Un viaggio nell’alta Savoia, in Francia e in Inghilterra, con rientro attraverso le Fiandre e dalla Svizzera, compiuto fra l’aprile e l’autunno del 1783 da uno scienziato ex gesuita divenuto scomodo alla gerarchia ecclesiastica.

In una serie di lettere nelle quali il viaggiare viene inteso come contemplazione di luoghi e soprattutto di costumi, l’autore tratteggia con singolare efficacia la mentalità, lo spirito e le abitudini caratteriali e comportamentali degli abitanti delle città visitate, ma soprattutto dei parigini e dei londinesi (e, per riflesso, dei francesi e degli inglesi), attraverso un succedersi di impressioni che, nel loro genere, restano tra le più felici nella letteratura odeporica del tempo.

Ma il viaggio consente anche di svolgere interessanti esperimenti scientifici “in itinere”, di riflettere sulla natura e sui destini dell’uomo, di soffermarsi sulle consuetudini del bel mondo salottiero dei paesi ospitanti, e di concertare progetti di progresso sociale secondo le più concrete tendenze del Settecento riformatore.

Sinossi a cura di Giovanni Mennella

Dall’incipit del libro:

Come siete impaziente nella vostra amicizia! Ho appena abbandonata Strada nuova; mi sono appena congedato da voi al Gravellone, dove ho avuto il piacere d’incontrarvi; portate forse ancora i segni de’ caldi baci, che vi ho stampati sulla fronte, e sulle guancie nel lasciarvi; e già mi domandate mille nuove; e già m’inseguite con una salva d’interrogazioni su ciò, che ho visto, e che non ho veduto mai.
Che carattere hanno, voi dite, i Piemontesi? Qual è il loro gusto nelle scienze, nelle arti, nelle mode? Quale il loro commercio, la loro Giurisprudenza? Amano essi i forastieri, o no? Si divertono nelle pubbliche assemblee, oppure si annojano come tra noi?…. Con quale giubilo sarebbero accolte queste vostre questioni da taluno de’ miei amici viaggiatori! Con quale enfasi, e con quanta profusione avrebbe cercato di soddisfarvi! Tosto ch’egli ebbe posto piede fuori delle patrie mura, si credè in obbligo d’istruirci su le cose ancor più minute; ci parlava col grave tono degli Anson, e dei Banchs, e confrontava con sistema i diversi climi di uno stesso Zenith. Ma io penso un po’ diversamente: non sono Cosmopolita; non voglio sbalordire il mondo; non voglio essere Legislatore, nè Riformatore, nè Declamatore, nè Moralista. Non iscriverò nemmeno la Storia del mio viaggio; amo d’istruirmi, di esaminare, di conoscere gli oggetti migliori, che mi si presentano tra via; ma amo ancora di divertirmi. Per me bastar possono poche annotazioni; e per un’opera di lunga lena conviene prestarsi a fatiche enormi, e lavorare da giornaliere.

Scarica gratis: Lettere scritte da più parti d’Europa a diversi amici e signori suoi nel 1783 di Francesco Luini.