Le tre filatrici
Traduzione dalle fiabe dei fratelli Grimm
di
Antonio Gramsci
tempo di lettura: 5 minuti
C’era una fanciulla pigra, che non voleva filare; la madre poteva dirle tutto ciò che voleva, non riusciva ad ottenere nulla. Infine la madre una volta perdette la pazienza, andò in collera e la bastonò, e la figlia si mise a singhiozzare rumorosamente.
Per caso proprio allora, la regina passava di là. Fece fermare la carrozza, entrò in casa e domandò alla madre perché avesse bastonato sua figlia, tanto che le sue strida si sentivano fin dalla strada. La madre si vergognò di far sapere che sua figlia era un’infingarda e perciò disse: «Non la posso staccare dal fuso, vuole sempre, eternamente filare ed io sono povera e non posso procurarle il lino». La regina rispose: «Per me non c’è miglior piacere che ascoltare il ronzio del fuso e sentir filare; affidatemi vostra figlia, verrà con me nel castello; ho tanto lino che essa potrà filare finché ne avrà voglia».
La madre ne fu tutta contenta, e la regina condusse via con sé la ragazza. Arrivate al castello, la regina si recò con la ragazza al piano superiore che dal pavimento al soffitto era pieno di bellissimo lino.
«Filami questo lino – le disse, – e appena avrai finito, sposerai il mio figlio maggiore; è vero che sei povera, ma io non ci bado; la tua laboriosità assidua è una dote sufficiente».
La fanciulla si spaventò dentro di sé poiché non avrebbe potuto filare quel lino neanche se fosse vissuta trecento anni e ogni giorno stesse seduta dalla mattina alla sera. Appena sola, si mise a piangere e per tre giorni non toccò neanche il lino. Al terzo giorno venne la regina e avendo visto che ancora nulla era stato filato si meravigliò. La ragazza si scusò dicendo che per il grande dolore provato per essersi allontanata dalla casa di sua madre non aveva potuto ancora incominciare. La regina la consolò, ma nell’andare via le disse: «Domani, però, devi cominciare a lavorare».
Appena sola la ragazza non sapeva più cosa pensare e cosa fare e piena di tristezza si avvicinò alla finestra. Vide avanzarsi tre donne delle quali la prima aveva un piede piatto molto largo, la seconda aveva il labbro inferiore così grosso che pendeva fino al mento, e la terza aveva il pollice largo e schiacciato.
Esse si fermarono dinanzi alla finestra, guardarono in su e domandarono alla fanciulla che cosa avesse. Ella si lagnò delle sue difficoltà; allora le tre donne le offrirono il loro aiuto e le dissero:
«Se tu ci inviterai alle tue nozze, non avrai vergogna di noi e ci chiamerai tue zie, facendoci sedere alla tua mensa, noi ti fileremo il lino e in brevissimo tempo».
«Molto volentieri – rispose, – venite dentro e incominciate a lavorare». Fece entrare le tre strane donne e nella prima camera fece un vuoto dove esse si collocarono e cominciarono a filare. Una traeva il filo e calcando il piede faceva girare la ruota, l’altra bagnava il filo con la saliva, la terza lo torceva e lo batteva col dito sul tavolo e batteva così spesso che presto una quantità di filo era caduto per terra ed era filato con molta finezza.
Quando veniva la regina le tre filatrici si nascondevano e la ragazza le mostrava ogni volta la gran quantità di filo, tanto che essa non finiva di lodarla.
Quando la prima camera fu vuota si passò alla seconda e poi alla terza e anche questa rapidamente fu sgombrata. Allora le tre donne si congedarono e dissero alla ragazza: «Non dimenticare la tua promessa, sarà la tua felicità!».
Quando la fanciulla mostrò alla regina le camere vuote e la montagna di filo, questa fece preparare le nozze. Il fidanzato era tutto contento perché avrebbe avuto una moglie così laboriosa e così valente e le fece molti complimenti.
«Ho tre zie – disse la ragazza, – e poiché esse mi hanno fatto molti favori, mi dispiacerebbe dimenticarle nella felicità; permettetemi dunque che le inviti alle nozze e che esse si siedano alla mensa con noi».
La regina e il fidanzato dissero: «Perché non dovremmo permetterlo?».
Quando si fece la festa le tre donzelle arrivarono vestite bizzarramente, e la sposa disse: «Siate le benvenute, care zie».
«Ah! – esclamò lo sposo, – che strane amicizie tu hai!». Quindi si avvicinò a quella che aveva il piede largo e piatto e domandò: «Per quale ragione avete un piede così largo?». «Per calcare la ruota del filatoio – rispose, – per il gran calcare!». Lo sposo andò dalla seconda e domandò: «Perché avete il labbro così pendente?». «Per il gran leccare – rispose, – per il gran leccare». Domandò alla terza: «Perché avete il pollice così schiacciato e largo?». «Per il gran torcere il filo – rispose, – per il gran torcere il filo».
Il figlio del re inorridì e disse: «La mia bella sposa non deve mai più toccare un filatoio».
Così la cattiva filatrice di lino non ebbe più dispiaceri.
Fine.
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QUESTO E-BOOK:
TITOLO: Le tre filatrici
AUTORE: Antonio Gramsci
CURATORI: Fubini, Elsa e Paulesu, Mimma
DIRITTI D'AUTORE: no
LICENZA: questo testo è distribuito con la licenza specificata al seguente indirizzo Internet:
https://www.liberliber.it/online/opere/libri/licenze/
TRATTO DA: Favole di liberta / Antonio Gramsci ; a cura di Elsa Fubini e Mimma Paulesu ; introduzione di Carlo Muscetta. - Firenze : Vallecchi, 1980. - XXXIII, 164 p. ; 22 cm.
SOGGETTO:
JUV038000 FICTION PER RAGAZZI / Brevi Racconti
JUV012030 FICTION PER RAGAZZI / Fiabe e Folclore / Generale