda! – disse l’uomo, e mentre parlava il gran mare saliva verso la foce del fiume Perak, ricacciandolo indietro, finchè si sparse sulle oscure foreste per miglia e miglia e inondò la casa dell’uomo.
– Questo è male. Prendi la piroga e noi scopriremo chi gioca col mare disse il vecchissimo Mago.
Essi entrarono nella piroga; la donna-figliuola era con loro; e l’uomo prese il kris – una lama curva e ondeggiante come una fiamma; – e s’avanzarono nel fiume Perak. Poi il mare cominciò a ritirarsi, e la piroga fu assorbita fuor della foce del fiume Perak, oltre Selangor, oltre Malacca, oltre Singapore, lontano lontano fino all’isola di Bintang, come se fosse tirata da una corda.
Allora il vecchissimo Mago si alzò e gridò:
– Ohi, bestie, uccelli e pesci, che io tenni fra le mani nel primo principio, e ai quali insegnai il gioco che dovevano giocare, chi di voi gioca col mare?
Allora tutte le bestie, gli uccelli e i pesci, dissero in coro:
– Vecchissimo Mago, noi giochiamo i giochi che tu ci hai insegnato a giocare: noi e i figli dei nostri figli. Ma nessuno di noi gioca col mare.
Allora la luna si levò enorme sull’acqua e il vecchissimo Mago disse al vecchio che sta nella luna a filare la lenza con la quale spera un giorno di acchiappare il mondo: – O pescatore della luna, sei tu che giochi col mare?
– No, – disse il pescatore – io filo la lenza con la quale spero un giorno d’acchiappare il mondo; ma io non gioco col mare.
E continuò a filare la lenza.
Ora vi è pure un sorcio nella luna che sempre rode la lenza del pescatore appena è filata, e il vecchissimo Mago gli disse:
– Oh! sorcio della luna, sei tu che giochi col mare?
E il sorcio disse: – Sono troppo occupato a rodere la lenza che il vecchio pescatore fila. Io non gioco col mare.
E continuò a rodere la lenza.
Allora la donna-figliuola levò le piccole braccia morbide e belle cinte di braccialetti di conchiglie bianche, e disse:
– O vecchissimo Mago! Quando mio padre ti parlò nel primo principio e io m’appoggiavo alla sua spalla, mentre s’insegnava alle bestie il loro gioco, una bestia filò di sbieco nel mare prima che tu le insegnassi il suo gioco.
E il vecchissimo Mago disse:
– Come son saggi i figliuoli che veggono e tacciono. Com’era quella bestia?
E la bambina-figlia disse:
– Era rotonda ed era piatta; aveva gli occhi su dei picciuoli; e camminava di fianco, così, e aveva il dorso coperto d’una robusta corazza.
E il vecchissimo Mago disse: – Come sono savii i figliuoli che dicono la verità! Ora so dove è andato Pau Amma. Dov’è il remo?
Così egli prese il remo; ma non era necessario remare, perchè l’acqua corse prontamente oltre tutte le isole, finchè giunse al punto chiamato Pusat Tasek – il cuore del mare – dov’è il gran buco che conduce al cuore del mondo, e in quel buco cresce l’albero meraviglioso, il Paujauggi, che fa le magiche noci binate. Allora il vecchissimo Mago immerse il braccio fino alla spalla nella tepida e profonda acqua, e sotto le radici dell’albero meraviglioso toccò il largo dorso di Pau Amma il Granchio. E Pau Amma si acquattò all’urto, e il mare si sollevò, come si solleva l’acqua in un catino quando vi si immerge la mano.
– Ah! – disse il vecchissimo Mago. – Ora io so chi giocava col mare; e gridò: – Che fai, Pau Amma?
E Pau Amma rispose dal profondo:
– Una volta il giorno e una volta la notte, esco a cercarmi il cibo. Una volta il giorno e una volta la notte, io ritorno. Lasciami in pace.
Allora il vecchissimo Mago disse:
– Ascolta, Pau Amma. Quando esci dalla tana, le acque del mare si versano nel Pusat Tasek, e tutte le rive di tutte le isole son lasciate scoperte e i piccoli pesci muoiono, e Raja Moyang Kaban, il re degli Elefanti, s’infanga le gambe. Quando ritorni e te ne stai nel Pusat Tasek, le acque del mare si sollevano, e le piccole isole sono a metà sommerse, e la casa dell’uomo è inondata, e a Raja Abdullah, il re dei Coccodrilli, si empie la bocca di sale.
Allora Pau Amma rise nel profondo e disse:
– Non sapevo d’esser così importante. D’ora innanzi uscirò sette volte al giorno, e le acque non staranno mai ferme.
E il vecchissimo Mago disse:
– Io non posso lasciarti giocare il gioco ch’eri destinato a giocare, Pau Amma, perchè mi sfuggisti nel primo principio; ma se non hai paura, vieni su e discuteremo.
– Io non ho paura – disse Pau Amma, e si levò sul sommo del mare, nel chiaror della luna. Non v’era nessuno al mondo maggiore di Pau Amma, perchè era il Granchio re, il re di tutti i Granchi. Un lato del suo guscio toccava la spiaggia di Sarawak; l’altro toccava la spiaggia di Pahang; ed egli era più alto del fumo di tre vulcani. Siccome s’arrampicò per i rami dell’albero meraviglioso, staccò uno dei grandi frutti binati – le magiche noci a doppio guscio che ridanno la gioventù; – e la donna-figliuola, che lo vide spenzolarsi lungo la piroga, lo trasse dentro, e cominciò a cavargli i dolci occhi con le sue piccole cesoie d’oro.
– Ora, – disse il Mago, – fa un incantesimo, Pau Amma, per dimostrare che sei veramente importante.
Pau Amma girò gli occhi e agitò le gambe, ma non potè muovere il muso, perchè sebbene fosse un Granchio re, non era niente più di un Granchio, e il vecchissimo Mago rise.
– Tu non sei così importante, dopo tutto, Pau Amma, – egli disse. – Ora lascia che tenti io; e fece un incantesimo con la sinistra; precisamente col mignolo della sinistra, ed ecco fatto: a Pau Amma cadde dal dorso il guscio verde nericcio, come quello d’una noce di cocco, e Pau Amma rimase tutto molle, molle come i piccoli Granchi che qualche volta voi acchiappate sulla spiaggia.
– Veramente tu sei molto ignorante – disse il vecchissimo Mago. – Debbo dire all’uomo di tagliarti col suo kris? Debbo mandare a chiamare Raja Moyang Kaban, il re degli Elefanti, per farti trafiggere con le sue zanne? Chiamerò Raja Abdullah, il re dei Coccodrilli, che ti faccia a brani?
E Pau Amma disse
– Mi vergogno! Ridammi il guscio e che io ritorni al Pusat Tasek. Uscirò solo una volta al giorno e una volta la notte a cercarmi il cibo.
E il vecchissimo Mago disse:
– No, Pau Amma, io non ti restituirò il guscio, perchè diventeresti più grande, più orgoglioso e più forte, e forse dimenticheresti la tua promessa, e giocheresti col mare ancora una volta. Allora Pau Amma disse:
– Che farò? Sono così grosso che non posso nascondermi che nel Pusat Taseck. Se andassi altrove molle come sono ora, sarei mangiato dai pescecani. E se io vado nel Pusat Tasek, così molle come sono divenuto, sebbene ritirato al sicuro, io non potrò uscire e procacciarmi il cibo, e morirò.
E così dicendo agitò le gambe, gemendo.
– Ascolta, Pau Amma – disse il vecchissimo Mago. – Io non posso farti giocare il gioco che dovevi giocare, perchè tu mi scappasti nel primo principio, ma se tu vorrai potrò fare di ogni pietra e d’ogni buco, e d’ogni ciuffo d’erba in tutti i mari un Pusat Tasek sicuro per te e tutti i tuoi figli per sempre.
Allora Pau Amma disse:
– Bene, ma non voglio ancora. Guarda!… Ecco l’uomo che ti parlò nel primo principio. Se egli non avesse attirato la tua attenzione, io non mi sarei stancato d’aspettarti e non sarei scappato, e tutto questo non sarebbe accaduto. Che farà egli per me?
E l’uomo disse:
– Se tu vorrai io farò un incantesimo, in modo che così l’acqua profonda, come la terra arida saranno una casa per te e per i tuoi figli; e ti potrai nascondere tanto sulla terra quanto nel mare.
E Pau Amma disse:
– Io non voglio ancora. Guarda! Ecco la fanciulla che mi vide scappare nel primo principio. Se essa avesse parlato allora, il vecchissimo Mago mi avrebbe richiamato, e tutto questo non sarebbe accaduto. Che farà essa per me?
E la fanciulla disse:
– Questa è la noce di cocco che sto mangiando. Se tu vorrai, farò un incantesimo, e ti darò questo paio di forbici, molto taglienti e forti, così che tu e i tuoi figli potrete mangiare delle noci come questa durante il giorno quando verrete dal mare alla terra; o ti potrai scavare un Pusat Tasek da te solo con queste cesoie che ti apparterranno, quando non vi sarà pietra o buco vicino; e quando la terra sarà troppo dura, con l’aiuto di queste stesse cesoie ti potrai arrampicare sugli alberi.
E Pau Amma disse: – Io non voglio ancora, perchè così molle come sono, cotesti regali non mi gioverebbero. Ridammi il guscio, o vecchissimo Mago, e poi giocherò il tuo gioco.
E il vecchissimo Mago disse:
– Te lo restituirò, Pau Amma, per undici mesi dell’anno, ma il dodicesimo mese diventerai molle di nuovo, per rammentare a te e ai tuoi figli che io posso fare gl’incantesimi, e tenerti umile, Pau Amma; giacchè veggo che se tu puoi stare sulla terra e nel mare, diverrai troppo superbo; e se ti arrampicherai sugli alberi e schiaccerai noci e scaverai buchi con le tue cesoie, diverrai troppo ingordo, Pau Amma.
Allora Pau Amma pensò un poco e disse:
– Ho deciso. Prenderò tutti i doni.
Allora il vecchissimo Mago fece un incantesimo con la mano destra, con tutte le cinque dita della mano destra, e immediatamente Pau Amma diventò più piccolo e più piccolo e più piccolo, finchè alla fine egli fu soltanto un minuscolo granchio verde che nuotava nell’acqua lungo il canotto, gridando con esile voce: “Datemi le cesoie”.
E la donna-figliuola, raccogliendolo nella palma della piccola mano, lo depose sul fondo della piroga e gli diede le cesoie, ed egli le agitò nelle sue piccole braccia, e le aprì e le chiuse, e le fece scattare e disse:
– Io posso mangiar noci; io posso schiacciare gusci; io posso scavare buchi; io posso arrampicarmi sugli alberi; io posso respirare nell’aria asciutta, ed io posso trovare un Pusat Tasek sicuro sotto ogni pietra. Io non sapevo d’essere così importante. Kun? (Va bene?)
– Payah kun, – disse il vecchissimo Mago, e rise, e gli diede la sua benedizione, e il piccolo Pau Amma saltò dall’orlo della piroga nell’acqua; ed era così sottile da potersi nascondere sotto l’ombra d’una foglia in terra o d’un guscio morto in fondo al mare.
– Sei contento così? – disse il vecchissimo Mago.
– Sì, – disse l’uomo – ma ora dobbiamo ritornare a Perak. È duro remare fin là. Se avessimo aspettato che Pau Amma fosse uscito dal Pusat Tasek e ritornato a casa, l’acqua ci avrebbe portati da sè.
– Tu sei pigro, – disse il vecchissimo Mago, – così i tuoi figli saranno pigri. E saranno i più pigri abitanti del mondo. Essi si chiameranno i Malesi, la gente pigra. E levò il dito alla luna e disse:
– O pescatore, ecco un uomo troppo pigro per remare fino a casa. Tira la piroga con la tua lenza, o pescatore!
– No, – disse l’uomo. – Se io devo rimaner pigro per tutta la vita, fa che il mare lavori per me due volte al giorno in perpetuo. Mi risparmierà di remare.
E il vecchissimo Mago rise e disse:
– Payah kun (Va bene).
E il sorcio della luna cessò dal rodere la lenza, e il pescatore abbassò la lenza finchè raggiunse l’acqua, e tirò con essa tutto il profondo mare, fino oltre l’isola di Bintang, fin oltre Singapore, oltre Malacca, oltre Selangor, finchè la piroga arrivò di nuovo alla foce del fiume Perak.
– Kun? – disse il pescatore della luna.
– Payah kun, – disse il vecchissimo Mago. – Bada ora a tirare il mare due volte il giorno e due volte la notte per sempre; così che i pescatori non abbiano bisogno di remare. Ma bada a non tirar troppo forte o io farò un incantesimo per te, come per Pau Amma.
Allora essi andarono sul fiume Perak e andarono a letto.
Ora, attenzione!
Da quel giorno a oggi, la luna ha sempre tirato il mare su e giù, e ha fatto ciò che noi chiamiamo la marea. Qualche volta il pescatore del mare tira un po’ troppo forte, e allora abbiamo l’alta marea; e qualche volta tira più piano, e allora abbiamo ciò che si chiama la bassa marea; ma quasi sempre sta attento a non tirar troppo forte per paura del vecchissimo Mago.
E Pau Amma? Voi potete vedere, quando andate al mare, come tutti i piccoli di Pau Amma facciano da sè i piccoli Pusat Tasek sotto ogni pietra e ogni ciuffo di erba sulla sabbia; voi potete vederli agitare le loro piccole cesoie; e in alcune parti del mondo essi veramente vivono sulla terra secca e corrono sulle palme e mangiano noci di cocco, esattamente come la donna-figliuola promise. Ma una volta all’anno tutti i Pau Amma debbono cavarsi la corazza ed esser molli… per ricordarsi di ciò che il vecchissimo Mago può fare. E così non è bello uccidere o andare a caccia dei piccoli Pau Amma, soltanto perchè il vecchio Pau Amma si comportò male in tempi remotissimi. E ai piccoli di Pau Amma non piace d’essere strappati dai loro piccoli Pusat Tasek e portati via nei panierini. E vi sta bene, se v’afferrano con le loro cesoie.
Fine.
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TITOLO: Il Granchio che giocava col mare
AUTORE: Rudyard Kipling
TRADUTTORE: Silvio Spaventa-Filippi
ILLUSTRAZIONI: Ugo Finozzi
DIRITTI D'AUTORE: no
LICENZA: questo testo è distribuito con la licenza specificata al seguente indirizzo Internet:
https://www.liberliber.it/online/opere/libri/licenze/
TRATTO DA: Il libro delle bestie / di Rudyard Kipling ; tradotto da S. Spaventa-Filippi ; illustrazioni di Ugo Finozzi. - Firenze [etc.] : Bemporad & figlio, [19..] – 165 p., [12] c. di tav. : ill. ; 25 cm.
SOGGETTO: FIC029000 FICTION / BrevRacconti (autori singoli)