Il teatro nel periodo crispino e giolittiano, prima della grande guerra, è ancora strumento principe per la costruzione dell’immaginario borghese, occupando in maniera esclusiva il rito mondano del divertimento serale che diveniva anche necessariamente filtro ideologico. In questo quadro l’opera teatrale Romanticismo, dramma in quattro atti che fu rappresentato la prima volta a Torino al teatro Alfieri il 10 dicembre 1901 e pubblicato nel 1903 a Milano, è certamente la più popolare e nota dell’autore e fu molto rappresentata ed applaudita per la facile e tranquillizzante retorica patriottica e per l’azione di sostegno nei confronti dei valori morali che vengono in essa esaltati.
Rovetta seppe costruire e consolidare la sua credibilità di autore teatrale con questo dramma al punto che i successivi insuccessi, di opere certamente meno riuscite come Re Burlone o Moliére e sua moglie, vennero attenuati e attutiti dalla critica; il fallimento delle prime rappresentazioni sarebbe stato “temporaneo”, arrivando al punto di criticare il pubblico più che l’autore: “Dimostrazioni di affetto e di rispetto nei confronti di Gerolamo Rovetta sarebbero state opportune, sono mancate: mi dispiace, non per lui ma per il pubblico” (Domenico Oliva, «Il giornale d’Italia», 20 maggio 1909).
La vicenda è temporalmente collocata nel 1854 e si sviluppa, nel primo atto, a Como, nel retrobottega di una farmacia e successivamente nella villa Lamberta, nei pressi di Milano. L’intreccio è sicuramente debole perché ciò che vuole essere portato in primo piano è costantemente il sentimento patriottico e l’amore per l’Italia che sta combattendo per la propria indipendenza. La madre del conte Vitaliano Lamberti, contessa Teresa, è amica del conte di Rienz, austriaco; questo fatto offusca, agli occhi dei patrioti italiani, il forte senso nazionalista di Vitaliano. In parte per gli stessi motivi si crea un abisso di incomprensione con la giovane moglie Anna, da Vitaliano teneramente amata senza che lui riesca a darne reale dimostrazione.
La svolta si ha nel momento in cui giunge la notizia che il figlio del farmacista Ansperti è condannato a morte per il tradimento di un compagno. Vitaliano, che era riuscito ad affiliarsi alla Giovane Italia, ne prende il posto nell’organizzazione e contemporaneamente riesce a stabilire un ponte di comunicazione con la moglie, la quale, nel frattempo ricredutasi su di lui, non attendeva altro. Superato il muro della diffidenza dei patrioti e della moglie, resta da compiere l’atto eroico. L’occasione giunge per la sfida a duello dello scapestrato nipote Giacomo D’Arfo a un ufficiale austriaco a causa di una ballerina. Lo zio persuade Giacomo a imprimere un’impronta patriottica alla vicenda. Ma il polacco Cezky, segretario di Vitaliano, innamorato di Anna e illuso che il suo amore sia ricambiato, una volta vistosi respinto denuncia Vitaliano alla polizia austriaca. Il pentimento lo assalirà presto spingendolo al suicidio. Il conte di Rienz, per l’affetto che nutre verso Teresa, vorrebbe organizzare la fuga di Vitaliano, che però si fa sostituire da Giacomo, ferito nel duello con l’ufficiale austriaco, e attende serenamente l’arresto accanto ad Anna.
L’opera è certamente fedele espressione dello spirito patriottico che animò il tempo risorgimentale, senza rinunciare al tardonaturalismo in versione crepuscolare che caratterizza tanta parte dell’opera di Rovetta. Ancora nei giorni precedenti all’entrata in guerra dell’Italia, quando D’Annunzio usava anche i teatri durante le rappresentazioni per la sua propaganda interventista, Romanticismo era leva per la sollecitazione dello spirito patriottico e dell’odio per l’Austria. Il 22 maggio 1915 era di scena al Costanzi e alla fine del primo e del terzo atto il pubblico richiese a gran voce l’esecuzione degli inni nazionali e Guido Podrecca pronunciò un discorso.
Questa edizione elettronica si basa sull’edizione del 1922, con interessante prefazione di Isidoro Del Lungo. Igino Robbiani, con libretto di Arturo Rossato, nel 1932 trae da Romanticismo un’opera lirica in tre atti.
Il cinema ha ripreso più volte quest’opera teatrale, partendo nel 1913 con Mario Caserini, specialista di tematiche risorgimentali e capace di dare un’impronta spettacolare a un cinema ancora nella sua infanzia. Nel 1915 furono Eleuterio Ridolfi – con l’interpretazione di Tullio Carminati – e Arrigo Frusta a portare sullo schermo l’opera di Rovetta. Nel 1949 fu Clemente Fracassi a curare la regia della trasposizione cinematografica di Romanticismo; ma i tempi erano cambiati e l’interpretazione di Amedeo Nazari volge al melodramma strappalacrime mentre la trama patriottico risorgimentale passa in sottofondo.
Sinossi a cura di Paolo Alberti
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Dall’incipit del libro:
ATTO PRIMO.
La scena rappresenta la retrobottega della farmacia Ansperti. Dai vetri delle finestre, che hanno le tendine bianche, ma sono aperte, e dagli usci si vedrà l’interno della farmacia e la porta che dalla farmacia mette sulla strada. La retrobottega è arredata come un modesto salottino borghese: un grande braciere con intorno alcune seggiole: una tavola grande, che serve da pranzo e da giuoco. – È la fine di novembre. – Sono le sette pomeridiane. La farmacia è illuminata con una lucerna ad olio: nella retrobottega una lucerna ad olio sulla tavola ed una candela di sego sulla credenza. Sulla tavola ad un’estremità, sul vecchio tappeto, è steso un tovagliolo con l’occorrente del pranzo per una sola persona.
SCENA PRIMA.
Il signor FAUSTINO e la signora GIUDITTA. Il Signor Faustino, seduto a tavola, cena. La signora Giuditta, vestita assai modestamente, senza nessun ornamento, con un fazzoletto nero al collo, curva dinanzi al grande braciere, fissa la brace immobile, assorta, con la mente lontano. È pallida: ha l’aspetto sofferente.
Scarica gratis: Romanticismo di Gerolamo Rovetta.