In quest’articolo del 1881 Bertrando Spaventa risponde a un articolo di Bonghi sull’interpretazione di un brano della Repubblica di Platone sull’immortalità dell’anima.

Spaventa espone l’interpretazione più comune (le anime sono di ugual numero), quella di Bonghi (l’anima è una quantità costante) e quella di Teichmüller (le anime hanno la medesima idea).

Spaventa nota che nell’interpretazione comune ogni singola anima è immortale, in quella di Teichmüller solo l’idea dell’anima è immortale e non le anime singole, mentre l’interpretazione di Bonghi, non precisando se ci sono più anime, non dice se ci sono singole anime immortali.

Sinossi a cura di Michele De Russi

Dall’incipit dell’articolo:

La difficoltà sta nell’interpretare le parole: ἐλάττους, πλείους e πλέον, e nell’accordare le diverse interpretazioni.
Teichmüller non le interpreta in senso quantitativo; e le dichiara figurative, mitiche, etc.
Se s’intendono in senso quantitativo — come pare che si deva fare — si ha due casi: o s’intende quantità discontinua, o continua.
Bonghi fa la seguente osservazione, che è come la norma filologica dell’interpretazione:
1.° Interpretazione naturale:
in italiano: meno e più (ἐλάττους, e πλείους) = diminuire e crescere di numero (diminuzione e aumento di quantità discontinua); più (πλέον) = diventare più grosso, più intenso (aumento di quantità continua).
in greco questa interpretazione è anche più ovvia.
2.° Interpretazione un po’ sforzata:
in italiano: più (πλέον) = aumento di quantità discontinua (duplicazione, triplicazione, etc.):
e anche nel greco.
Ma in italiano è assai più difficile interpretare il meno e il più (ἐλάττους e πλείους) come diminuzione e aumento di quantità continua (di sostanza e d’intensità). In greco poi questa interpretazione pare poco men che impossibile, almeno grammaticalmente.

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