Questa commedia fu scritta nel 1894 e pubblicata nel 1898 nelle “Commedie sgradevoli” ma i divieti imposti dalla censura ne impedirono per anni la rappresentazione, che avvenne la prima volta in un teatro privato il 5 gennaio 1902. Come di solito per le sue commedie, Shaw la fa precedere da una lunga e polemica introduzione, che purtroppo manca in molte edizioni italiane e anche in questo e-book.

Il fine di Shaw in questo testo è di focalizzare l’attenzione del pubblico sul fatto che la prostituzione non è conseguenza di una presunta corruzione morale delle donne e neppure delle tendenze libidinose degli uomini, ma delle insopportabili condizioni di indigenza nelle quali molte giovani si trovano a vivere, non superabili da “oneste” professioni.

Kitty e Vivie, madre e figlia, hanno caratteri simili ma in alcuni aspetti diametralmente opposti. Kitty Warren è nata e cresciuta nello squallore della miseria e si è trovata a dover scegliere tra una vita di stenti o, sfruttando la propria avvenenza e intraprendenza, una vita economicamente agiata ma basata sulla prostituzione prima e sullo sfruttamento della stessa in seguito. La seconda strada l’ha portata alla ricchezza, essendo divenuta tenutaria di numerose case d’appuntamento sparse in molte città importanti di mezza Europa.

Vivie, grazie ai mezzi della madre, è stata invece allevata come una vera signora, fino a laurearsi a Cambridge, rimanendo però all’oscuro sull’origine delle risorse finanziarie della madre. Tornata a casa cerca di saperne di più e, superata la sorpresa inizialmente amara, ne comprende e accetta le giustificazioni sociali; si comporta da ragazza moderna ed emancipata e comprende che le scelte della madre derivano da una società che la obbligava a lavorare, giovanissima, quattordici ore al giorno in un bar per una paga miserevole.

George Croft, amico e socio d’affari di Kitty Warren, fa a Vivie una proposta di matrimonio e, venendo respinto, rivela alla ragazza che l’attività della madre continua con altissimi rendimenti. Vivie decide quindi di troncare i rapporti con la madre e di vivere del proprio lavoro. E rinuncia anche al flirt giovanile con Frank, figlio del reverendo Samuel, affettuoso e frivolo e senza soldi e mestiere. I motivi di Vivie sono ben diversi da quelli di un banale moralista e filisteo e sono condensati in questa battuta del suo dialogo con la madre:

«Sì, meglio vale scegliere la propria via e poi seguirla. Se fossi stata al vostro posto, madre, avrei forse fatto come voi; ma non avrei vissuto in un modo e pensato in un altro. Siete, in fondo, una donna convenzionale. Ecco perchè ora vi dico addio.»

Shaw si rivela ancora una volta abilissimo a tenere avvinto il pubblico con lo “scandalizzarlo” e con abili colpi di scena che invertono i ruoli; nel finale Vivie appare forte e adulta e lo sconforto di Kitty è invece fatuo e puerile.

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Dall’incipit del libro:

Un pomeriggio estivo nel giardino di una villetta sul declivio orientale di una collina un po’ più al sud di Huselmere nel Surrey. Guardando in su per la collina si vede la casina all’angolo sinistro del giardino, con il tetto di paglia, un portico, ed una grande finestra a losanghe a sinistra del portico. Più indietro è stata costruita un’ala che fa angolo col muro a destra. Dall’estremità di quest’ala parte una palizzata che recinge interamente il giardino, salvo il punto ov’è il cancello a destra. Oltre la palizzata fino all’orizzonte si stendono in salita terreni a pascolo. Sotto il portico, appoggiati alla panca, ci sono alcuni pliants; sotto la finestra, appoggiata al muro, c’è una bicicletta da signora. Un po’ a destra del portico un’amaca è sospesa a due pali. Un grande ombrellone di canne, infisso a terra, protegge dal sole l’amaca, nella quale è stesa una signorina in atto di leggere e prendere appunti. Ha la testa dalla parte della casina ed i piedi verso la cancellata. Accanto all’asta dell’ombrellone, a portata di mano v’è una sedia da cucina che regge un mucchio di volumi dall’aspetto grave, ed un pacco di carta da scrivere. Un signore che traversa i campi s’avanza di dietro la casina. È un uomo sulla quarantina; ha l’aspetto di un artista; è vestito accuratamente, ma senza ricercatezza; porta i baffi senza barba; ha il fare vivace e disinvolto e modi molto gentili e premurosi. Ha i capelli lisci e neri, e comincia ad incanutire. Le sopracciglia sono bianche, i baffi neri. Sembra incerto sulla via da percorrere. Guarda al di sopra della palizzata, e vede la signorina.

Scarica gratis: La professione della signora Warren di George Bernard Shaw.