“Se non che discendendo il corso dei secoli e tuffandosi nella modernità, un’altra maniera di critica s’impose alla mente versatile del Graf. Le grandi figure, le maggiori tendenze dello spirito moderno lo sedussero, e tornò in lui il desiderio della critica introspettiva, psicologica ed estetica, di cui è insigne documento il volume, derivato da lezioni, Foscolo, Manzoni, Leopardi, ove sono le pagine di maggior perfezione e penetrazione che l’autore nostro abbia scritte.”

“Quivi si leggono intorno all’estetica e all’arte di Giacomo Leopardi, scrittore ammiratissimo dal Graf, indagini di rara finezza; quivi, forse per la prima volta, son lumeggiati convenientemente alcuni aspetti romantici dell’arte del Foscolo; quivi trovi con sagacia somma studiate alcune fra le più tipiche creature manzoniane ed è affrontato il quesito arduo e delicato del romanticismo nel Manzoni.”

Sinossi tratta dall’Annuario della Reale Università di Torino 1913 / 1914.
Commemorazione di Arturo Graf,
letta da Rodolfo Renier.

Dall’incipit del libro:

Molto fu scritto intorno alle Ultime lettere di Jacopo Ortis, e da molti, che con varii intendimenti, con criterii di giudizio o dissimili solo o a dirittura contrarii, con disposizione d’animo quando avversa e quando benevola, ne indagarono la origine e la storia, ne scrutarono la intenzione e lo spirito, ne notarono le qualità buone e cattive. Ne scrisse a più riprese il Foscolo stesso, il quale pochissimo amico del criticismo in teoria, da lui, come da altri, giudicato un vero e pessimo flagello delle lettere, fu più volte, in pratica, forzato a fare il critico di sè stesso, e ad esporre pubblicamente le ragioni e i propositi dell’arte sua; e se è provato oramai ch’egli affermò circa il suo romanzo assai cose non vere, è fuor di dubbio altresì che dell’indole de’ personaggi, del procedimento dell’azione, della moralità della favola recò alcuni giudizii che per aggiustatezza ed acume non furono sorpassati da chi ne prese a ragionar dopo lui. Su taluno de’ suoi giudizii tuttavia ci sarebbe molto a ridire, e più ci sarebbe a ridire su certi giudizii di critici posteriori, anche sommi. Io non intendo già di riprendere e gli uni e gli altri ordinatamente in esame, e confrontarli e discuterli, chè sarebbe lavoro lungo, minuto e fastidioso; ma avendo riletto di questi giorni il romanzo, e ancora molte altre cose foscoliane, e il Werther per giunta, ho pensato di gittar sulla carta alcune considerazioni suggeritemi da quella lettura, dalle quali può darsi che o l’uno o l’altro di quei giudizii riceva o correzione o compimento.

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