Nell’ambito del fecondo filone del pensiero pedagogico di matrice cristiana, all’interno del quale alcuni seppero abbandonare l’idea gerarchico-autoritaria che generalmente esprime, Maria Boschetti Alberti si è ritagliata, tramite la sua indiscutibile dedizione ed entusiasmo, un ruolo significativo. In questo volumetto che raccoglie due scritti, troviamo nel primo, sotto forma di relazione al pedagogista ginevrino Alphonse Ferrière, il resoconto dell’esperienza della scuola serena di Agno; nel secondo, Libertà educativa, sono invece espressi alcuni caposaldi del pensiero pedagogico che l’autrice aveva fatto suo in sintonia con altri illustri pedagogisti; tra questi senza dubbio il Pestalozzi, il quale, a quasi un secolo di distanza dalla sua morte, influenzava fortemente ogni tipo di idea pedagogica innovativa, e non solo in ambito strettamente scolastico; basti pensare a quanto fosse influenzata dal Pestalozzi, per esempio, Louise Alcott nel suo Piccoli uomini.

Le idee di libertà, democrazia e autodeterminazione che i pensatori progressisti del XVIII e XIX secolo avevano propugnato, entrarono prepotentemente in campo pedagogico nella prima metà del novecento. Il principio basilare consisteva, in estrema sintesi, nell’interessare il fanciullo al mondo che lo circonda facendo leva sulla sua curiosità e i suoi desideri istintivi, introducendo il concetto dell’autodeterminazione in base al quale si poteva educare e istruire il bambino e il ragazzo senza ricorrere alla coercizione e sostituendo la libertà all’autorità. Ovviamente i risultati di questo metodo, sviluppatosi con miriadi di sfaccettature, non sono certo mai stati né lineari né privi di ostacoli e insuccessi. Pur se non sempre con piena coscienza, Maria Alberti mette a punto una distinzione e un passaggio, che io credo fondamentale, tra autorità coercitiva e autorità anonima.

Per cercare di spiegare meglio, l’autorità coercitiva si esercita apertamente ed esplicitamente da parte di chi possiede l’autorità su chi gli è soggetto. L’autorità anonima tende a celare l’uso della forza mimetizzando l’uso dell’autorità e sostenendo che ogni cosa viene fatta con il consenso dell’individuo. Sembrerebbe perfettamente funzionale, l’autorità anonima, alle necessità organizzative della società industriale così come si andava sviluppando nel XX secolo, ed efficace quindi soprattutto come manipolazione psichica. Con la disgregazione attuale delle grandi concentrazioni di lavoratori in imprese organizzate gerarchicamente in burocrazie che dovevano funzionare in ogni dettaglio, senza intralci, va riprendendo quota l’idea di pedagogia direttamente autoritaria, anche se il processo, fortunatamente, non pare potersi svolgere in maniera così lineare.

In quest’ottica contraddittoria va visto anche l’interessamento e l’apprezzamento per l’esperienza della scuola serena di Agno da parte di Giuseppe Lombardo Radice. Non può non destare perplessità, infatti, almeno in considerazione del fatto che lo stesso era consigliere pedagogico di Giovanni Gentile i cui interventi sulla scuola furono considerati “la più fascista delle riforme”. Gentile crea infatti una struttura militarmente gerarchica dell’apparato scolastico e nel suo delirio nazionalista reprime dialetti e e lingue di minoranza. Di fronte al disprezzo evidente per la democrazia insita nel fascismo, Maria Alberti si trova invece nella democratica Svizzera, ma le sue esperienze di studio in Italia rendono angusti i confini campanilisti imposti dalla comunità ticinese.

Lei stessa scrive: “cominciai a sognare una scuola più naturale, più razionale, più materna, più pratica, più adatta ai bisogni psichici del maestro e dell’alunno…”. Ecco quindi nascere una scuola, come l’ho sopra definita – rifacendomi per altro ad eccellenti studi di Erich Fromm –, ad “autorità anonima” più funzionale alle esigenze della consolidantesi società industriale. Gli elementi positivi e realmente innovativi in ogni caso non mancano certo nel pensiero e nell’opera di Maria Alberti e vanno delineando, come già detto, il filone pedagogico cristiano che si dipana dal Pestalozzi fino alle esperienze molto più recenti di Don Milani e della sua scuola di Barbiana. In questo senso va certamente visto come positivo e progressista il sentimento che la anima di dignità della persona umana, della sua libertà costitutiva e delle sue destinazioni; con il proposito di concorrere a quella riunificazione organica delle idee e delle finalizzazioni che, mutuate dal cristianesimo, disperse e confuse, presumono di contrapporsi talora persino ad esso che ne era stato invece il motore primo.

S’intende che tra autorità coercitiva e autorità anonima si può individuare la via per affrontare alla radice il problema sperimentando la vacuità del bisogno di ricorrere o alla paura o alla manipolazione psichica con la quale si maschera l’autorità stessa. In questo senso val la pena ricordare l’esperienza della scuola di Summerhill e di Alexander Neill, che con molta onestà non ha mai nascosto, oltre agli innegabili risultati, le delusioni i fallimenti e le contraddizioni che si sono manifestati nel corso della sua lunga esperienza. Come anche Maria Alberti, Neill sottolinea sempre con decisione che la pratica di libertà risulta efficace solo tenendo sempre presente il confine fra libertà stessa e licenza. Senza questo limite la libertà incondizionata scivola nuovamente verso arbitrio, prevaricazione, egoismo.

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Dall’incipit del primo scritto Che cos’è la scuola serena:

La scuola di Agno non è, nella mia idea, sul tipo delle altre scuole nuove.
La Montesca, la Rinnovata, il giardino di Portomaggiore sono oasi di pace tanto per il pensiero di noi maestri quanto per i ragazzi che hanno la fortuna di frequentarle: sono soavi visioni.
Ma nei nostri paesi tali scuole sarebbero impossibili. Il Ticino nostro è troppo piccolo, troppo ristretto, troppo chiuso: per una scuola pubblica, impossibile trovare delle autorità che concedano una incondizionata libertà d’azione: per una scuola privata, impossibile trovare un numero di alunni sufficiente ad alimentarla.
Considerando dunque quelle scuole nuove altamente benefiche e per noi maestri e per i loro alunni, non possiamo pensare di riportarne il tipo qui. Da noi può solo esistere un genere di scuole nuove: la scuola serena.
Rendere serena la scuola comune a questi figli di contadini e di operai, poveri ragazzi in generale, che sanno già le privazioni e le durezze della vita; svegliare l’interesse del ragazzo per lo studio, addestrandolo a cogliere l’applicazione viva di ogni nozione che viene man mano imparando (anche della più arida), e facendogli così sentire che tutto ciò che la scuola insegna è importante per la vita; far passare alcune ore del giorno in un ambiente di calma a questi poveri ragazzi che vivono fra persone affaticate e stanche in un ambiente nervoso; far conoscere il bello, inebriare del bello questi poveri tipi che hanno tanto di lurido e di squallido intorno a loro; far respirare in un ambiente di educazione e di finezza queste povere anime che già conoscono parecchie, troppe brutture della vita e che di educazione e di finezza non hanno alcuna idea. Questo, Direttore, è lo scopo al quale tende la scuola serena.

Scarica gratis: La scuola serena di Agno di Maria Boschetti Alberti.