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(voce di SopraPensiero)
Giovani donne: chi illuminata dalla fede, chi disgustata dalla mondanità frivola del suo ambiente, chi tormentata da angosce insolubili… Donne infelici, sole col loro tormento.
Di queste novelle scrive Marcus De Rubris (in «La donna», 5 aprile 1910): «l’A. più che altro dimostra di sapere scrivere. Manca più tosto di originalità inventiva, e non à ancora sufficiente perizia nello svolgere la novella. Non manca però qualche spunto di buono intuito psicologico, che può dare un certo affidamento per quanto in sèguito quell’autrice avesse da pubblicare». In effetti il filo della novella è spesso tenuto soltanto dal vibrare di una sensibilità esaltata, morbosa, che finisce per distruggere chi se ne è lasciata dominare.
Sinossi a cura di Catia Righi
Dall’incipit del libro:
Nazarena guardò e un fremito d’entusiasmo le corse per le vene. Non mai opera d’arte aveva fatto vibrare l’anima sua così; non mai le si erano affacciati sì rigogliosi di vita e tumultuanti i pensieri come dinanzi a quel monumento, vigorosa sintesi di tutta la storia dell’umanità.
Poderoso, nel grigio fosco della pietra, si ergeva l’Arco d’Augusto; al di sotto, nero, sullo sfondo chiaro, lucido del cielo al tramonto, il Crocefisso spiccava. Narrava l’Arco il cruento trionfo, l’apogeo della gloria, il rapido declinare dell’impero, lo sfacelo ultimo; lanciava il Cristo, dall’alto della Croce redimita di luce, il grido d’amore per cui crollarono le tirannidi, sorsero liberi i popoli, fiorì la pace, s’iniziò un’era novella.
Nazarena ascoltava. Come scritte nel sangue, fiammeggiavano ai suoi occhi le epigrafi ai lati dell’Arco; a sinistra, nell’ombra d’una nicchia scavata nella parete interna, una Madonna parlava di fede e d’amore.
Intorno, era una quiete profonda: Aosta e la valle si assopivano già nelle ombre della sera; ma sul pendio dei monti i casolari e le ville biancheggiavano ancora tra il verde, le vette si allietavano nel sole e la Dora in fondo cantava al silenzio la sua perenne, selvaggia canzone.
In quell’istante Nazarena visse i secoli. Tutto il passato le turbinò nella mente e il dramma sanguinoso della conquista si congiunse, si fuse al dramma pietoso del sacrificio d’amore, i due trionfi sfolgorarono nel medesimo istante ai suoi occhi, le due vittorie disparate, le due civiltà cozzanti, i due nomi per sì diversa gloria immortali, insieme accoppiati, esaltarono l’anima sua, l’inebriarono di grandezza e di gloria.
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