Grazie ai volontari del Progetto Griffo è online (disponibile per il download gratuito) l’ePub: La metà del mondo vista da un’automobile di Luigi Barzini.

Nel 1907 il giornale francese Le Matin organizza la gara automobilistica Pechino-Parigi. Dall’Italia s’iscrive il principe Scipione Borghese. Il Corriere della Sera ottiene un accordo con l’unico partecipante italiano, il quale acconsente che Luigi Barzini si unisca all’equipaggio.

Gli articoli di Barzini sono pubblicati sul Corriere della Sera e sull’inglese Daily Telegraph. L’Itala guidata da Borghese attraversa regioni e popolazioni in Siberia ed in Russia che non hanno mai visto un’automobile prima di allora. Barzini scrive sotto le condizioni atmosferiche più disparate ed invia i pezzi quando trova una stazione telegrafica. L’arrivo a Parigi è un trionfo.

Dopo la vittoria, Barzini entra nel gotha del giornalismo internazionale. Mario Borsa, a Londra come corrispondente del «Secolo» lesse tutte le mattine i dispacci di Barzini sul «Telegraph»: «erano dispacci freschi, snelli, lucidi, che trasportavano il lettore in una volata attraverso mezzo mondo, dandogli ogni mattina emozioni e paesaggi sempre nuovi».

Le fotografie scattate da Barzini durante il viaggio riempiono un intero numero de «La Lettura», il settimanale culturale del Corriere. Poi saranno raccolte in volume, accompagnate dai testi degli articoli. Il libro, La metà del mondo vista da un automobile. Da Pechino a Parigi in sessanta giorni, pubblicato nel 1908 contemporaneamente in undici lingue, renderà Barzini famoso in tutto il mondo.

L’editore, Ulrico Hoepli lo definirà un «raid editoriale» oltre che automobilistico. Dato il grande successo riscosso dall’edizione in inglese, Albertini manda Barzini negli Stati Uniti, dove trascorre quasi tutto il 1908 come corrispondente estero.

Note biografiche tratte e riassunte da Wikipedia
https://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_Barzini_(1874-1947)

La metà del mondo vista da un’automobile

Dall’incipit del libro:

Il 18 Marzo 1907, a mezzogiorno (data per me memorabile), ero allo scrittoio, completamente immerso nello studio dell’organizzazione ferroviaria nord-americana. In quel tempo mi dedicavo con passione ai problemi della strada ferrata, ne scrivevo e ne parlavo, pascevo il mio spirito di regolamenti e di orari nazionali ed esteri. All’improvviso una lunga scampanellata del telefono, posato proprio sul mio tavolo da lavoro, mi strappò violentemente dalle reti ferroviarie degli Stati Uniti.
— Pronto! Con chi parlo?
— Buongiorno – riconobbi subito la voce di Luigi Albertini, Direttore del Corriere della Sera, – Ho assoluto bisogno di parlarle; venga da me.
— Subito?
— All’istante.
— Corro.
— Grazie.

Mi precipito fuori di casa, salto nella prima vettura libera che incontro, e durante il tragitto passo in rapida rivista gli avvenimenti delle ultime ventiquattr’ore per indovinare la ragione d’una così urgente chiamata.
Il giornale aveva bisogno del suo “inviato speciale”? Era scoppiata qualche guerra? No: persino il Venezuela da sette giorni godeva una perfetta tranquillità. Una rivoluzione? Neppure; faceva troppo freddo; le rivoluzioni s’iniziano con la buona stagione; sbocciano coi fiori; non è che alla fine di Aprile che le redazioni ricevono quel primo segno d’un periodico risveglio della Libertà fra i popoli, rappresentato dal noto telegramma: “Una banda bulgara (o greca) ha massacrato gli abitanti di un villaggio greco (o bulgaro) ecc.” Qualche disastro impreveduto, allora? I disastri non hanno stagione….
Avevo torto, trascinato dall’ardore professionale, a fare delle previsioni catastrofiche. Non era successo proprio nulla di grave, sopra nessun emisfero. Quando entrai, saturo di legittima curiosità, nell’ufficio che rappresenta il cervello del nostro giornale, trovai il Direttore perfettamente tranquillo e sereno. Mi porse un numero del Matin, mi additò nella prima pagina, sotto ad un titolo enorme, alcune parole, e mi chiese:
— Che ne pensa?
Guardai, e lessi questo sorprendente invito:
C’è qualcuno che accetti di andare, nell’estate prossima, da Pechino a Parigi in automobile? …

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