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Il volume, pubblicato in prima edizione nel 1948, comprende due racconti: Tutti i miei peccati e Uno che si salva.
Nel primo, con una lettera indirizzata al suo confessore, una donna racconta le proprie disavventure iniziate da ragazzina con il trasferimento della famiglia a Roma dalla provincia abruzzese. Le difficoltà con la scuola, una relazione con un giovane ufficiale dalla quale segue una maternità a soli 16 anni, creano una situazione di sofferenza alla quale il padre della ragazza pone rimedio a suo modo, obbligando al matrimonio il giovane ufficiale il quale però fugge subito dopo. Presumendo la morte di lui durante la guerra, la giovane si risposa con un ricco imprenditore ma l’ufficiale ricompare e riprendono turbamenti e ricatti.
Nel secondo racconto Siro, un giovane maestro proveniente da famiglia benestante ma caduta in rovina, si reca a Roma per dare un esame universitario, ma viene trattenuto da varie vicissitudini e dal suo spirito incerto e oscillante tra speranze illusorie e depressioni profonde. La vicenda si sposta quindi in una modesta pensione gestita da una donna con due figlie e popolata da bizzarri pensionanti. Siro passa da sterili tentativi di studio ad avventure e ammiccamenti con le due ragazze, e finisce col perdere i soldi in una bisca clandestina. Forse la salvezza viene dalla mano tesa di una studentessa-lavoratrice conosciuta all’università.
Come in altre opere dello scrittore, assistiamo in questi racconti a una descrizione del faticoso raggiungimento di un’interiorità come antidoto alla noia per le convenzioni borghesi che annullano il senso della vita; in definitiva è la strada che in letteratura era stata segnata ormai da quasi vent’anni da Bernari e Moravia. Ma la forza di Jovine è di aver saputo coniugare questa impronta “neorealista” con la capacità di astrarsi dal giudizio e dall’emozionalità che è tecnica tipica del verismo, capacità che con questi due racconti, tra le ultime cose da lui scritte, raggiunge forse il suo apice.
Sinossi a cura di Paolo Alberti
Dall’incipit del primo racconto Tutti i miei peccati:
Reverendissimo Padre,
Ero passata ieri a Santa Maria sopra Minerva. Erano le cinque; c’erano forse dieci persone ad attendere il loro turno; dopo mezz’ora, soltanto due donne erano riuscite a confessarsi. Mi sono accorta che avrei dovuto attendere troppo a lungo.
Sono rientrata a casa dopo esser passata da alcuni amici dove la mia figliola era stata invitata a ballare. Dolores a quest’ora dorme; è rientrata stanca e malinconica dal suo pomeriggio; mio marito è a Milano da una settimana. Io sono sola e non riuscirei certamente a dormire se non le scrivessi quello che avrei dovuto dirle al confessionale. Sarei dovuta tornare da lei oggi; ma, riflettendo, penso che ho piú bisogno del suo consiglio che della sua assoluzione di sacerdote. Non interpreti male la mia affermazione. Aspiro veramente alla pace della coscienza, vorrei veramente avere il perdono di Dio, ma capisco che non è possibile ottenerlo fino a quando le condizioni attuali della mia esistenza non potranno modificarsi.
Scarica gratis: Tutti i miei peccati di Francesco Jovine.